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giovedì 26 luglio 2012

SONO 18 ANNI CHE SINISTRA E DESTRA ITALIANA ...

...GOVERNANO INSIEME, OVVIAMENTE SOTTOBANCO PER NON FARSI BECCARE DAI RISPETTIVI ELETTORI.


Travaglio strapazza Enrico Letta: “Lavora gratis per Berlusconi” – L’articolo integrale

Grande editoriale di Marco Travaglio oggi sul Il Fatto Quotidiano in edicola. E’ dedicato all’ultima sparata di Enrico Letta, vicesegretario Pd che ieri al Corriere della Sera ha detto: “Meglio votare Pdl che disperdere i voti verso Grillo”. Ecco l’articolo:
Letta a due piazze
Dopo anni di relazione clandestina, Enrico Letta ha trovato il coraggio per un liberatorio coming out sul Corriere: “Preferisco che i voti vadano al Pdl piuttosto che disperdersi verso Grillo”. Finalmente, era ora: B. è meglio di Grillo perché Grillo propone di “non ripagare i debiti, uscire dall’euro e non dare cittadinanza ai bambini nati da immigrati in Italia”. E pazienza se Grillo, diversamente da B., non ha mai proposto di uscire dall’euro e di non ripagare i debiti: quanto allo “ius soli”, il centrosinistra è talmente favorevole che ha governato 8 anni su 18 e non ha mai fatto la legge. Ieri molti elettori del Pd sono insorti sul web come dinanzi a chissà quale gaffe o novità. Beata ingenuità. Sono 18 anni che sinistra e destra governano insieme, ovviamente sottobanco per non farsi beccare dai rispettivi elettori. Perciò Grillo e Di Pietro li terrorizzano: non fan parte del giro, non inciuciano, non sono trattabili né ricattabili né controllabili, insomma hanno il guinzaglio lungo.
Infatti il Letta minor sogna “un’alleanza guidata da Bersani con ai lati Casini e Vendola” e non esclude nemmeno la “grande coalizione” col Pdl anche se ora “non è l’opzione principale”. Una cosa è certa: “Non vorrei che si tornasse alla logica dell’antiberlusconismo e delle ammucchiate contro il Cavaliere”. Ecco, bravo. Le ammucchiate contro il Cavaliere no. Invece quelle col Cavaliere sì: infatti oggi il Pd è in maggioranza con B., per giunta in posizione gregaria. Ma chi si scandalizza non s’è accorto che la Grande Coalizione esiste almeno dal 1994, quando – rivelò Violante alla Camera – “abbiamo garantito all’on. Berlusconi e all’on. Letta (Gianni, ndr) che non avremmo toccato le tv”. Due anni dopo nacquela Bicamerale, che ufficialmente fallì nel ’98, in realtà non ha mai chiuso i battenti. Al di là del teatrino destra-sinistra per gabbare gli elettori, non c’è legge vergogna pro B. su tv e giustizia che Ds, Margherita e poi Pd non abbiano avallato o confermato o addirittura proposto e votato. Resta da capire se l’han fatto gratis o a pagamento. Nel 2006 Enrico Letta, vicepremier del secondo governo Prodi, si diede subito da fare: Gentiloni, ministro delle Comunicazioni, gli scrisse di cambiare le regole d’ingaggio all’Avvocatura dello Stato affinché smettesse di difendere la legge Gasparri alla Corte di Lussemburgo contro le giuste richieste di Europa7, come aveva fatto col governo Mediaset. Naturalmente Lettino lasciò tutto com’era e l’Avvocatura seguitò a difenderela Gasparri e Mediaset. Del resto lui aveva appena confessato di invidiare al Pdl “gente in gamba” come “zio Gianni e Tremonti”: non potendoli ingaggiare, pensò bene di imitarli. Così tornarono al potere. Nel 2009 B. aveva il solito problema: disfarsi dei suoi processi col “legittimo impedimento”. Scendiletta diede subito il via libera sul Pompiere: “Il Pd non opporrà obiezioni al ricorso al legittimo impedimento: consideriamo legittimo che, come ogni imputato, Berlusconi si difenda nel processo e dal processo”. All’espressione “come ogni imputato” c’è chi rischiò l’ipossia da risate. Altri sospettarono che si facesse scrivere i testi da zio Gianni. Ma era un’infame calunnia: zio Gianni è intelligente. Enrico invece è talmente astuto che ora è allarmato dal ritorno di B. perché “blocca la trasformazione del Pdl”. Quale? Ma naturalmente quella avviata dallo statista Alfano, “interlocutore affidabile e credibile” che stava trasformando il Pdl “da movimento carismatico a moderno partito conservatore europeo”, mentre ora “tornerà a essere il partito di Arcore”. Invece Angelino Jolie, com’è noto, con B. non parlava neppure, anzi manco lo conosceva. Altre risate da soffocare. Il fatto è che Scendiletta dice ciò che pensano quasi tutti i papaveri Pd, adusi a mercanteggiare con B. su tutto, anche sulla Costituzione. Con la differenza che gli altri sono più furbi e si limitano a farlo. Lui lo dice pure. Il che fa temere l’ipotesi più agghiacciante: che lui, per B., lavori gratis.

Marco Travaglio – Il Fatto  Quotidiano 14 luglio 2012

TESTO ORIGINALE

TEULADA & OVIDIO MARRAS: Irs e il Movimento Pastori Sardi non hanno sempre collaborato insieme ?

pubblicata da SARDEGNA UNITA E INDIPENDENTE il giorno sabato 14 luglio 2012 alle ore 21.51                                                                                
                                                                        

  OGGI SUL SITO DI IRS LEGGO ...Sono trascorsi diversi mesi da quando, nel nostro sito, abbiamo preso posizione nella vicenda che ha riguardato il pastore Ovidio Marras, che da solo, ha resistito contro agli speculatori che vorrebbero costruire alberghi e ville per vacanze nel litorale di Teulada. Ovidio è proprietario di un piccolo pezzo di terra con una casetta dove ha sempre vissuto tranquillo fino a quando non sono arrivati i nuovi costruttori. Ma lui non è andato via, neanche quando loro hanno cercato di comprarselo, con tanti soldi e promesse.

Nel suo paese (ma anche in tutta la Sardegna) c’era gente che avrebbe voluto quei soldi. C’era altra gente che avrebbe voluto mandare via di casa il vecchio pastore perché, loro dicono, sta bloccando lo “sviluppo” del paese.

Ma Ovidio da lì non se ne va..
E dice: “Non lo faccio solo per me, questo posto non è il mio, è di tutti”. Un gran bel esempio di ciò che s’intende per “bene comune”.
Egli l’ha capito ben prima di altre persone che, nel nome dello sviluppo, stanno cercando di prendersi gli ultimi spazi di bellezza che miracolosamente in Sardegna sono rimasti fino a oggi. E dopo che passerà il cemento cosa ci resterà?
E’ una domanda che vogliamo fare ai politici che ora stanno in Regione. In particolare alla Giunta.
iRS ha sempre combattuto per fermare le devastazioni portate alla nostra terra, oggi non possiamo rimanere in silenzio di fronte alla pericolosa proposta del presidente Capellacci che vuole cambiare il Piano Paesistico Regionale, sempre in nome dello “sviluppo”.
Forse sarebbe meglio cambiare questa parola con quella di “benessere collettivo”, che significa che si può stare tutti bene insieme, progredendo in armonia con l’ambiente che ci ospita e di cui siamo parte.

Allora per questo oggi c’è la necessità di ricordare in modo ancora più forte uno dei primi slogans di iRS (utilizzato nella campagna contro le basi militari ):

CUSTA TERRA EST SA NOSTRA
E Ovidiu ci ricorda..
CUSTA TERRA EST DE TOTUS
iRS – indipendèntzia Repùbrica de Sardigna

Ecco il testo originale del 13 luglio 2012
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POI MI RICORDO DI AVER LETTO UN ARTICOLO SULLA NUOVA SARDEGNA ...
Anche i pastori contro Ovidio Marras: pioggia di sì per l'albergo a Malfatano
Sono state consegnate al Prefetto di Cagliari 1.600 firme a favore dell'insediamento turistico a Malfatano. I  cittadini sono convinti che l'albergo rappresenti l'ultima opportunità di sviluppo economico e sociale
TEULADA. Sono state consegnate al Prefetto di Cagliari 1.600 firme a favore dell'insediamento turistico a Malfatano. Il comitato che ha organizzato la sottoscrizione è riuscito a coinvolgere la maggioranza dei cittadini, convinti che l'albergo rappresenti l'ultima opportunità di sviluppo economico e sociale. Esattamente il contrario di ciò che pensa Ovidio Marras, il pastore riuscito nell'impresa di bloccare i lavori.
E contro Ovidio Marras, diventato un eroe nel web, e a favore del complesso a cinque stelle, si è schierato anche il gruppo locale del Movimento Pastori Sardi. «I cittadini hanno risposto con ferma volontà al progetto di sviluppo del resort di Capo Malfatano - si legge nel documento consegnato al Prefetto -, hanno piena consapevolezza, convinzione e fiducia del valore di questa iniziativa economica. L'insediamento sarà capace di esprimere nuova occupazione e di spingere la piccola economia all'interno di un sistema produttivo in grado di contrastare il grave impoverimento demografico».

