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sabato 28 aprile 2012

TEMPIO PAUSANIA: la ex caserma Usa da quasi vent’anni in disarmo

Silenzio. Non c’è nessuno. Intorno non c’è niente. Un cancello chiuso con un lucchetto da motorino. È semi-divelto e la rete attorno rabberciata alla meglio. Siamo a quasi 1400 metri di altezza, sopra Tempio Pausania. Qui, in inverno, arriva la neve. Anche se è Sardegna. Anche se poco lontano c’è il mare.

Oltre il cancello solo scheletri. Di radar. Di caserme. Di officine. Di generatori. E di tutto quello che serviva per comporre una base statunitense, inaccessibile, all’avanguardia, fondamentale per l’elaborazione di dati militari. La base è stata abbandonata dalle truppe stelle e strisce il 31 ottobre 1993. Non serviva più. L’avvento del satellitare aveva reso obsolete quelle enormi scodelle rivolte verso il Medio Oriente. “Il problema è che nessuno ha mai pensato a bonificare l’area. Nessuno ha chiesto agli americani conto della loro lunga permanenza” spiega Angelo Mavuli, giornalista, da tempo impegnato nella denuncia di quella che definisce “una bomba ecologica sopra le nostre teste”. Metafora sì, ma neanche troppo.

Tutto nasce nel 1968. Siamo in piena Guerra fredda. E con vari fronti (caldi) aperti nell’emisfero sud-est del pianeta. In questo periodo gli Stati Uniti piazzano, sparse per il mondo, nuove basi per monitorare il più possibile le aree sensibili. Uno dei punti scelti è proprio la Limbara. L’accordo con la maggioranza democristiana è semplice e veloce, grazie anche ai buoni offici di Giulio Andreotti, poco dopo nominato capogruppo alla Camera per lo scudo-crociato. Il prezzo per la locazione non è molto oneroso: la cifra richiesta è di cinque lire l’anno per quattro ettari di terreno. Terreno vergine.

La base nacque coperta da una serie infinita di omissis e accordi mai svelati. Segreto militare docet. In fin dei conti doveva comunicare con i sommergibili (ne giravano alcuni con la testata nucleare, specialmente intorno all’isola della Maddalena) e ascoltare ogni sussurro mediorientale. Leggenda vuole che da qui, attraverso le parabole, sono stati guidati i cacciabombardieri dell’aviazione degli Stati Uniti che nella notte del 15 aprile 1986 hanno attaccato Tripoli e Bengasi. Gheddafi era un nemico. Tutto fino a quel 31 ottobre 1993.

Altra verità o altra leggenda. Chi ha assistito alla “ritirata” di quasi vent’anni fa racconta di “caserme completamente intonse. Nelle cucine abbiamo trovato anche le forchette. Quindi lenzuola, piatti. Documenti sparsi. Tutto”. Chi è entrato ultimamente conferma che ancora oggi è possibile salire sopra dei macchinari, vedere centraline aperte, fili elettrici scoperti. Un odore acre che arriva direttamente al cervello. La ruggine che, lentamente, sta mangiando tutto. “Il dubbio non provato, ma angosciante lo stesso, è che ci sia l’eternit nelle strutture. Mentre ci sono quantità industriali di pannelli di lana di vetro” conferma un testimone. Anch’essa cancerogena.

E ancora cisterne piene di non si sa che cosa. Il rumore sordo è inequivocabile. Batterie esauste, l’incertezza delle strutture che sostengono le parabole. Chi ha toccato i tubi innocenti, non si è sentito molto rassicurato. A incidere, a corrodere tutto, l’acqua che scorre e zampilla dalle tre sorgenti utilizzate dagli americani. Quella stessa acqua si impregna della qualunque e torna nel terreno. “Lo inquina. E, ribadisco, da vent’anni”, incalza Mavuli.

