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sabato 28 aprile 2012

LA MADDALENA: G8, la Cricca alla sbarra a Perugia

ERANO DELLA REGIONE SARDEGNA QUASI LA META' DEI SOLDI PUBBLICI INVESTITI NEL VORTICOSO GIRO DI CONTI ALLA MADDALENA: 280 MILIONI
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La doppia B (Bertolaso-Balducci) per gli inquirenti indica i cervelli delle operazioni tese a far lievitare i costi degli appalti, a cominciare dalla Maddalena. Ma c’è una grande A, l’iniziale di Anemone, che secondo gli investigatori avvicendatisi nelle indagini in questi anni proiettata un’ombra su tutti i versanti della complessa vicenda di corruzione. Il costruttore romano compirà 41 anni a luglio. Sarebbe stato lui il principale beneficiario degli intrallazzi nell’arcipelago e nel Lazio. Deve rispondere di aver agito in combutta con dirigenti pubblici e alti rappresentanti dei vertici ministeriali o dello Stato, secondo pm e gup pronti a sacrificare gli interessi collettivi per ottenere tornaconti personali.

PERUGIA Via in Umbria al processo dell’anno per corruzione. Gli ultimi rebus sulle incompiute e sugli appalti gonfiati per il G8 alla Maddalena troveranno presto soluzione. Da oggi a Perugia la Cricca è alla sbarra. Diciotto gli imputati: tutti eccellenti, e intoccabili sino a qualche anno fa, coinvolti nel filone principale dell'inchiesta sui Grandi eventi. A febbraio 2010 le manette scattarono per cinque di loro, ora nessuno è più in cella. Secondo la Procura di Perugia, Bertolaso e presunti complici in affari avrebbero agevolato imprenditori amici, in special modo Diego Anemone, anche lui rinviato a giudizio. Tutto in cambio di denaro, prestazioni sessuali, favori, prebende e regali. Con un danno gravissimo per la comunità dell’arcipelago sardo. Ma il sistema gelatinoso non riguarda soltanto i lavori alla Maddalena.

Nonostante gli accusati si proclamino innocenti, o addirittura estranei, il Gup Claudia Matteini si è convinta della loro responsabilità in parecchie faccende dai lati oscuri. Da qui le incriminazioni, che vanno dalla corruzione all’associazione per delinquere (non contestata, quest’ultima, all’ex capo della Protezione civile). Sono storie di traffici sospetti nell’esecuzione di lavori pubblici. Legate anche ai Campionati mondiali di nuoto (Roma 2009), allo stadio centrale del tennis al Foro italico, al Museo dello sport italiano a Tor Vergata, alle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità. E, ancora, alla caserma Zignani dei servizi segreti, sempre nella capitale, per ristrutturazioni che si erano rese necessarie nel 2004. Tra le carte spunta persino la prostituzione. Alcune «professioniste» sarebbero infatti state reclutate da Anemone per offrire serate hard a Bertolaso, al provveditore delle opere pubbliche De Santis e al suo collega Della Giovampaola. Secondo l'accusa, in cambio dei vantaggi ricevuti dagli imprenditori, Bertolaso avrebbe ottenuto la disponibilità di un appartamento a Roma e quella di una massaggiatrice nel complesso sportivo del costruttore, il Salaria Village. Spicciolo più spicciolo meno, le imprese facenti capo ad Anemone avrebbero realizzato illecitamente utili per complessivi 75 milioni. Finora un solo indiziato è stato prosciolto nello scorso settembre, al termine della fase preliminare di lunghe indagini contrassegnate da pedinamenti, intercettazioni e messa a punto di una valanga di documenti a corredo delle prove: è l’ex vicepresidente dell'istituto per il credito sportivo ed ex senatore del Pd Alberto Covello. Non è detto che la prima udienza di stamane, davanti al tribunale di Perugia, superi la raffica di eccezioni e richieste di rinvio che molti legali si preparano a presentare. Se il processo non slitterà e sarà comunque avviato sul piano formale, potranno costituirsi parte civile i danneggiati. Il Gup ha individuato tra le istituzioni lese la presidenza del Consiglio e il ministero delle Infrastrutture, le stesse autorità che avrebbero dovuto vigilare sul sistema gelatinoso attribuito alla Cricca della Ferratella.

Ma il Comune della Maddalena ha già annunciato che intende a sua volta chiedere un risarcimento attraverso l’assistenza degli avvocati Tito Milella e Gian Comita Ragnedda. E non si esclude che faccia un passo verso questa direzione la stessa Regione Sardegna. Erano infatti suoi quasi la metà dei soldi pubblici investiti nel vorticoso giro di conti alla Maddalena: 280 dei 410 milioni spesi in tutto per le Grandi opere dal 2008 in Italia.
(Pier Giorgio Pinna e Antioco Fois)

Da La Nuova Sardegna del 23 aprile 2012


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