Aggiunge Alberto Garau, impresario edile: «Il nostro paese negli ultimi 50 anni ha perso la metà della popolazione, è un comune alla deriva, la cui economia si basa su piccole e fragili attività. Non sono in grado di fermare lo spopolamento né di rivitalizzare un tessuto produttivo sempre più lacerato e povero. Qui sta succedendo, ma in modo più accentuato, quanto stanno denunciando negli ultimi mesi decine di piccoli comuni sardi. Noi abbiamo il vantaggio di avere a portata di mano un'occasione irripetibile per voltare pagina. Non vogliamo lasciarcela sfuggire».

La sottoscrizione, al di là di qualsiasi valutazione di tipo economico, «dimostra che il paese vuole l'albergo - dice Andrea Cinus, rappresentante del Movimento dei Pastori Sardi - la quasi totalità dei cittadini è andata oltre le proprie convinzioni politiche. Noi pastori siamo i primi difensori dell'ambiente e giudichiamo questo insediamento turistico in perfetta sintonia con l'esigenza di uno sviluppo eco-compatibile rispettoso della natura e delle attività produttive tradizionali. Questo investimento, superiore ai 150 milioni, offre molte opportunità anche a noi pastori e agricoltori del territorio».

Se a Teulada la costruzione dell'albergo di Malfatano ha sostenitori convinti in tutti gli strati sociali della popolazione e pochissimi oppositori, non altrettanto si può dire per la miriade di gruppi e movimenti che pullulano soprattutto nelle aree ambientaliste. Ci sono loro dietro tutta una serie di ricorsi, denunce, dibattiti e campagne di stampa finalizzate a bloccare le iniziative imprenditoriali nella costa di Teulada.

Il simbolo della protesta in difesa del territorio è diventato proprio il pastore Ovidio Marras, proprietario dello stradello sul quale sono comparse le ruspe della Sitas. Lui la prima battaglia l'ha vinta, è riuscito infatti a fermare il cantiere. Pastore contro pastori: la battaglia sembra essere solo all'inizio.
(di Enrico Cambedda del 11 settembre 2011)

Ecco il testo originale
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Strano, Irs e il Movimento Pastori Sardi non hanno sempre collaborato insieme ?

La Consulta dei Movimenti

SANTINO FOIS: MORTO PER “FATALITA’” COLONIALE.



Santino Fois: morto per "fatalità" colonialeLa mattina del 6 luglio 2012 moriva a Nugoro Santino Fois. Lollovese, 64 anni, Santino non era impegnato in politica, non era appartenente alla nostra organizzazione, tuttavia è sempre stato un grande amico di molti compagni di a Manca e tante volte ha dato una mano all’organizzazione mettendosi a disposizione nella realizzazione delle iniziative. La sua morte, imprevedibile ed inaspettata, ha gettato tutti nello sconforto. Ma l’accaduto diventa, oltreché umanamente triste, anche politicamente inquietante. Santino è morto infatti a seguito di una perquisizione poliziesca nella sua abitazione. Provati dalla perdita del caro amico, ma determinati nel fare luce su una vicenda troppo sbrigativamente archiviata come “fatalità”, una apposita commissione della nostra organizzazione si è messa al lavoro per costruire delle indagini – le uniche finora svolte – che spieghino come sono andate realmente le cose quella maledetta mattina del 6 luglio.
Sin da subito gli elementi emersi dalla testimonianza delle pochissime persone presenti durante i suoi ultimi istanti si sono rivelati assolutamente inquietanti. Mano a mano che le indagini di A Manca vanno avanti – e non sono tuttavia ancora concluse – lo scenario sembra sempre più mostrare una pesante responsabilità delle Forze d’Occupazione Italiane nella morte di Santino.

Andiamo per ordine:
alle 7.30 circa si presentano a casa di Santino, dopo aver suonato a tutti i campanelli del palazzo, cinque poliziotti (due in divisa e tre in borghese) per eseguire una perquisizione alla ricerca di armi. Tra i cinque che operano in casa e gli otto (tra “catturandi” e scientifica) che stanno nel cortile davanti alla palazzina si contano 13 agenti, senza considerare gli altri due che seguivano l’operazione a distanza. Un po’ troppi forse, considerando che si trattava di un uomo di 64 anni, assolutamente non atletico e con una protesi al ginocchio, residente in una palazzina che ha una sola via d’uscita: quella presidiata da ben otto poliziotti. Appare dunque già nella stessa maniera di porsi, considerando il tipo di reato, la persona da perquisire e il dispiegamento di forze, un eccesso di zelo, se così si può dire. Eppure il capo della squadra mobile di Nugoro, Fabrizio Mustaro, in un’intervista alla stampa rilasciata l’indomani definiva questo vero e proprio assedio come «una normale perquisizione prevista dall’art. 41 Tulps. Una consueta attività preventiva alla ricerca di armi».

In casa inizia la perquisizione, con Santino e la moglie visibilmente agitati, e in assenza di un avvocato. La perquisizione va avanti senza alcun esito, e questo fa andare in escandescenze il poliziotto che coordina, il quale inizia ad urlare ai suoi sottoposti di cercare bene perché deve esserci qualcosa. Sostengono infatti di aver ricevuto una lettera anonima in cui vengono avvisati che la casa di Santino sia “piena di armi”. Invece di tranquillizzarsi perché ha davanti un cittadino che non ha commesso alcun reato, il dirigente si infuria e urla, avvisando con tono minaccioso che a breve sarebbero andati a cercare anche in altri luoghi di pertinenza di Santino, quali la cantina e la casa del fratello.
Nel frattempo Santino, certamente anche a causa del forte stress a cui è sottoposto, inizia a sentirsi male. Nella sua vita Santino ha scontato alcuni anni di carcere, accusato per un sequestro di persona che lui non ha mai commesso, e difatti era stato anche risarcito dallo Stato per l’ingiusta detenzione. Sapeva bene, quindi, che esiste la possibilità di essere incarcerati ingiustamente, e questa eventualità lo preoccupava molto, considerando anche le apprensioni che aveva nei confronti della moglie malata. Pur sapendo di non dover avere niente da temere dal punto di vista della consumazione di un reato, la sua agitazione era dunque ben motivata.
Gli agenti trascurano completamente le sue lamentele che dicono chiaramente di accusare un forte dolore nella parte sinistra del petto. Forse pensano che sia uno stratagemma dell’accusato per distrarli, ma la legge non li autorizza a supporre stratagemmi di fronte a chiari segnali di infarto. Difatti mentre Santino, pallido e sudato, continua ad accusare questi sintomi, anziché chiamare immediatamente un’ambulanza per farlo visitare, pensano bene di intimargli di scendere le scale e andare ad aprirgli la cantina.

Va detto, per inciso, che anche il più inesperto sa bene che è fondamentale, per salvare la vita a un infartuato, evitargli assolutamente qualsiasi movimento e fargli prestare immediatamente le cure. I poliziotti, che vengono preparati tramite corsi di preparazione medica a prestare le prime cure a un infartuato. Loro questo non lo sapevano forse. Decidono quindi, rabbiosi per l’esito negativo della perquisizione domiciliare, non solo di non prestare le cure dovute alla persona in pericolo di vita, ma per giunta di obbligarlo a scendere ben quattro rampe di scale!
Cosa sia successo nel tragitto che da casa sua, tramite le scale, porta alla cantina lo sanno solo i poliziotti. Sta di fatto che quando Santino è giunto davanti alla sua cantina si è accasciato al suolo, perdendo conoscenza. Solo a quel punto gli inquirenti hanno chiamato un’ambulanza, che peraltro è arrivata in pochissimi minuti vista la breve distanza dell’ospedale da casa di Santino. Ma a quel punto il tempo utile era ormai passato, e non certo per responsabilità dell’ambulanza. Mentre Santino moriva loro proseguivano ostinatamente la perquisizione nella sua cantina, alla disperata ricerca di armi. Alla fine la perquisizione ha dato esito negativo: nessun’arma è stata trovata.

Le indagini da parte nostra, come detto, proseguono per fare piena luce sulla vicenda. Nonostante la raccolta di tanti elementi, restano ancora tanti lati oscuri. Resta da capire, ad esempio, perché al Pronto Soccorso del San Francesco di Nugoro non conoscessero l’identità di un cadavere arrivato con un’ambulanza chiamata dalla polizia: infatti gli infermieri chiamavano col cellulare di Santino agli ultimi numeri registrati, chiedendo a chi rispondeva se sapesse chi fosse il proprietario di quel telefono, e chiedendo di andare lì per il riconoscimento del cadavere. Resta da capire, ad esempio, perché non sia stata fatta l’autopsia e chi e perché si sia opposto alla sua esecuzione. Chiunque si sia opposto e per qualsiasi motivo, rispettando le opinioni e i sentimenti dei parenti nel caso sia stato per decisione loro, ha a parer nostro commesso un errore. Da un’autopsia potrebbero emergere chiaramente ulteriori responsabilità da parte dei membri delle Forze d’Occupazione, dato che si potrebbe vedere chiaramente che Santino ha effettuato degli sforzi mentre era sotto infarto, dimostrando quindi la pesante responsabilità dei poliziotti nella sua morte.
Da parte nostra, spingeremo affinché la vicenda non venga coperta dall’impunità del silenzio, anche a costo di far chiedere una riesumazione della salma per verificare questi gravi indizi a carico delle Forze d’Occupazione.

Siamo convinti che Santino Fois non sia morto, come qualcuno molto comodamente voleva far credere, per fatalità.
Chiediamo a tutti presenza, sostegno e partecipazione, affinché questa ennesima storia di soprusi non cada – come tante altre, purtroppo – nel silenzio e nell’impunità.

A Manca pro s’Indipendentzia.