Dopo l'addio dello zio Sam, la zona è stata assegnata all’Areonautica militare. Fino al 2009. Quindi alla Regione Sardegna. Un anno dopo la giunta Cappellacci ha “generosamente” proposto al comune di Tempio un affare: a voi i quattro ettari, a noi un solo euro. A carattere simbolico. La risposta è stato un “no” secco. “La questione non può essere solo nostra – spiega Nicola Luciano, consigliere comunale del Pdci – Ma dell’intera isola. Dobbiamo creare un movimento che metta insieme tutte le situazioni simili alla nostra, per porre il problema al governo nazionale”.
Questo perché ci vogliono soldi, molti, per riportare i quattro ettari allo stato iniziale. Se ancora possibile. “Abbiamo concesso servitù, senza mai ottenere niente in cambio – continua Elias Vacca, ex parlamentare comunista – Adesso, ci tocca anche l’onere per tentare il recupero”. Chissà quando e chissà come. Tanto, sono passati solo vent’anni.
Alessandro Ferrucci

Da Antimafia del 28 aprile 2012


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TROPPI SUICIDI, MOLLA EQUITALIA L'AVVOCATO DE FALCO SI RIFIUTA DI DIFENDERLA: «DISTRUGGE LE FAMIGLIE»

a deciso di non difendere più Equitalia per i troppi suicidi causati dalla crisi economica: «Non la difenderò più e rinuncerò al mio onorario per le cause fatte finora» ha dichiarato Gennaro De Falco.
L'avvocato ha lavorato fino a fine aprile nel pool che assiste la società pubblica per la riscossione dei tributi e che è in mano all'Agenzia delle entrate per il 51% e all'Inps al 49%.
Ma con l'aumentare delle vittime della recessione, De Falco non ce l'ha fatta più: secondo Federconsumatori i suicidi per cause economiche sono stati almeno 19 dall'inizio dell'anno.


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Dal Veneto alla Sardegna, si moltiplicano i Comuni che scelgono di riscuotere le imposte in proprio. Così risparmiano municipi e cittadini.



Ci vuole così poco, che anche Gian Paolo Marras, sindaco di Ottana, lo ha già fatto. Basta approvare una delibera comunale, citando la normativa che dà potere agli enti locali di attivare la riscossione dei crediti secondo modalità proprie che velocizzino le operazioni. Le carte vincenti sono l’articolo 36 della legge 388/2000 e la 166/2011 che stabiliscono che i Comuni possono non servirsi della società creata da Agenzia delle entrate e Inps per la riscossione nazionale dei tributi.
http://www.liberoquotidiano.it/news/1000475/I-sindaci-italiani-licenziano-Equitalia.html

Veleni a Porto Torres: il processo Vinyls Italia di nuovo assente

SASSARI. Va avanti a rilento il processo per disastro ambientale a Porto Torres che vede anche l'Eni sul banco degli imputati. Anche stamattina in corte d'Assise, durante l'udienza del procedimento partito il 5 marzo, non si è fatto vivo nessuno in rappresentanza di Vinyls Italia: il difetto di notifica che aveva richiesto il rinvio la volta scorsa, continua a mettere i bastoni tra le ruote ai giudici Pietro Fanile e Teresa Castagna. E proprio Pietro Fanile ha dichiarato che i commissari straordinari Vinyls “non si stanno comportando bene”.

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la Regione Autonoma della Sardegna si costituisca parte civile nel procedimento penale che si aprirà presso il Tribunale di Perugia per la vicenda concernente il Grande Evento della Presidenza Italiana del G8

Mozione Zuncheddu – Uras – Sechi – Cocco D.- Cugusi sulla necessità che la Regione Autonoma della Sardegna si costituisca parte civile nel procedimento penale che si aprirà presso il Tribunale di Perugia per la vicenda concernente il Grande Evento della Presidenza Italiana del G8, anno 2009, presso l’ex Arsenale della Maddalena.
Premesso che:
-   Il Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale Penale di Perugia, nel procedimento RGNR 1560\10, ha rinviato a giudizio ben 18 imputati a vario titolo per ipotesi di reato che vanno dalla corruzione al favoreggiamento della prostituzione: si tratta di persone che sono tra quelle che, a vario titolo, si sono occupate della realizzazione dei lavori del G8 presso l’Isola della Maddalena ...

