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venerdì 15 giugno 2012

Podda venduta a Granarolo.



E’ del 27 maggio la notizia che Granarolo abbia concluso un accordo con la Podda di Cagliari, marchio molto conosciuto nel settore caseario, soprattutto per quanto riguarda la produzione di pecorino sardo. Dalle notizie ancora frammentarie veniamo a sapere che l’accordo sia stato stipulato dal direttore generale di Granarolo, Giampietro Corbari, e da Ferruccio e Alessandro Podda, padre e figlio, proprietari della seconda realtà lattiero-casearia sarda dopo quella di Arborea. In base a tale accordo la Granarolo acquisirà il 65% della Casearia Podda. Al marchio cagliaritano spetterà il conferimento alla rete commerciale e la produzione, mente il colosso bolognese metterà in comune logistica e distribuzione per l'isola, incluse le attività relative alla controllata Latticini Italia. 
 L’obiettivo dell’accordo è quello di conquistare una fetta di mercato sardo che vale 250 milioni di euro, grazie a un oltre milione e mezzo di consumatori a cui devono aggiungersi diversi milioni di consumatori che si riversano sulla nostra isola nei mesi estivi.

Alcuni, che ancora accusano i postumi della sbronza nazional sciovinista del centocinquantennio italiano, già gridano alla ripresa economica. Noi che invece non ce la siamo bevuta, e ragioniamo in maniera fredda e scientifica, abbiamo un altro modo di leggere questa notizia.
Cosa fanno i nostri consiglieri regionali “italiani di Sardegna” del partito unico SEL-PD-PDL-IDV? Sempre attenti all’italianità dei prodotti contro i cinesi, sonnecchiano bellamente mentre gli italiani si portano via importanti aziende sarde nel silenzio generale.
Ma del resto anche sugli industriali “sardi” c’è parecchio da dire, dato che anche loro utilizzano il marchio sardo solo se gli fa comodo. I Pinna – che dovrebbero proteggere il marchio pecorino visto che controllano il Consorzio del pecorino – fanno concorrenza al pecorino stesso producendolo in Romania con latte in polvere. La birra Ichnusa è ormai della Heineken come anche il liquore di mirto è ormai un prodotto sardo gestito da Milano.

Ripetiamo. Cosa fa la politica davanti a tutto questo? Mentre le nostre tavole sono invase di carne, frutta e verdura non sarde e i centri commerciali stranieri e "sardi" distruggono la nostra economia, i battaglieri politici della regione sbadigliano beatamente.
Mentre un colosso italiano ci porta via uno dei prodotti d’eccellenza della nostra economia come il marchio Podda, in Regione scelgono la strategia del non intromettersi nel “libero mercato”, salvo poi andare in giro a dire che “è colpa nostra che ci siamo fatti fregare!” come ancora si sente dire per la Costa Smeralda o per la Tirrenia!
A Manca pro s’Indipendentzia più realisticamente conclude che i politici dei partiti italiani che siedono in Regione non dormono affatto, bensì lavorano attivamente a distruggere l’economia sarda per sostituirla con quella italiana e multinazionale, come le segreterie di Roma comandano loro in base agli accordi presi a Bruxelles o alle direttive del FMI, evitando accuratamente di sostenere in ogni modo possibile le aziende sarde.
Ad ogni passo e ogni giorno di più è evidente che i politici dei partiti italiani sono politicamente organici e servi obbedienti del colonialismo italiano.

Prima li cacciamo via meglio sarà per tutti.

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