DACCI OGGI IL NOSTRO VELENO QUOTIDIANO

Dacci oggi il nostro veleno quotidianoApprendiamo attraverso le televisioni locali, che oggi, 14 luglio 2012, è avvenuto un incidente negli stabilimenti della Portovesme srl. Si tratterebbe di una fuga di anidride solforosa che ha poi formato una grossa nube bianca mettendo così in allarme i cittadini del paese di Portoscuso e tutti gli abitanti delle zone limitrofe. I vigili del fuoco ed i tecnici dell’Arpas sarebbero al lavoro; il sindaco di Portoscuso, Giorgio Alimonda, avrebbe tranquillizzato la popolazione sostenendo di “aver avviato tutte le procedure del caso”. A noi però viene spontaneo chiedere quali sarebbero e che peso avrebbero “le procedure del caso” quando la produzione di veleni è quotidiana e lo stoccaggio illegale di materiali di scarto è la normalità?

Ricordiamo che la Portovesme srl, azienda del gruppo svizzero Glencore che produce piombo e zinco, è stata inquisita per aver stoccato abusivamente diecimila metri cubi di scarti industriali tossico nocivi nelle zone di Settimo San Pietro, Serramanna e nei sottofondi stradali dell' ospedale Businco di Cagliari. Non dimentichiamo inoltre il trasferimento in Sardigna, sempre per conto della Portovesme S.r.l., di camion carichi di materiale radioattivo del tipo Cesio 137 e provenienti dall' Alfa Acciai di Brescia.

A Manca pro s'Indipendentzia coglie oggi l’occasione per ribadire non solo le responsabilità della Portvesme srl ma anche e soprattutto le responsabilità delle amministrazioni locali e dei sindacati che, con la scusa di tutelare una manciata di posti di lavoro, tacciono sui reali danni causati al territorio, alla sua economia ed alla salute di coloro che vi abitano.
Sottolineiamo, inoltre, anche alla luce di questo nuovo gravissimo episodio, definito strumentalmente “incidente”, come queste fabbriche coloniali non possano costituire in nessun modo un modello economico sostenibile ma una reale minaccia sia per la nostra salute che per la costruzione di qualsiasi alternativa economica nazionale sarda.

Direttivo Politico Nazionale
A Manca pro s’Indipendentzia

TESTO ORIGINALE 

QUIRRA: Cappellacci e Cherchi, a Roma per salvaguardare le attività operative e addestrative del poligono

pubblicata da SARDEGNA UNITA E INDIPENDENTE il giorno sabato 14 luglio 2012 alle ore 20.07 ·
 

Come preannunciato, presso il Ministero della Difesa, il Sottosegretario di Stato, Dott. Gianluigi Magri, ha incontrato i rappresentanti del Ministero della Salute e dell’Ambiente, il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, l’On. Ugo Cappellacci, e l’Assessore all’Agricoltura On. Oscar Cherchi.

L’INCONTRO, SVOLTO IN UN CLIMA DI PIENA E RECIPROCA COLLABORAZIONE, ha confermato, tra l’altro, lo stretto legame che unisce da tempo il Ministero della Difesa al territorio sardo.

Durante i colloqui sono state esaminate alcune ipotesi percorribili per la ricerca di un condiviso piano di azione e di interventi tesi a salvaguardare le attività operative ed addestrative presso il Poligono di Salto di Quirra conciliando nel contempo le legittime aspettative della comunità locale in termini di ripristino in tempi brevi dell’attività agropastorale nell’area e di prospettive future.

Tutti hanno convenuto che occorre definire un concreto progetto attuativo di bonifica del territorio che, attraverso adeguati stanziamenti e una coerente pianificazione di interventi pluriennali, porti al risultato auspicato, in coerenza anche con quanto formulato dalla Relazione intermedia sulla situazione dei Poligoni di tiro emanata dalla Commissione d’inchiesta del senato sull’uranio impoverito.

Al termine dell’incontro si è concordato di elaborare un comune percorso progettuale che sarà portato all’attenzione della Presidenza del Consiglio dei Ministri e della comunità locale.
Lo rende noto il Ministero della Difesa italiana

Da A. P. del 12 luglio 2012

Perdita gas da Portovesme srl, allarme per nube bianca



PORTOVESME, 14 LUG - Incidente allo stabilimento della Portovesme Srl, azienda del gruppo Glencore che produce piombo e zinco, per la fuoriuscita da un impianto di anidride solforosa che nell'aria ha formato una grossa nube bianca.

Nessuno e' rimasto ferito, ma la nube ha provocato allarme tra la popolazione mentre i vertici dell'azienda stanno valutando se sospendere temporaneamente la produzione. Al lavoro la squadra speciale dei vigili del fuoco e i tecnici dell'Arpas. La situazione, assicura il sindaco Giorgio Alimonda, e' ora sotto controllo: "Abbiamo avviato tutte le procedure del caso".(ANSA).

L'AGENZIA DELLE ENTRATE HA UN NUOVO ALLEATO NELLA LOTTA ALL'EVASIONE FISCALE, IL SINDACO DI SASSARI, GIANFRANCO GANAU

pubblicata da SARDEGNA UNITA E INDIPENDENTE il giorno sabato 14 luglio 2012 alle ore 1.45 ·



L'Agenzia delle Entrate della Sardegna ha un nuovo alleato nella lotta all'evasione fiscale: con il protocollo d'intesa triennale siglato oggi tra il Direttore Regionale, Gianni De Luca, e il Sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau, il Comune turritano parteciperà attivamente alle attività di accertamento fiscale, e vedrà accreditate nelle sue casse il 100% delle somme riscosse a seguito delle sue segnalazioni.

Il protocollo prevede che il Comune presti particolare attenzione ai casi di economia sommersa nel commercio e nelle professioni, potrà verificare gli interventi di ristrutturazione edilizia, segnalare i casi "sospetti" di compravendita di terreni o di immobili, le residenze fittizie all'estero e le situazioni sintomatiche di fenomeni evasivi, come la disponibilità di servizi e di beni di rilevante valore (case, auto, barche), a fronte di modeste dichiarazioni dei redditi.

Le segnalazioni saranno trasmesse, esclusivamente in modalità web, all'Ufficio Controlli della Direzione Provinciale dell'Agenzia delle Entrate, tramite il sistema telematico "Siatel". Le segnalazioni riguarderanno i fatti e le circostanze che evidenziano comportamenti evasivi o elusivi. Saranno poi i funzionari dell'Agenzia delle Entrate a valutare i casi e a procedere agli eventuali accertamenti.

Grazie al nuovo accordo, al Comune di Sassari sarà riconosciuto, fino al 2014, il 100% delle maggiori somme riscosse, in via provvisoria anche a titolo non definitivo, relative ai tributi statali. Dal suo canto, la Direzione Regionale presterà assistenza, consulenza e formazione per il personale dell'Ente locale che sarà destinato a questa nuova attività.

Da L.Q. it del 12 luglio 2012

NEL MEDIO CAMPIDANO ESISTE UN'ALTA PERCENTUALE DI MALATI DI PARKINSON

Parkinson da pesticidi: riconosciuta in Francia la malattia professionale

Lunedi 7 maggio è entrato in vigore in Francia un decreto che conferisce al morbo di Parkinson lo status di malattia professionale per gli agricoltori e stabilisce esplicitamente un nesso di causalità tra questa patologia e l'uso di pesticidi.
Lo scorso febbraio, la vittoria in tribunale di un agricoltore che aveva intentato una causa contro la Monsanto per averlo avvelenato con i vapori di uno dei suoi erbicidi, Lasso, aveva già creato un precedente. A seguire una manifestazione di agricoltori al Salone dell'Agricoltura, presso lo stand dell’industria dei fitofarmaci, richiedeva il riconoscimento delle malattie professionali legate all'uso dei pesticidi e il ritiro dei prodotti pericolosi.
Il riconoscimento ufficiale rappresenta dunque una vittoria per questa mobilitazione e acquisisce un carattere importante sia a livello simbolico che concreto aprendo la possibilità a sostegni finanziari per l’incapacità di continuare a lavorare. Un percorso cui dar seguito in Italia aggredendo radicalmente le problematiche legate a produzione, uso e residui dell’agrochimica. Un esempio da seguire, dunque, e una strada, quella dei pesticidi, da abbandonare.

TESTO ORIGINALE

La Spending Review cancella il sardo dalle scuole riducendole, aumenta la disoccupazione, attacca politicamente i Sardi


Su comitadu pro sa limba sarda protesta per l'eliminazione, con la "spending review", della lingua sarda come parametro per calcolare gli accorpamenti e l'occupazione nelle scuole della Sardegna.
La legge di stabilizzazione finanziaria 15 luglio 2011, n 111 e sue modificazioni stabiliva che:

" Alle istituzioni scolastiche autonome costitute con un numero di alunni inferiore a 600 unità, ridotto fino a 400 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche, non possono essere assegnati dirigenti scolastici con incarico a tempo indeterminato. Le stesse sono conferite in reggenza a ditigenti scolastici con incarico in altre istituzioni scolastiche autonome.