G8 a La Maddalena, milioni ai soliti noti con la scusa della ‘procedura d’urgenza’

Un esempio su tutti: per trasportare rifiuti inerti pagati 156 euro la tonnellata, mentre il prezzo di mercato si attesta sui 6 euro. Il Fatto ha spulciato le carte che la Protezione Civile ha rimosso dal suo sito

La formula magica c’è. Esiste. Semplice, quanto efficace. Basta dire: “Per cause non previste e non prevedibili”. Con l’aggiunta dell’ “urgenza”. E si aprono i forzieri. Milioni e milioni di euro, centinaia, quanti nessuno pensava di poterne ottenere. Subito, senza polemiche, alla faccia di chi parla di burocrazia lenta e ottusa. La formula è stata sperimentata, abusata e applicata nella bonifica e nei lavori de La Maddalena per il celeberrimo G8. Un evento fantasma: alla fine, l’allora premier Silvio Berlusconi, spostò tutto a L’Aquila “per stare vicino alle popolazioni terremotate”. Disse.

Ma i lavori non si fermarono. Il Fatto, grazie all’ostinazione di Claudia Zuncheddu, consigliere sardo di Sardigna Libera, e al supporto dei suoi legali (Luigi Azzena e Renato Margelli) ha potuto spulciare le carte desecretate della Protezione civile. Appalti, subappalti, accordi. Riaccordi. Aggiunte. Date ultime, irrevocabili, improvvisamente spostate di giorni e giorni con congrua aggiunta di soldi.

IL GIOCHINO era così: io responsabile indico un termine ultimo per la consegna del lavoro, tu azienda accetti l’incarico e fissi un prezzo (alto) per eseguirlo. Io accetto, anche se il preventivo è fuori mercato. A ridosso del “chiavi in mano”, ops, l’azienda scopre di non poter portare a termine “per cause non previste e non prevedibili”. Non c’è problema, ecco altro tempo e altrettanti soldi. Un esempio pratico? Sui lotti 8 e 9, i due interessati dalla procedura attivata dalla Zuncheddu, la tempistica la fa da padrone. Il 7 luglio 2008 la struttura mette a disposizione un progetto dell’opera, senza studio dei costi e computo metrico. Tre giorni dopo il progetto riceve l’approvazione tecnica; il 12 luglio arriva l’ok; il 14, una sola settimana dopo, viene “individuato” (come e perché non è dato sapere) un contraente che, dopo attento studio del progetto e sopralluogo, predispone un’offerta economica e lo invia alla Struttura di Missione. Bastano ventiquattr’ore e il tutto è approvato.

Attenzione: chi firma è Angelo Balducci (lui come tutti gli altri coinvolti, non è sotto processo per questi appalti che sono rimasti fuori dal processo di Perugia). Ma andiamo avanti: il 21 luglio c’è la consegna del cantiere; l’8 agosto si firma l’appalto, con un simbolico e generalizzato taglio del 5 per cento dell’ingente offerta. C’è un termine strettissimo per la consegna dei lavori. In fin dei conti va giustificata la famosa “urgenza”.

Poi però scatta la necessità dell’aggiuntina. E il 30 agosto si sottoscrive un atto con il quale, dopo poche settimane di lavori, viene concesso un notevolissimo allungamento dei tempi e un consistente aumento dei costi. I lavori che inizialmente dovevano terminare il 30 agosto, vengono posticipati a novembre una parte, marzo dell’anno successivo l’altra. Ovvio, nessuno ha chiesto soldi indietro. O un risarcimento. Anzi, arrivano ulteriori finanziamenti. Fino a raggiungere cifre che superano i 20 milioni di euro. Ma il giochino era applicabile a tutto, con un preziario nettamente superiore a quello di mercato. Se prendiamo come esempio lo smaltimento di una tonnellata di inerti, scopriamo che dai canonici 6 euro più trasporto, i nostri ne ottengono ben 156. Per oltre 60.000 tonnellate. Totale: 9.360.000 euro Il risultato? L’importo complessivo sugli interventi per i 14 lotti totali è stato incrementato del 44,2 per cento, raggiungendo la mirabolante somma di quasi 411 milioni di euro. Si partiva da 270. Con dati che ancora oggi non tornano. Dalle somme investite, al flusso dei trasporti, fino alle percentuali tra rifiuti pericolosi e meno nocivi. Guido Bertolaso, a capo della spedizione, ha sempre parlato di uno smaltimento pari a 63 mila tonnellate di scorie e veleni. Dai documenti ufficiali si scopre che sono 74 mila. Insomma, certezze poche. Dubbi troppi.

