E’
del 27 maggio la notizia che Granarolo abbia concluso un accordo con la
Podda di Cagliari, marchio molto conosciuto nel settore caseario,
soprattutto per quanto riguarda la produzione di pecorino sardo. Dalle
notizie ancora frammentarie veniamo a sapere che l’accordo sia stato
stipulato dal direttore generale di Granarolo, Giampietro Corbari, e da
Ferruccio e Alessandro Podda, padre e figlio, proprietari della seconda
realtà lattiero-casearia sarda dopo quella di Arborea. In base a tale
accordo la Granarolo acquisirà il 65% della Casearia Podda. Al marchio
cagliaritano spetterà il conferimento alla rete commerciale e la
produzione, mente il colosso bolognese metterà in comune logistica e
distribuzione per l'isola, incluse le attività relative alla controllata
Latticini Italia.
L’obiettivo
dell’accordo è quello di conquistare una fetta di mercato sardo che
vale 250 milioni di euro, grazie a un oltre milione e mezzo di
consumatori a cui devono aggiungersi diversi milioni di consumatori che
si riversano sulla nostra isola nei mesi estivi.
Alcuni,
che ancora accusano i postumi della sbronza nazional sciovinista del
centocinquantennio italiano, già gridano alla ripresa economica. Noi che
invece non ce la siamo bevuta, e ragioniamo in maniera fredda e
scientifica, abbiamo un altro modo di leggere questa notizia.
Cosa
fanno i nostri consiglieri regionali “italiani di Sardegna” del partito
unico SEL-PD-PDL-IDV? Sempre attenti all’italianità dei prodotti contro
i cinesi, sonnecchiano bellamente mentre gli italiani si portano via
importanti aziende sarde nel silenzio generale.
Ma
del resto anche sugli industriali “sardi” c’è parecchio da dire, dato
che anche loro utilizzano il marchio sardo solo se gli fa comodo. I
Pinna – che dovrebbero proteggere il marchio pecorino visto che
controllano il Consorzio del pecorino – fanno concorrenza al pecorino
stesso producendolo in Romania con latte in polvere. La birra Ichnusa è
ormai della Heineken come anche il liquore di mirto è ormai un prodotto
sardo gestito da Milano.
Ripetiamo.
Cosa fa la politica davanti a tutto questo? Mentre le nostre tavole
sono invase di carne, frutta e verdura non sarde e i centri commerciali
stranieri e "sardi" distruggono la nostra economia, i battaglieri
politici della regione sbadigliano beatamente.
Mentre
un colosso italiano ci porta via uno dei prodotti d’eccellenza della
nostra economia come il marchio Podda, in Regione scelgono la strategia
del non intromettersi nel “libero mercato”, salvo poi andare in giro a
dire che “è colpa nostra che ci siamo fatti fregare!” come ancora si
sente dire per la Costa Smeralda o per la Tirrenia!
A
Manca pro s’Indipendentzia più realisticamente conclude che i politici
dei partiti italiani che siedono in Regione non dormono affatto, bensì
lavorano attivamente a distruggere l’economia sarda per sostituirla con
quella italiana e multinazionale, come le segreterie di Roma comandano
loro in base agli accordi presi a Bruxelles o alle direttive del FMI,
evitando accuratamente di sostenere in ogni modo possibile le aziende
sarde.
Ad
ogni passo e ogni giorno di più è evidente che i politici dei partiti
italiani sono politicamente organici e servi obbedienti del colonialismo
italiano.
Prima li cacciamo via meglio sarà per tutti.
Nessun commento:
Posta un commento