Le scuole sarde godevano come base di calcolo del numero minimo di 400 alunni invece che 600 come tutte le altre scuole della Repubblica in ragione del fatto di appartenere a una minoranza linguistica tutelata dala Costituzione, dai trattati internazionali quali la Convenzione quadro delle minoranze nazionali e dalla Carta europea delle lingue minoritarie in corso di ratifica nel Parlamento, assieme alle altre lingue riconosciute dalla legge 482 che stabilisce il numero delle minoranze linguistiche nella Repubblica italiana.
Questo diritto civile e costituzionale ci dava la possibilità di ammortizzare  gli accorpamenti e riduzioni scolastiche adattandole alla nostra complessa e peculiare realtà geografica, delle infrastrutture, della distribuzione in una moltitudine di piccole comunità ognuna caratterizzata fortemente da elementi identitari e tutte appartenenti alla Nazione sarda distinta e differente da quella italiana per storia, lingua, cultura e aspirazioni all'autogoverno ed alla massima sovranità compatibile col federalismo europeo.
L'essere cittadini italiani di nazionalità sarda significa però l'esaltazione e valorrizzazione della specificità consistente nell'essere una minoranza linguistica con la propria lingua che sta percorrendo la strada che la porterà al bilinguismo perfetto, interrompendo e rovesciando la colonizzazione linguistica che ha tentato di cancellare la lingua sarda ed assimilarci a forza come una ultima colonia d'oltremare e non il suo contrario.

Invece con la Spending Review  l'articolo 14-spese del personale, comma 16,  corregge la legge di stabilizzazione finanziaria 15 luglio 2011, n.111  precisando che  " per aree geografiche caratterizzate da specificità linguistica si intendono quelle nelle quali siano presenti minoranze di lingua madre straniera."

Su Comitadu pro sa limba sarda denuncia l'atto liberticida del Governo Monti e della sua maggioranza, che in maniera surrettizzia decide la cancellazione della lingua sarda e la sua discriminazione principalmente nei riguardi del francese e del tedesco delle regioni autonome del Nord contrabbandandola come "riduzione delle spese del personale" e penalizzandola con una massiccia riduzione di scuole e di occupazione.

Questa misura "tecnica" ha invece un grande e negativo valore politico che tutti i sardi devono valutare attentamente per prevedere ancora più pesanti attacchi futuri alla Sardegna , alla sua specificità autonomistica e al percorso intrapreso verso un Nuovo statuto di Sovranità e ridisegno del  rapporto politico ed istituzionale della Nazione sarda con l'Europa.

Su comitadu pro sa limba sarda ha già protestato per il tentativo di discriminare la lingua e la minoranza linguistica sarda nel corso della ratifica della Carta europea delle lingue, escludendola dalla parità di trattamento rispetto alle lingue della Val dìAosta e del Trentino-Alto Adige solo per le quali sono garantiti l'efettivo insegnamento nelle scuole, l'uso nei media e nei tribunali e nella vita di ogni giorno.

Sembra non finire mai l'attacco del Governo Monti e della sua maggioranza, sostenuta da quasi tutti i parlamentari "sardi" contro la lingua sarda e l'Autonomia speciale, come parte non di misure dettate dalla crisi economica ma da una volontà politica reazionaria e centralista, tipica del peggior colonialismo sabaudo e fascista per cancellare la pur tardiva e incompleta applicazione della Costituzione e lo Status di minoranza linguistica dei sardi.

In effetti è come se Monti godesse di poteri speciali per restaurarte il centralismo romano e bloccare l'autodeterminazione dei sardi iniziando dalla lingua, pietra d'angolo di ogni moderna e giusta rivendicazine di autodeterminazione politica e di istituzioni parlamentari sovrane per la Nazione sarda compatibili con i prossimi Stati Uniti d'Europa ai quali daglle origini dell'Autonomismo intende partecipare la Sardegna.

Su questi temi, fatte salve le rispettive sensibilità e particolari intendimenti, Su comitadu pro sa limba sarda invita le forze politiche, culturali, economiche sarde, ad iniziare dagli amministratori comunali, e terminando con i Presidenti del Consiglio Regionale e della Giunta, a prendere posizione e contrastare in ogni modo questo inaudito attacco al'Identità ed ai sogni di libertà dei sardi ( ma anche dei Friulani ), mobilitandosi e non escludendo il ricorso ad autorità internazionali che ristabiliscano i nostri giusti diritti linguistici e quindi politici a tutto tondo.
Mario Carboni

13 luglio 2012


TESTO ORIGINALE






GALSI - Claudia Zuncheddu: "l’ennesima beffa ai danni della Sardegna"

pubblicata da SARDEGNA UNITA E INDIPENDENTE il giorno venerdì 13 luglio 2012 alle ore 12.47 ·
 



Il progetto Galsi è in bilico. L’ultima parola spetta al gruppo energetico algerino Sonatrach che ha fatto slittare ogni decisione a novembre. L’annuncio è arrivato ieri per voce di Abdelhamid Zerguine, presidente e direttore generale della società. Il numero uno della Sonatrach ha parlato di “contrasti ” che sarebbero nati sul costo da applicare al combustibile: per gli altri soci della Galsi spa andrebbe calcolato in base alle quotazioni del petrolio, ipotesi respinta dagli algerini. Che mandano l’ultimatum: «Possiamo impegnarci», afferma Zerguine, «se abbiamo dei contratti chiusi, la quantità del metano è lì. Non possiamo investire senza garanzie». Tradotto, saranno gli algerini a decidere se i 900 km di tubi carichi di metano si faranno: senza la Sonatrach il gasdotto rischia di rimanere solo sulla carta. Infatti il colosso algerino non solo ha la materia prima, il gpl, ma è in possesso del 41% delle quote della Spa Galsi, le altre sono spalmate tra Edison (20%), Enel (15%), Sfirs (11%, controllata dalla Regione Sardegna) e gruppo Hera (10%).

LA REGIONE CI CREDE ANCORA
«È la terza volta che il gruppo algerino fa retromarcia», attaccano gli indipendentisti di A Manca Pro s’Indipendentzia, «forse temendo ulteriori problemi legali che affosserebbero del tutto un gruppo già pesantemente inquisito». Di sicuro la regione Sardegna scommette, e molto, sulla realizzazione del mega impianto. Oltre ad essere proprietaria, tramite il braccio finanziario della Sfirs dell’ 11% delle azioni, ha stanziato 150 milioni nell’ultima finanziaria: per il 2012 sono sul piatto 38 milioni, altri 112 complessivi sono pronti per il 2013 ed il 2014. Non sono gli unici finanziamenti: tutta l’opera costerà intorno ai 4 miliardi di soldi pubblici. L’idea del grande metanodotto prende forma nel 2001 con l’accordo siglato tra Italia e Algeria. L’obiettivo era chiaro: metanizzare l’isola, dove ci sono molte industrie energivore, per far abbassare il prezzo del gpl, visto che quello sardo viene pagato a caro prezzo. Gli sconti sulla bolletta vengono stimati tra il 30 ed il 40% in meno, senza contare la possibilità di tutti i comuni di allacciarsi all’enorme tubo per utilizzare il gpl.

E se Pd e Pdl sono comunque d’accordo nel sostenere che il metanodotto sarà un vantaggio per l’isola, contro si schierano gli indipendentisti, appoggiati anche dai cittadini che hanno messo su un comitato. Troppe le zone d’ombra per gli oppositori, rispetto ai vantaggi, denunciate a chiare lettere anche dalla consigliera regionale Claudia Zuncheddu. Intanto l’esproprio di fette di terra sarda: 2000 ettari strappati saranno considerate servitù di passaggio, in pratica zone espropriate e pagate a prezzi più bassi. Non solo, i 600 km di tubi sottomarini rischiano di mettere in pericolo l’ambiente marino e come se non bastasse, è dubbia la possibilità di collegamento alla rete dei 38 comuni per la mancanza della progettazione degli allacci. Insomma, l’ennesima beffa ai danni della Sardegna, l’annuncio di Zerguine forse mette uno stop non di poco conto.
Francesca Ortalli

Da Sardegna Quotidiano del 13 luglio 2012

A MANCA PRO S'INDIPENDENTZIA: «È LA CONFERMA CHE IL GALSI È UN BIDONE COLONIALE»

pubblicata da SARDEGNA UNITA E INDIPENDENTE il giorno venerdì 13 luglio 2012 alle ore 12.03 ·
 



Nuove ombre sul futuro del Galsi. Per sapere se il gasdotto sarà realizzato bisognerà aspettare novembre, quando Sonatrach, il gruppo energetico algerino, chiarirà se investire o meno nel progetto.

IL RINVIO La novità è arrivata ieri quando il presidente e direttore generale della società nordafricana, Abdelhamid Zerguine, ha annunciato di voler rinviare a novembre qualsiasi decisione sull'opportunità di abbandonare o sviluppare il progetto sul metanodotto che dovrebbe collegare Algeria e Italia, passando per la Sardegna. Zerguine ha infatti detto che gli investitori, compresa Sonatrach (che ha il 41,6% di Galsi), non hanno ritenuto utile, al momento, impegnarsi nell'opera che, a regime, dovrebbe fare arrivare in Italia circa otto miliardi di metri cubi di gas. Gli investitori vogliono certezze sull'investimento. La Regione però ridimensiona la notizia e spiega che «la decisione risale allo scorso marzo ed è stata obbligata vista la mancanza dell'autorizzazione unica italiana», ha sottolineato Tonino Tilocca, presidente della Sfirs (che ha quasi l'11% del capitale di Galsi spa, la società che deve realizzare il gasdotto). Il ministro alle Infrastrutture, Corrado Passera, aveva però assicurato alla Regione che il documento sarebbe arrivato entro l'estate.