IN FIN DEI CONTI Bertolaso non doveva rispondere a nessuno. In una lettera di risposta alla Zuncheddu, dal ministero dell’Ambiente, scrivono: “Tutte le attività di bonifica a terra svolte nell’area sono state approvate ed eseguite prima che il sito fosse classificato come di interesse nazionale”. Abbreviato in “Sin”. La classificazione avrebbe comportato dei vincoli e la trasparenza del caso. Meglio assegnarla dopo. Meglio evitare ostacoli. “Non male per una struttura che poi non è servita – interviene la Zuncheddu –, una struttura che adesso la stessa Emma Marcegaglia (concessionaria e gestrice dell’impianto) fa fatica a tenere in piedi. E a noi, alla Sardegna, hanno sottratto circa 100 milioni di euro . Una vergogna totale, come dimostra la lettura delle carte. E Cappellacci cosa fa?”. Per ora niente. Per ora la regione presieduta dal pupillo isolano di Berlusconi, è rimasta immobile. Non si è costituita parte civile, a differenza del comune della Maddalena. Forse vogliono vedere più chiaro. Un consiglio alla giunta Cappellacci: non andate sul sito della Protezione civile per ottenere i dati sui lavori. Sarebbe inutile. Da qualche giorno, all’improvviso, sono stati cancellati. Con urgenza. Ma senza decreto…

da Il Fatto Quotidiano del 27 aprile 2012

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ISOLA DI SANTO STEFANO, resta la servitù militare

L'isola di Santo Stefano resta prigioniera della servitù militare di Guardia del Moro. Il Consiglio di Stato ha accolto la richiesta di sospensiva della sentenza del Tar presentata dal ministero della Difesa.

I giudici di Cagliari avevano dato ragione al Comune e annullato il provvedimento che imponeva un nuovo vincolo sul deposito interrato di munizioni di Guardia del Moro, esteso su 17 ettari. Una decisione congelata adesso dal Consiglio di Stato, che sospende l'esecutività della sentenza di primo grado fino al giudizio di merito. I giudici romani riconoscono l'interesse pubblico della comunità maddalenina e stabiliscono di valutarlo meglio nella fase di merito.

Ma al momento ritengono superiore l'interesse della difesa nazionale. «Ci aspettavamo una decisione di questo tipo – commenta l'avvocato Gian Comita Ragnedda che difende gli interessi del Comune –. Presenteremo subito istanza al Consiglio di Stato perché si pronunci in tempi rapidi con una sentenza. Non vorremmo che i giudici di Palazzo Spada con questa decisione abbiano voluto solo rimandare il problema. E che sfruttando la lentezza della giustizia il ministero possa continuare ad agire sul sito di Guardia del Moro nonostante la coraggiosa pronuncia del Tar.

Una nota positiva, seppur in un contesto a noi non favorevole, è che ancora una volta il Consiglio di Stato, con giudici e sezione diversi rispetto al passato, ha riconosciuto implicitamente che gli interessi pubblici sono degni di approfondimento in sede di merito». Solo qualche mese fa il Tar aveva dato ragione al Comune scrivendo una sentenza storica. Trenta pagine che annullavano il provvedimento del ministero della Difesa, ratificato dal Consiglio dei ministri, che imponeva una nuova servitù su Guardia del Moro.

Prima lo Stato aveva cercato di prorogare il vincolo che già per 30 anni aveva reso prigioniera Santo Stefano. Una decisione impugnata dalla giunta guidata dal sindaco Angelo Comiti. Una causa arrivata fino al Consiglio di Stato e poi decaduta, dopo un primo pronunciamento del Tar favorevole all'ente locale. Ma nel novembre 2008 lo Stato tenta di nuovo la conquista di Guardia del Moro e avvia l'iter per imporre un vincolo di servitù ex novo per cinque anni. Secondo il Tar il ministero avrebbe dovuto tenere conto dei cambiamenti in corso nell’isola e delle azioni in campo per passare da una economia statalista a una turistica. Sentenza appellata dal ministero e oggi temporaneamente sospesa. Fino al giudizio di merito.

Da La Nuova Sardegna del 27 aprile 2012


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IL PROCESSO PER I VELENI A PORTO TORRES, ANCHE L'ENI TRA GLI IMPUTATI

In Tribunale a Sassari il processo per i veleni a Porto Torres.

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GESUINO MULEDDA (Rossomori): «Legge 44, non mi sento in colpa per i contributi revocati, gli errori sono stati fatti dopo»

Era lui, Gesuino Muledda, l'assessore all'Agricoltura ai tempi della famigerata legge 44: quella che nel 1988 garantì una serie di provvidenze agli agricoltori, che in parte poi furono considerate dall'Unione europea degli aiuti di Stato.
È per quella vicenda che molte aziende si sono trovate con l'acqua alla gola: il movimento anti Equitalia, che oggi protesta contro le cartelle esattoriali, nasce soprattutto sulla spinta di molti di quelli che sono stati chiamati a restituire, a distanza di tanto tempo, i contributi per abbattere i tassi di interesse dei mutui.

«Ma io non mi sento minimamente in colpa per la legge 44», assicura oggi Muledda: «La prima applicazione non fu mai contestata. Solo che alcuni anni dopo, per reagire alla siccità, anziché stanziare altri aiuti il Consiglio varò una Finanziaria che richiamava in vita quel provvedimento».

Nel frattempo erano cambiati i controlli comunitari, e puntualmente è arrivata da Bruxelles una richiesta di spiegazioni indirizzata al Governo italiano. Ma secondo l'ex assessore «il guaio è stato che, mentre l'Ue apriva una procedura di infrazione, è stata applicata la procedura altre tre volte. A quel punto le parti si sono irrigidite. Altre vicende simili sono finite con l'Europa che diceva: facciamo salvi gli effetti già prodotti, ma non accada più. Invece stavolta hanno ordinato all'Italia il recupero delle somme che erano state distribuite in maniera illegittima».

Da L'Unione sarda del 27 aprile 2012

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ORISTANO: Per combattere l'evasione alleanza tra Comune e Agenzia delle Entrate.

IL COMUNE DI ORISTANO E LA DIREZIONE REGIONALE DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE HANNO SOTTOSCRITTO UN “PROTOCOLLO D’INTESA” PER COMBATTERE L'EVASIONE.
Grazie all’accordo, che ha validità triennale, al comune sarà riconosciuto dallo Stato il 100% delle somme recuperate, in virtù dell’azione congiunta di segnalazione e recupero per gli anni di imposta a partire dal 2007. Quello di Oristano è il primo comune della Sardegna a definire un accordo con l’Agenzia delle Entrate, per potenziare l’azione di contrasto all’evasione fiscale, trasmettendo all’Agenzia delle Entrate informazioni utilizzabili ai fini dell’accertamento dei tributi erariali.

TRATTO DAL BLOG DI ANGELO PORCHEDDU

Risposta a certa sinistra sull’indipendentismo

DAL BLOG DI PAOLO MANINCHEDDA: Risposta a certa sinistra sull’indipendentismo
"Oggi nel Pd c’è una componente del capitalismo italiano conservatore che ha capito che il pensiero indipendentista è il volto nuovo del riformismo; per questo lo teme" ...

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RISULTATI DELLA CONSULTAZIONE SUL METANODOTTO GALSI AT BINTU GALSI SE CHIN SU 53.14%

CUSTOS SONT RE RESULTADOS DE SA CONSULTZIONE  DURATRA DAE SU 10/12/2011 A SU 10/03/2012
VOTOS SMS VALISOS  5.777
GALSI SE    3.070       53.14%
GALSI NO   2.220       38.43%
GALSI SI        471         8.15%
NULLOS           16          0.28%
Sont istados iscartados so votos fatos duas bias.
A BINTU SA VOLUNTADE DE SUBERANIA DE SA NATZIONE SARDA CHI NON CHERET PRUS NARRER CHI EIA O CHI NONO A SU CHI LI VENITA DAE FORAS MA CHERET PONNER ISSA SOS TERMINES DE SU CUNTRATU
SSA CONSULTATZIONE PEDIAT DE ISCRIERE IN D'UNU SMS
GALSI SI Se sei favorevole
GALSI NO Se sei contrario
GALSI SE Se sei favorevole
solo se......
Se ci saranno le reti di connessione secondaria a spese del GALSI
Se tutti i sardi ne potranno beneficiare a prezzo scontato
Se il galsi pagherà il pedaggio, per compensare i sardi ancora non serviti
Se lavoreranno le imprese sarde e ci saranno i piani di sicurezza
Se la concessione sara’ annullabile da un contratto d’intesa con la RAS
Se verranno spente le centrali a carbone, a gasolio e biomasse