MOTIVI La decisione di Sonatrach potrebbe ora allontanare la realizzazione dell'opera che soltanto un mese fa sembrava molto vicina a diventare realtà. Ai primi di giugno era stato il ministro del petrolio algerino, Youcef Yousfi, a sottolineare la volontà del governo africano di voler andare avanti col progetto, tanto da dettare addirittura i tempi: un anno per la conclusione degli studi esecutivi e altri tre per la realizzazione dell'opera. Il cambio di rotta, per Zerguine, ora deriva da contrasti tra gli investitori, in particolare sulla «formula del prezzo che», ha spiegato, «gli altri soci vogliono imporre al suo gruppo». «Possiamo impegnarci», ha proseguito, «se abbiamo dei contratti chiusi», auspicando che cessino le pressioni sui prezzi. I contrasti sarebbero legati soprattutto al meccanismo di indicizzazione dei prezzi in base alle quotazioni del petrolio che da parte algerina non viene considerata praticabile. «Pensiamo», ha aggiunto ancora Zerguine, «che non dobbiamo investire senza che tali investimenti non siano garantiti e protetti».

REAZIONE Per la sinistra indipendentista la decisione «è la conferma che il Galsi è un bidone coloniale», si legge in una nota di A Manca pro s'Indipendentzia. «Abbiamo sempre denunciato il carattere propagandistico del progetto e smascherato come non sia prevista la metanizzazione dell'Isola».
(Annalisa Bernardini)

Da L'Unione Sarda del 13 luglio 2012

GALSI: GLI ALGERINI VOGLIONO VENDERE IL GAS AD UN PREZZO FISSO, NON REGALANO NIENTE!

pubblicata da SARDEGNA UNITA E INDIPENDENTE il giorno venerdì 13 luglio 2012 alle ore 11.47 ·
 



Nell’ovattato linguaggio della diplomazia energetica è una condanna senza appello, sia per il tono che per le ragioni scelte. Sonatrach, la società dello stato algerino che detiene il 41,6 per cento del Galsi, il gasdotto che dovrebbe collegare l’Africa con l’Italia passando per la Sardegna, ha deciso di rinviare a novembre ogni decisione sull’opportunità di abbandonare o sviluppare il progetto. Abdelhamid Zerguine, presidente e direttore generale di Sonatrach, ha «rivelato per la prima volta» (parole citate dall’agenzia di Stato algerina) che «la decisione di avviare l’intervento è stata ritardata in ragione delle formule di prezzo che i soci volevano imporre a Sonatrach.

Non faremo alcun progresso sino a che la decisione sui prezzi non sarà assunta». Uno stop preoccupante. Sonatrach, peso massimo (11°) nel mercato mondiale degli idrocarburi, con un giro d’affari di 77 miliardi di dollari nel 2011, con il nuovo presidente da dicembre sta, lentamente ma decisamente, modificando le sue strategie. Una riprova si ha con i progetti nei prossimi anni per due rigassificatori con una capacità di 12 miliardi di metri cubi l’anno, un terzo superiore alla capacità dello stesso Galsi.

Il gas trasportato via mare, rispetto alle condotte fisse, ha il vantaggio di poter essere immesso su un mercato senza barriere e con prezzi variabili. I retroscena. La scelta di Sonatrach fa emergere un contrasto allo stato attuale non risolvibile.

Gli algerini vogliono vendere il gas ad un prezzo fisso, con contratti, con la formula protetta del take or pay, anche decennali. I soci commerciali e industriali di Sonatrach in Galsi (Enel, Edison ed Hera) viste le oscillazioni e il ribasso progressivo del prezzo del gas vogliono invece un prezzo libero, ancorato ad alcuni parametri, come il prezzo del petrolio, il costo del kilowatora prodotto dalle centrali a ciclo combinato, il prezzo medio del gas trasportato via nave. Gli algerini, per i quali il gas rappresenta l’unica consistente fonte di reddito sui mercati mondiali, sono però avversari tenaci e ribadiscono che il sistema dei prezzi fissi a lungo termine è per loro l’unica garanzia.

Ma perché novembre è il mese delle decisioni definitive? Una lettura ottimista lega quel periodo al possibile arrivo dell’autorizzazione finale sui lavori; solo dopo quel passaggio si potrà ufficialmente avviare il progetto. Ma c’è una diversa versione che lega novembre ad altre scelte. La Russia. A irrompere sulla scena, con la sua dirompente capacità persuasiva, è stato il presidente russo Putin. Lo scorso marzo Putin è atterrato ad Algeri per chiudere un accordo miliardario di compravendita di armi all’esercito algerino: 7 miliardi di dollari, pagati però non direttamente ma con un accordo energetico che vede Mosca nel settore gas algerino e collaboratrice con la stessa Algeria per operare al meglio nel mercato europeo.
 Secondo indiscrezioni tra gli accordi ci sarebbe stata anche la cessione di una quota di Sonatrach in Galsi, ma solo per fermare il progetto.
E sempre a novembre, ha annunciato Putin lo scorso giugno, partiranno i lavori per la realizzazione del South Stream, il gasdotto che dalla Russia passando per il mar Nero arriverà nei Balcani e poi toccherà Trieste.

Questo gasdotto vede la attiva, radicata e decisiva partecipazione di Eni. L’Eni. Il cane a sei zampe in questi anni ha percorso una propria politica energetica di diversificazione delle fonti e di presenza sui principali bacini estrattivi e commerciali. Una politica molto oculata, da sempre parallela alla diplomazia ufficiale, che non ha mai considerato il Galsi come strategico, sia per le dimensioni del progetto che per lo spirito con cui il Galsi è nato. Ma tutto ciò non significa che Eni non abbia ottimi rapporti con gli algerini, che riforniscono il nostro paese con il gasdotto che dalla Tunisia arriva alla Sicilia. Il punto è che il Galsi (primo metanodotto non controllato dall’Eni che potrebbe approdare nel nostro territorio), sia per le ridotte capacità che per gli squilibrati rapporti di forza nella compagine azionaria non ha mai trovato favorevole l’Eni, decisa nel procedere con il South Stream, strategico più del Galsi.

La Regione. In questo scontro di pesi massimi, la Regione recita il ruolo della formica. E aspetta che altri prendano le decisioni finali. Il suo peso in Galsi è limitato, solo il 10 per cento con la Sfirs, ma soprattutto è ridotta la sua capacità politica per spostare gli equilibri tra gli interlocutori. Così si spiegano le parole prudenti e accorte del presidente della Sfirs Antonio Tilocca: «Tecnicamente la scelta degli algerini, partner capacissimi e scrupolosi, è corretta: solo dopo novembre si potrà prendere la decisione definitiva sul Galsi. Certo le dinamiche sui criteri per la scelta dei prezzi fanno parte delle relazioni tra le parti, ma ritengo che se i nostri principali partner avessero voluto lasciare il tavolo lo avrebbero già fatto. Sono ancora seduti e stanno trattando. Già questo è un buon segno». Sarà.
(Giuseppe Centore)

Da La Nuova Sardegna del 13 luglio 2012

giovedì 12 luglio 2012

La Regione Sardegna ancora 'assente eccellente'

DISTRETTO PRODUTTIVO DELLA PESCA E SULLA VALORIZZAZIONE DEL PESCATO NEL BACINO DEL MEDITERRANEO
L’assenza della Sardegna, visto anche la sua posizione geografica strategica, è stata interpretata dagli operatori internazionali del settore come una mancanza di interesse alle problematiche economiche e sociali legate al comparto della pesca nel Mediterraneo e quindi anche nella nostra isola

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Interrogazione Zuncheddu con richiesta di risposta scritta in merito alla mancata partecipazione dell’Assessore all’Agricoltura e di referenti della RAS all’incontro sul “Distretto produttivo della Pesca e sulla valorizzazione del pescato nel bacino del Mediterraneo” tenutosi a Mazara del Vallo all’interno dell’evento internazionale SLOW SEA LAND nel giugno 2012

 Premesso che
- in data 8, 9 e 10 Giugno 2012 si è tenuto a Mazara del Vallo “Slow Sea Land”, un importantissimo evento a livello internazionale sul Distretto Produttivo della Pesca  e sulla valorizzazione del pescato nel bacino del Mediterraneo;
- a tale evento hanno partecipato soggetti pubblici, privati e scientifici di tutti gli Stati che si affacciano nel bacino del Mediterraneo, dai Paesi del Nord Africa, a quelli della fascia sub-Sahariana, dal Medio Oriente, alla Turchia e al Mozambico, nonché numerose regioni italiane, di cui non tutte sul mare

- Quest’appuntamento internazionale nasce come una grande opportunità di confronto tra i Paesi del Mediterraneo che si contraddistinguono in quanto eccellenze sul piano delle produzioni della filiera ittica, inoltre per promuovere il dialogo e le relazioni interculturali ed economiche fra i Paesi partecipanti;

- purtroppo risulta che seppure a fronte di numerosi inviti istituzionali e sollecitazioni da parte delle Istituzioni, che hanno organizzato la manifestazione, la Regione Autonoma della Sardegna, non ha mai dato alcuna risposta manifestando il totale disinteresse su un tema che dovrebbe essere di prioritaria importanza nel contesto dello sviluppo e della conservazione delle risorse naturali della nostra isola;

- l’assenza della Sardegna, visto anche la sua posizione geografica strategica, è stata interpretata dagli operatori internazionali del settore come una mancanza di interesse alle problematiche economiche e sociali legate al comparto della pesca nel Mediterraneo e quindi anche nella nostra isola;