SAS REJONE PRO RISPONNER FINT CUSTAS
Le ragioni del SI
- Riduce i costi energetici delle famiglie e delle aziende del 30-40%
- La Sardegna è l’unica regione dello stato a non avere il metano
- Riserva alla Sardegna 2 miliardi di mc/anno e i relativi punti di allaccio
- Riduce le emissioni di CO 2, di polveri e nanoparticelle
-Rilancia l’industria della ceramica, del porcellanato e delle sabbie silicee,
adesso esportate al grezzo, creando migliaia di posti di lavoro
- Permette di eliminare le inquinanti centrali a gasolio e a carbone
- Riscatta la Sardegna dalla monocoltura del petrolio e della chimica
- Causa meno danni ambientali, meno servitù ed espropri di una strada
- Per autotrazione permette di fare il pieno con meno di 20€
- E’ la più grande opera infrastrutturale che abbia coinvolto la Sardegna
- Tutta la Europa ha metanodotti .
Le ragioni del NO
- E’ una ulteriore servitù imposta alla Sardegna, a noi non serve
- I sardi non ne beneficeranno perché non sono previste reti secondarie
- Non sono previsti oneri di pedaggio o sconti per compensare i sardi
- Sventra la Sardegna con un tubo del diametro da 20 cm con gravi rischi ambientali,
idrogeologici, archeologici, sanitari e di incendio
- Compromette l’integrità delle zone costiere, delle aree tutelate,
dei fondali marini e della loro flora e fauna.
- Le reti secondarie sono a totale carico dei sardi
- La disponibilità del metano è limitata (15-20 anni)
e proveniente da zone instabili politicamente
- Produciamo più energia di quella che ci serve e la svendiamo
- Possono verificarsi, perdite di gas, esplosioni e attentati terroristici
- Favorisce il capitalismo russo ed e in mano a poche multinazionali.
Le ragioni del SE
- Non si può dire no a tutto ma avere il coraggio di fare scelte e proposte
- Non si può dire si senza porre le proprie condizioni per tutelare l’ambiente, il territorio la
salute e gli interessi del popolo sardo e avere potere decisionale sulla propria terra.
- Per la prima volta la Sardegna si apre a rapporti economici diretti con l’altra sponda del
mediterraneo e esce dalla gabbia del capitalismo italiano
- Dire no ad un modello energetico significa dire si a quello attuale che
sta riempiendo il registro tumori della sanità sarda
- Un no o un si sono comunque un’accettazione di modelli
imposti da altri e ne favoriscono gli interessi speculativi.
- Non è come per il liberatorio no-nucleare, il no-Galsi è un si-petrolio-carbone.
Info - per ulteriori informazioni le potete avere da varie fonti internet mediante
un qualsiasi motore di ricerca digitando “no galsi” o semplicemente “galsi”.

SIAMO UN POPOLO E ABBIAMO IL DIRITTO DI DECIDERE

TRATTO DA SARDIGNA NATZIONE 







ARBOREA, no ai pozzi ...nessun vantaggio per il territorio in termini di occupazione né riduzione sulle bollette

Stasera il Consiglio convocato per contestare le trivellazioni Il sindaco Santucciu: nessun vantaggio per il territorio La Regione ha già dato uno stop alla ricerca del gas nelle campagne di Arborea imponendo alla Saras la valutazione d'impatto ambientale. Un altro no al progetto adesso arriva dal Comune di Marrubiu.

Sarà il Consiglio presieduto dal sindaco Andrea Santucciu (convocato oggi alle 18.30) a esprimere ufficialmente la sua contrarietà al progetto “Eleonora” per le trivellazioni nella zona di S'Ena Arrubia: «Nessun vantaggio per il territorio in termini di occupazione né riduzione sulle bollette».

Nell'ultima riunione dell'assemblea civica era stato il primo cittadino a presentare una pregiudiziale e annunciare un ordine del giorno dopo aver valutato il progetto. «Sentendo alcuni esperti vicini alla Saras, non ci sarà alcuna ricaduta occupazionale nel territorio - ha spiegato Santucciu - tranne un unico posto di guardiania. Una magra soddisfazione nei confronti dell'impatto ambientale previsto».

Non solo. «Non è previsto al momento alcuno sconto sulle bollette, dunque nessun vantaggio neanche per i cittadini», ha proseguito il sindaco. «Le accise finiranno nel Nord Italia. Tutti dati dimostrati dal comitato e sinora mai smentiti dalla società».

L'ordine del giorno sarà votato dalla maggioranza e da Nicoletta Garau esponente di una delle due minoranze. Il gruppo dell'ex sindaco Egidio Loi si esprimerà oggi in Consiglio. Ma perché Marrubiu sente il bisogno di dire la sua su un progetto che non riguarda direttamente il suo territorio? «L'area di S'Ena Arrubia confina con le nostre terre - ha chiuso Santucciu - e la nostra visione coinvolge tutta l'Unione dei Comuni. Non siamo contro le energie rinnovabili, ma questo progetto non ha alcun vantaggio».

Da L'Unione Sarda del 26 aprile 2012

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QATAR E IRAN DISPOSTE A RICONOSCERE L’INDIPENDENZA DELL’AZAWAD ...in cambio del petrolio

Qatar e Iran si sono dette disposte a riconoscere ufficialmente l’indipendenza dell’Azawad, regione al nord del Mali e base dei ribelli tuareg.
In cambio, le autorità dei due Paesi, richiedono la possibilità di effettuare esplorazioni nella zona con l’intento di ricercare giacimenti di petrolio.

Lo rivela il quotidiano algerino En-Nahar, che ha citato fonti della direzione del Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad (Mnla): “Il capo del nostro ufficio politico, Mahmoud Agh Ghali, è stato contattato da diplomatici del Qatar e dell’Iran presenti nella regione che gli hanno offerto di concedere alle società petrolifere nazionali la possibilità di effettuare esplorazioni in cambio del riconoscimento della nostra indipendenza proclamata ad inizio mese”.

Il giornale sottolinea che “l’Iran da tempo sta cercando alleati strategici in nord Africa, avendo sottoscritto accordi con il Senegal e la Mauritania e altrettanto sta facendo il Qatar“.

Da Eilmensile del 26 aprile 2012

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FLOTTA SARDA: NAVE "CORAGGIO" DA 1 GIUGNO SU PORTO TORRES-SAVONA

Al via il primo giugno il collegamento Porto Torres-Vado Ligure (Savona) operato dalla cosiddetta Flotta sarda attraverso la Saremar, la compagnia di navigazione controllata dalla Regione. E' stato infatti siglato un accordo con la Grimaldi holding per il noleggio, sino a settembre, della motonave "Coraggio". Quella con Savona e' la seconda tratta attivata quest'anno, sullo schema gia' collaudato la scorsa estate, e segue l'avvio dei collegamenti, partiti il 16 gennaio, tra Olbia e Civitavecchia con i traghetti Saremar "Scintu" e "Dimonios".

Da Ansa del 26 aprile 2012

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A PROPOSITO DELLA RIDUZIONE DEL NUMERO DEI CONSIGLIERI REGIONALI ....

ANTONELLO CABRAS: ...la specificità della Valle d’Aosta e delle due Province autonome di Trento e Bolzano richiedono una valutazione separata.

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IN PASSATO I SARACENI VENIVANO IN SARDEGNA PER DEPREDARE ....E ADESSO ?

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Sardegna e Giappone accomunati dalla fine del Feudalesimo solo nell' 800

In Giappone il feudalismo finisce 140 anni fa, in Sardegna 170 anni fa, qualcuno lo dica a Piero Angela che nel SuperQuark di ieri sera si bullava "Pensate, come se in Italia il feudalesimo fosse finito solo 140 anni fa". Scopri tutto!