- la partecipazione della RAS a tale evento era non solo necessaria, ma dovuta soprattutto alla luce del “caos”, anche normativo, che si registra a tutt’oggi nel settore della pesca in Sardegna: si pensi ad esempio alle criticità che anno dopo anno penalizzano il distretto del tonno, in particolare quello Rosso; al blocco delle concessioni demaniali; all’assenza di iniziative che mirino alla valorizzazione delle professionalità scientifiche del settore; alla gestione delle Lagune e alla tutela e alla conservazione delle specie e delle risorse ittiche, soprattutto quelle mediterranee ed esclusivamente locali che popolano i nostri mari. Un esempio è la Pinna Nobilis con la tradizionale lavorazione del suo filato, il bisso, che pur essendo una eccellenza economica e culturale, rischia di scomparire. Inoltre manca ogni controllo reale sulle operazioni di pesca, tendenti a salvaguardare il patrimonio ittico e occupazionale dei nostri mari, vedi ad esempio i recentissimi casi sulla pesca al “cianciolo” effettuata dalla “predazione” da parte di pescherecci toscani in prossimità di Bosa. Tutto ciò richiede da parte delle autorità politiche e universitarie l’avvio di studi mirati in questo settore per proteggere, conservare e sviluppare la risorsa ittica e i posti di lavoro in questo settore della nostra economia tradizionale;

- La Sardegna, pur presentando tutti i requisiti per potersi confermare all’interno dell’area del Mediterraneo come una realtà d’eccellenza nel comparto della pesca si ritrova purtroppo ad oggi, nonostante le continue sollecitazioni da parte di consorzi, comitati, associazioni e addetti del settore, in uno stato di arretratezza e di impreparazione totale che pone a repentaglio questa grande risorsa; 

- Purtroppo le autorità regionali competenti, a tutt’oggi si dimostrano inefficienti e inadeguate a portare avanti iniziative mirate a valorizzare e tutelare le ricchezze peculiari dei nostri mari;
- proprio a fronte di tali problematiche la partecipazione dei rappresentanti delle Istituzioni sarde a tale manifestazione, avrebbe sicuramente portato ad un confronto positivo con gli altri Paese del Bacino del Mediterraneo. Inoltre avrebbe permesso alle nostre istituzioni di essere tra i componenti dell’Osservatorio del Mediterraneo al quale risulta invece facciano parte operatori del settore ma non rappresentanti delle Istituzioni;

Tutto ciò premesso,
Si interroga l’Assessore alla Agricoltura e alla Riforma Agropastorale per sapere  

- quali siano stati i motivi che hanno impedito la Sua partecipazione all’evento organizzato a Mazara del Vallo;

- perché non abbia provveduto a farsi sostituire da tecnici competenti e accreditati;

- se non ritenga grave l’assenza della RAS all’interno dell’Osservatorio del Mediterraneo, nato al termine della manifestazione in oggetto e del quale fanno parte altre regioni italiane.

Cagliari, 10/07/2012

TESTO ORIGINALE 

SU PROGETTO GALSI ALGERINA SONATRACH DECIDERA' A NOVEMBRE

pubblicata da SARDEGNA UNITA E INDIPENDENTE il giorno giovedì 12 luglio 2012 alle ore 0.28 ·
 



Decisione socio maggioritario in funzione dei prezzi del gas

Il gruppo pubblico algerino Sonatrach ha fatto sapere che decidera' in novembre se mantenere o abbandonare il progetto di gasdotto Galsi che nei programmi dovrebbe collegare l'Algeria all'Italia passando dalla Sardegna, in funzione delle discussioni sui prezzi del gas a lungo termine (contratti take or pay).

Il progetto, oltre alla Sonatrach con il 41,6%, vede fra i soci il gruppo Edison con il 20,8%, Enel con il 15,6%, Hera con il 10,4% e la finanziaria regionale sarda Sfirs con l'11,6%.

"La decisione finale per la realizzazione del Galsi sara' presa a novembre" ha dichiarato Abdelhamid Zerguine, numero uno del gruppo algerino.

Da T. L. it  del 11 luglio 2012

mercoledì 11 luglio 2012

NUOVA COMPOSIZIONE DELL’OSSERVATORIO REGIONALE PER LA CULTURA E LA LINGUA SARDA

pubblicata da SARDEGNA UNITA E INDIPENDENTE il giorno martedì 10 luglio 2012 alle ore 23.48 ·
 



Legge Regionale 15 ottobre 1997, n. 26, artt. 5 e 6 – Promozione e valorizzazione
della cultura e della lingua della Sardegna.

 PRESIDENTE:
- Assessore della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport

COMPONENTI:
- Mario Carboni (designato dal Consiglio Regionale)
- Francesco Cesare Casula (designato dal Consiglio Regionale)
- Antonio Nughes (designato dal Consiglio Regionale)
- Michele Pinna (designato dal Consiglio Regionale)
- Renato Sanna (designato dal Consiglio Regionale)

- Giovanni Lupinu (designato dall’Università degli Studi di Sassari)
- Antonietta Dettori (designata dall’Università degli Studi di Cagliari)

- Diego Salvatore Corraine (eletto dal Consiglio Provinciale dell’Ogliastra)
- Mariantonietta Piga (eletta da Consiglio Provinciale di Nuoro)
- Pierpaolo Pisu (eletto da Consiglio Provinciale di Oristano)
- Fernando Pisu (eletto da Consiglio Provinciale di Cagliari)
- Bartolomeo Porcheddu (eletto da Consiglio Provinciale di Sassari)
- Pantaleo Talloru (eletto da Consiglio Provinciale del Medio Campidano)
- Massimiliano Spano (designato dalla Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna)

- il Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della Sardegna
- il Direttore scolastico regionale per la Sardegna
- il Rappresentante legale dell’Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica
- il Direttore Generale dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico.

 TESTO ORIGINALE

 21 giugno 2012

BATTAGLIA FISCALE E SOVRANITA'


Ficchiamoci in testa che le prossime elezioni politiche sono strategiche per la Sardegna, perché la battaglia fiscale, che è il primo cuore di una nuova stagione indipendentista, si combatte a Roma.

Più si tarda a mettere in campo una proposta seria, sovranista, che metta al centro la questione fiscale e tutte le questioni legate a concessioni e tariffe pubbliche, più si spreca anche la prossima legislatura come occasione per cacciare i padroni occulti che infiltrano largamente Pd e Pdl.

http://www.sardegnaeliberta.it/?p=4520

PARTITO DEMOCRATICO & ANTONELLO CABRAS: Proseguire il lavoro del Governo Monti oltre il 2013

pubblicata da SARDEGNA UNITA E INDIPENDENTE il giorno mercoledì 11 luglio 2012 alle ore 0.49 ·
 



Con un documento-appello pubblicato oggi sul Corriere della sera, 15 esponenti del Partito Democratico chiedono al partito di farsi interprete fedele della cosiddetta Agenda Monti, cosi' da poter proseguire il lavoro cominciato dai tecnici oltre il 2013.

La lettera e' firmata da Alessandro Maran, Antonello Cabras, Claudia Mancina, Enrico Morando, Giorgio Tonini, Magda Negri, Marco Follini, Marilena Adamo, Paolo Gentiloni, Paolo Giaretta, Pietro Ichino, Salvatore Vassallo, Stefano Ceccanti, Umberto Ranieri e Vinicio Peluffo.

Il testo, spiegano i firmatari, sara' oggetto di discussione a Roma, in occasione dell'assemblea convocata venerdi' 20 luglio alle 16,30 presso le scuderie di Palazzo Ruspoli. "Vogliamo operare per il pieno superamento, nel Partito Democratico, di ogni residua ambiguita' sul giudizio circa l'azione svolta fino ad oggi dal Governo Monti", spiegano gli esponenti democratici: "Intendiamo promuovere nel Pd una seria discussione sulle strade che vanno intraprese perche' obiettivi e principi ispiratori del governo dell'agenda Monti possano travalicare i limiti temporali di questa legislatura e permeare di se' anche la prossima".

Da AGI del 10 luglio 2012

Ricordiamo ai Sindacati cosa sono i fumi di acciaieria

pubblicata da GlobalInfoAction SARDEGNA il giorno lunedì 9 luglio 2012 
 


Cosa sono i fumi di acciaieria
Sono le polveri metalliche altamente inquinanti e velenose che vengono raccolte filtrando i fumi dei forni elettrici che producono acciaio dai rottami ferrosi. L’acciaio viene ormai prodotto fondendo rottami ferrosi importati dai paesi dell’Est europeo o dagli stati dell’ex Unione Sovietica. Finiscono nel forno rottami d’ogni tipo che contengano ferro (tubature industriali, container, serbatoi di raffinerie e industrie obsolete, centrali nucleari dismesse, impianti petrolchimici,etc.).

Ma quante sostanze velenose ed altamente inquinanti vengono fuse o vaporizzate assieme ai rottami?
Cosa contengono i fumi di acciaieria e cosa determinano I fumi di acciaieria sono un distillato di sostanze chimiche e metalli pesanti ( Zinco, Piombo, Cadmio Mercurio, Nichel, Vanadio, Arsenico, Berillio, Rame e Cobalto) alcuni dei quali capaci di indurre lo sviluppo di tumori. Ad esempio il Cadmio e i suoi composti, per i quali, nell’ area del Sulcis, si registra il record Europeo di rilascio nelle acque, è conosciuto come causa di tumori polmonari, prostatici e vescicali. Possono inoltre causare neuropatie degenerative e anche malattie cardio-vascolari e polmonari che trovano importanti cause inducenti nelle emissioni inquinanti atmosferiche.

Cosa possono contenere o cosa possono aver contenuto
  Da un rapporto del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri (NOE) il 6 ottobre 1999 si rileva: “Le considerevoli quantità di materiali radioattivi accumulate nelle strutture industriali tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 ed il concomitante dissesto delle organizzazione governative dei Paesi dell’est europeo, nonché i rilevanti incidenti nucleari verificatesi all’estero, sono fattori che hanno favorito la nascita e lo sviluppo di traffici illeciti di materiale contaminato da sorgenti radioattive. In particolare l'importazione di ingenti quantitativi di rottami metallici e materiale ferroso che entrano nel nostro territorio, destinati per buona parte alle fonderie del nord, diventa oggetto di attenzione da parte delle organizzazioni criminali nazionali ed internazionali, al pari dei traffici abusivi di armi e stupefacenti.”Anche i nostri servizi di sicurezza conoscono bene il problema. Nel numero 19 (gennaio-aprile 2001) della Rivista del Servizio di informazioni e sicurezza democratica SISDE “Per Aspera ad Veritatem - Rivista di intelligence e di cultura professionale” si afferma: “Sono stati accertati 173 casi di traffico illecito di materiale nucleare dal 1992 al 1998. Su due milioni e 260 mila tonnellate di rottami ferrosi che passano attraverso i valichi doganali, sono stati rispediti al mittente, in quanto risultate contaminate, 15.000 tonnellate. Sono stati accertati e denunciati 66 responsabili di laboratorio, accertati 113 reati penali ed eseguiti 17 sequestri, tra il 1997 e il 1999, per un valore pari a 2.200 milioni. (… )”.


 In Sardegna non esistono industrie che producano acciaio, però sono presenti industrie che smaltiscono fumi d’acciaierie per ricavarne zinco. Se ne può recuperare fino al 10/15 %, mentre le altre sostanze tossiche che rimangono dopo il trattamento vengono emesse e disperse , parte in atmosfera e parte accumulate nel suolo e nelle acque. Dal punto di vista quantitativo questa prospettiva è tutt’altro che rosea per l’ambiente sardo. Infatti il 75-80% delle scorie residue rappresentano un quantitativo di 250.000 tonnellate/annue di scorie residue che in dieci anni risultano 2.500.000 tonnellate. Quantità e volumi enormi, soprattutto se tali scorie venissero vetrificate per la messa in sicurezza, cosa che, comunque, ancora non viene fatta. Nel caso, dove andrebbero a finire queste quantità e volumi di scorie?
http://web.tiscalinet.it/wwfgallura/allegati/referendum_scorie_12_06_05/articolo_referendum_colore.pdf

LA CATTIVA COSCIENZA DEI SINDACATI!

http://gruppodinterventogiuridicoweb.wordpress.com/2012/06/27/ancora-fumi-di-acciaieria-radioattivi-a-portoscuso/

PANE AVVELENATO: Sostanze chimiche, metalli pesanti e tumori - I sindacati difendono i fumi d'acciaieria

pubblicata da SARDEGNA UNITA E INDIPENDENTE il giorno lunedì 9 luglio 2012 alle ore 20.02 ·
 



«Preoccupati per la criminalizzazione dei fumi di acciaieria, che sono una materia prima, l'alimentazione di una parte dell'impianto, soggetti a controlli e monitorati»: la Rsu della Portovesme srl risponde all'interpellanza presentata da Paolo Dessì, consigliere regionale del Psd'Az.

Al centro dell'atto presentato dal consigliere all'attenzione del presidente della Regione e dell'assessore all'Ambiente ci sono proprio i fumi di acciaieria, tornati alla ribalta dopo l'arrivo del carico greco contaminato da cesio 137 e rispedito al mittente. Dessì ha chiesto alla Regione quali iniziative intenda prendere per tutelare la popolazione e i lavoratori, sottolineando che i fumi contengono sostanze chimiche e metalli pesanti, alcuni dei quali capaci di indurre lo sviluppo dei tumori.

NO ALLA CRIMINALIZZAZIONE «Il Consiglio regionale - dicono i delegati sindacali - ha discusso più volte dei fumi di acciaieria. Sul tema c'è stato anche un referendum. Gli enti preposti ai controlli hanno tutte le informazioni sui fumi di acciaieria che sono una materia prima: alla Portovesme srl esistono professionalità e tecnologie per trattarli. È giusto che ci siano i controlli, ma diciamo no alla criminalizzazione dei fumi».

I residui di lavorazione delle acciaierie arrivano a Portovesme in grossi sacchi che devono superare i controlli del portale radiometrico. Negli impianti della Portovesme srl vengono trattati e trasformati in ossido di zinco.

Da L'Uniuone Sarda del  9 luglio 2012

QUALUNQUE PARTITO VINCA LE ELEZIONI, SARA' IL NOSTRO BOIA

pubblicata da SARDEGNA UNITA E INDIPENDENTE il giorno venerdì 6 luglio 2012 alle ore 0.49 ·
 



"Dopo le elezioni coalizione PD-PDL". Allo studio la legge truffa elettorale

Per Berlusconi la partita è già chiusa in partenza: comunque vadano le elezioni, noi governeremo.
 Bisogna solo studiare una "legge elettorale truffa" che possa garantire questo esito e stabilire i rapporti di forza tra i due grandi partiti: una Grande coalizione PD-PDL che permetta alla casta di restare aggrappata alle poltrone di governo.

Non è altro che l'adozione dello schema politico greco, dove il PASOK (centro-sinistra) e Nuova Democrazia (Centro-destra) si presentano alle elezioni divise, fingono di litigare su alcune questioni, ma poi tutti già sanno che governeranno assieme.
Così come infatti è successo appena due settimane fa.

Siamo all'ultima frontiera estrema del teatrino della politica, quella che i politologi definiscono la "cartellizzazione della politica":  in sostanza, il cartel party differisce dai precedenti tipi di partito sia per una maggiore interpenetrazione con lo Stato, sia per la diffusione di un modello di relazioni interpartitiche di tipo collusivo: più in generale, perché alla prospettiva delle relazioni tra partiti e società, caratteristica del partito di massa, sostituisce la prospettiva delle relazioni tra partiti e Stato. Katz e Mair ci dicono che la «cartellizzazione» favorisce la comparsa di un sistema partitico scarsamente competitivo, basato sulla «collusione e cooperazione tra competitori apparenti, e su accordi che richiedono il consenso e la cooperazione di tutti, o quasi tutti, i partecipanti rilevanti».

La riforma della legge elettorale serve appunto a disegnare i confini di questo sistema cartellizzato, in modo da emarginare il più possibile quelli che stanno fuori e favorire i partiti che stanno dentro.  Ne vien fuori la discussione in corso in questi giorni tra gli sherpa del PD, PDL e UDC sul sistema cervellotico misto di 50% di collegi uninominali, con ripartizione provinciale, liste bloccate, preferenze triple e premio di maggioranza.
Notiamo l' assenza dello scorporo, del recupero dei resti e della scheda a scomparsa, ma siamo sulla buona strada.

E intanto la disoccupazione giovanile è al 36,2%, record storico assoluto. 

Da I segreti della Casta del 2 luglio 2012

Salto di Quirra, nuova indagine di Fiordalisi: pilotati gli appalti sul controllo delle emissioni


2 luglio 2012



Maso Notarianni
Turbativa d’asta mediante collusione: è questa l’ipotesi di reato che ha portato il procuratore di Lanusei Domenico Fiordalisi a far partire l’ennesimo filone di indagine sul poligono militare di Salto di Quirra.
Secondo la procura si deve scavare più a fondo sugli appalti che la Namsa, l’agenzia Nato che si occupava della logistica, oggi confluita nella Nspa, ha affidato alle ditte che per suo conto avrebbero dovuto monitore gli effetti delle attività militari della base. Le indagini si riferiscono a un mega-appalto del 2008, diviso in cinque lotti: uno doveva controllare la radioattività aerodispersa, il secondo l’eventuale inquinamento elettromagnetico, il terzo lotto doveva analizzare gli elementi chimici nelle matrici ambientali e biologiche, il quarto doveva approdare in una certificazione ambientale, il quinto doveva realizzare un sistema informativo ambientale. Ognuno di questi lotti, era stato affidato dalla Namsa ad altrettante ditte.

Proprio su questo appalto la procura di Lanusei ipotizza il reato che sta alla base di questo nuovo filone di indagine e che ha fatto scattare sequestri e perquisizioni in tutta Italia, da Cagliari a Venezia, da Verona a diverse località della Lombardia. Secondo Domenico Fiordalisi, infatti, le risultanze delle indagini delle ditte che vinsero l’appalto sarebbero state pilotate – stando agli sms sequestrati agli indagati – «Per zittire le popolazioni e le associazioni ambientaliste» che da anni conducono una battaglia perché sia svelata la reale portata degli esperimenti e delle esercitazioni militari del poligono sulla popolazione civile della zona.

L’intervista a Domenico Fiordalisi tratta dal numero del settembre 2011 di E – il mensile

La vergogna e l’orrore di Quirra. Le dichiarazioni di Domenico Fiordalisi alla commissione d’inchiesta della Camera

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 TESTO ORIGINALE

 

SS-Olbia e G8-La Maddalena: la beffa infinita per i Sardi...

Consiglio Regionale della Sardegna
 XIV Legislatura

Interrogazione Zuncheddu con richiesta di risposta scritta sulle urgenti e improrogabili iniziative che il Presidente della Regione anche in qualità di Commissario Straordinario intende intraprendere per far fronte alle imminenti scadenze previste per la realizzazione della strada Sassari – Olbia e per le incompiute nell’Isola de La Maddalena, infrastrutture legate alle cosiddette “Grandi Opere” previste per il G8 a La Maddalena

Premesso che
- in riferimento agli ultimi articoli pubblicati dalla stampa il 19/06/2012 si apprende che il Presidente Cappellacci ha da poco inaugurato il primo lotto della Strada Sassari Olbia;
- questa, sebbene siano trascorsi ormai anni dal progetto e dallo stanziamento iniziale di ingentissime risorse collegate alle Grandi Opere previste per il G8 a La Maddalena, rischia a tutt’oggi di rimanere l’ennesima grande incompiuta delle infrastrutture sarde;
- Il governo Monti ha infatti decretato la fine delle procedure accelerate legate alle opere del G8: ciò implica purtroppo che la realizzazione della strada a quattro corsie Sassari Olbia non rientrerà più fra le priorità del Governo Italiano; 

Considerato che
- Nel decreto legge di riordino della Protezione civile viene disposta la fine delle gestioni dei commissari straordinari entro il 31 dicembre 2012 e tra questi ovviamente anche il Presidente della Regione Sardegna; - ciò significa che dal 2013 l’opera tornerà di competenza dell’Anas; - inoltre, tale decreto impone che l’interruzione di tutte le procedure accelerate che riguardano le grandi opere legate al G8 e che quindi allo scadere dei termini suddetti dovranno tornare a seguire tutti gli iter ordinari imposti dalla burocrazia e quindi anche a subire sicuramente un notevole allungamento dei tempi, che si aggiungeranno ai già troppi anni trascorsi senza che si sia avuta alcuna concretezza nella realizzazione dei progetti e soprattutto senza che i sardi abbiano visto quei benefici che erano stati loro prospettati;
- oltre alla Sassari - Olbia fra le grandi opere a rischio ci sono anche tutte le incompiute lasciate sull’Isola de La Maddalena, la cui cittadinanza è già stata pesantemente penalizzata sul piano economico, occupazionale e della tutela ambientale e della salute;
- i gravissimi ritardi già denunciati negli anni dalla stampa e dalle Istituzioni si andranno ad aggiungere a quelli che si prospettano a causa delle lungaggini burocratiche per le quali è stato stimato che se prima del decreto in oggetto il termine ultimo per concretizzare i i lavori della quattro corsie era previsto per il 2014, ora questo potrebbe essere prorogato fino al 2020; 

Rilevato che:
- per quanto concerne le ingentissime risorse impiegate per il completamento della strada si registreranno inoltre aumenti spropositati che sono stati stimati intorno al mezzo miliardo di Euro (l’importo iniziale consisteva infatti di 470 milioni di euro. Importo che potrebbe incrementare fino a più di un miliardo di Euro): spesa insostenibile soprattutto a fronte della gravissima crisi economica – finanziaria in corso;
- in base alle dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa dal sub commissario (Sannitu) per la Sassari – Olbia , risulta chiaramente che i lavori sui lotti della strada a quattro corsie siano ancora oggetto di rallentamenti, ritardi e vincoli soprattutto per quanto concerne il rilascio dei Fondi FAS sui quali il Presidente della Regione e quindi anche Commissario Straordinario per la realizzazione dell’opera, pubblicamente e anche in sede di Consiglio Regionale, ha rilasciato dichiarazioni rassicuranti che però sino ad oggi sono state smentite dai fatti;
- basti pensare che proprio lo stesso sub Commissario ha dichiarato che solo i lavori sul lotto 9 “sono realtà”. I lotti 1 e 0 sono stati appaltati, il 7 e l’8 sono in esame, per il 6 e il 5 c’è la presentazione delle offerte “ e che “Restano da appaltare i lotti centrali 2, 3 e 4. Per questi i fondi sono ancora legati alla firma da parte del governo del Piano per il sud che deve liberare i fondi FAS. È chiaro che se il via libera non arriva in tempi rapidi la situazione si complica, ma noi lavoriamo a soluzioni alternative»;
- appare evidente che se da parte degli stessi responsabili giungono dichiarazioni che già lasciano intravedere dubbi sulla realizzazione della Sassari Olbia, così come per le incompiute di La Maddalena, per le quali non si ha alcuna garanzia sia sulle modalità, sia sui tempi, visto soprattutto che a soli sei mesi fino alla scadenza dei termini massimi, i lotti di cui sopra non potranno essere appaltati finché non verranno svincolati i Fondi; 

Tutto ciò premesso
si interroga il Presidente della Regione e tutti gli Assessori competenti per sapere :
1) Quali siano le motivazioni per cui, trascorsi ormai anni dal progetto e dallo stanziamento iniziale di ingentissime risorse, già precedentemente sperperato:
a) Solo sul lotto 9 siano iniziati i lavori, peraltro in notevole ritardo visto che l’inaugurazione dello stesso lotto risale a meno di un mese fa;
b) ad oggi non siano stati ancora affidati gli appalti dei lotti 2,3,4;
c) I lotti 7 e 8 siano ancora in esame;
d) Per i lotti 6 e 5 sia ancora in corso la fase della presentazione delle offerte;
2) se entro i termini dei sei mesi siano in grado di appaltare i lotti sopra citati in quanto la fine delle gestioni commissionali, scade il 31 Dicembre 2012;
3) Se abbiano considerato e/o avviato nei confronti del Governo Italiano un iter di richiesta per la proroga delle procedure accelerate sia per la Sassari Olbia, sia per le infrastrutture ancora da realizzare alla Maddalena;
4) Quali saranno le ricadute che tale decreto avrà sulla Regione Sardegna in termini economici. Cagliari,
06/07/2012
Claudia Zuncheddu
Consigliera Regionale
SardignaLibera

L'UCRAINA DIFENDE LA PROPRIA LINGUA ...NO AL RUSSO COME LINGUA UFFICIALE.

(ANSA) - KIEV, 5 LUG - Diverse centinaia di persone hanno inscenato un sit-in a Kiev per protestare contro la decisione, avvallata ieri dal Parlamento ucraino, di dichiarare il russo lingua ufficiale in quasi metà delle province del Paese, una decisione che crea molte tensioni politiche.

 ''Saremo in sciopero della fame fino a quando non annulleranno la legge'', ha detto il deputato del partito d'opposizione Per l'Ucraina, Viaceslav Kirilenko. ''Noi restiamo qui, non abbiamo altri programmi'', ha aggiunto dal sit-in.


TESTO ORIGINALE

«SPARITI I SOLDI PER LA BONIFICA DEI POLIGONI SARDI»

pubblicata da SARDEGNA UNITA E INDIPENDENTE il giorno giovedì 5 luglio 2012 alle ore 19.17 ·
 



PROTESTA IL PARLAMENTARE OLBIESE DEL PD, GIANPIERO SCANU, MA IL SUO PARTITO APPOGGIA IL GOVERNO MONTI.

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Tra le forbici del premier Mario Monti sono finiti di fatto anche i fondi che dovevano essere destinati alla bonifica dei poligoni sardi di Quirra, Teulada e Capo Frasca. Attraverso un comma della bozza delle revisione dei costi della spesa (spending rewiew) che lascia spazi a pochi fraintendimenti: «Spetta al Governo, con apposito decreto, stabilire se e quanto le aree siano inquinate».

E pazienza se a Quirra sono stati spesi due milioni di euro per le analisi ambientali, se un'inchiesta della Procura di Lanusei ha individuato tracce fuorilegge di sostanze radioattive nei territorio utilizzati dal 1950 a oggi per i test di armi. E se addirittura la Penisola di Capo Teulada è stata bollata come “interdetta”, recuperabile solo attraverso bonifiche «lunghe e costose» dal Cnr di Ancona.

E non è tutto: la bozza del Governo Monti prevede anche il taglio da 21 a 11 milioni dei fondi destinati al risarcimento di chi è ammalato di tumori dopo una missione all'Estero, il servizio nei poligoni sardi e per aver abitato o lavorato nei pressi delle basi militari.

A guidare la rivolta contro la bozza del Governo è il parlamentare olbiese del Pd, Gianpiero Scanu. Personaggio mica da poco nel panorama politico nazionale: è uno dei relatori del disegno di legge di riforma della Difesa che prevede la razionalizzazione delle forze armate e la riduzione da 170 a 140 mila dei graduati, oltre che componente della commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito.

Soprattutto Scanu è il padre di un disegno che punta a bonificare i poligoni sardi, chiudere Teulada e Capo Frasca e concentrare ogni attività a Quirra, vietando quelle pericolose per ambiente e salute. «Il tentativo del Governo di declinare le proprie responsabilità riservandosi il compito di stabilire per decreto il livello di tollerabilità degli agenti inquinanti nei territori dei poligoni rappresenta una scelta di inciviltà politica e di banditismo giuridico», dichiara Scanu. «Sono pronto a dimettermi dai miei incarichi nella commissione Difesa».

Si uniscono alla protesta il presidente di Legambiente Sardegna, Vincenzo Tiana, il presidente della commissione Politiche sociali della Provincia di Cagliari, Emanuele Armeni (Pd), e Falco Accame, il presidente Anavafaf: «È semplicemente ignobile la proposta di ridurre i fondi per i malati di tumore, vittime da uranio impoverito e delle nano particelle di metalli pesanti delle nostre stesse armi».  
Paolo Carta

Da L'Unione Sarda del 5 luglio 2012