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LINGUA SARDA: Il preoccupante declino de "su casteddaiu"

Il dialetto cagliaritano si sente ancora per le vie della città ma diminuisce il suo uso, le parole si modificano e il casteddaio entra nello slang giovanile.

Giri per la città, con le orecchie tese, e capita di sentire dialoghi, frasi, parole in dialetto cagliaritano. Vocali aperte, sguaiate; un intercalare che talvolta calca sulle doppie: espressioni colorate che profumano di popolaresco, una fotografia dell'angiporto del secolo scorso ma anche il raffinato accento nobiliare di chi stava arroccato nel Casteddu 'e susu .

Col progresso l'italiano è diventata la lingua di tutti e ha rapidamente eroso 'quella' parlata casteddaia. Oggi, statistiche alla mano, si procede a velocità devastante: il dialetto - come del resto succede al sardo - è usato sei volte in meno rispetto a una generazione addietro e chissà cosa potrà accadere fra cinquant'anni.

"Su casteddaiu" sarà un ricordo sbiadito, sopravviverà come adesso facciamo con le citazioni latine oppure troverà nuova linfa, trasformandosi a contatto con le altre lingue ma tenendo sempre una natura verace?

Da L'Unione Sarda del 24 aprile 2012

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RADAR A CAPO COMINO ...NO GRAZIE !

Il fronte anti-radar si è scatenato su internet. La possibilità di veder sorgere un radar di ultima generazione a Capo Comino non va giù a molte persone. Del provvedimento se ne parla da molti anni, ma solo di recente è tornato alla ribalta proprio grazie al tam-tam su Facebook. Capo Comino, infatti, per la sua particolare posizione geografica figura tra i siti individuati in un apposito piano, disposto a suo tempo dal ministero dei trasporti e delle infrastrutture, dove collocare, in un futuro incerto, un radar molto sofisticato.

Dotato di una tecnologia avanzata, chiamata Vts, munita di sensori, collegamenti satellitari e via dicendo in grado di rendere totalmente sicura la navigazione in mare nonché prevenire svariati tipi di illeciti penali, dalla presenza di contrabbandieri a quella di natanti clandestini. A preoccupare il fronte del “no” sono però le potenziali emissioni elettromagnetiche prodotte da questo genere di apparecchiature e l'utilizzo, per finalità non strettamente ecologiche, di una perla naturale come Capo Comino, che tra l'altro è una zona Sic. Gli attivisti anti-radar sono sul piede di guerra.

«Ma come – hanno scritto su internet, in sostanza, molti siniscolesi – Capo Comino è riconosciuta come una delle zone più belle e delicate della Sardegna e c'è chi vuole svilirla con un'opera che potrebbe avere gravi ripercussioni sulla nostra salute? Siamo pronti a presidiare la zona per evitare questo provvedimento». Anche il sindaco di Siniscola vuole vederci chiaro. Quello del radar, infatti, sembra quasi un giallo. «In municipio non ci risulta nessun atto relativo a questa struttura – spiega Rocco Celentano – e sto cercando di approfondire meglio la questione, per capirne bene i contenuti. Posso comunque assicurare che ci adopereremo per tutelare la bellezza e la salubrità di Capo Comino, che è una zona protetta e come tale va salvaguardata».

Nella giornata di domani, intanto, a Siniscola è annunciato un presidio del comitato No-radar, che sta raccogliendo firme contro l'installazione di questo genere di apparecchiature in Sardegna. Oltre a Capo Comino, infatti, simili radar pare siano previsti anche in altre zone dell'isola. Sulla possibilità di realizzare l'opera molti mettono già le mani avanti, liquidando la cosa con un “no grazie”. «Molto meglio -dicono- valorizzazione Capo Comino dal punto di vista turistico e ambientale».
Salvatore Martini

Da La Nuova Sardegna del 24 aprile 2012 


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PORTO TORRES: Vinyls, Regione parte civile per i danni provocati nel tempo dal petrolchimico

La Regione si costituirà parte civile nel processo a carico dei rappresentanti di Syndial, Sasol Italia e Vinyls. La decisione, su proposta dello stesso presidente Ugo Cappellacci, è stata presa dall'intero esecutivo all'unanimità. L'obiettivo della giunta regionale mira a ottenere un risarcimento danni da parte delle aziende coinvolte nel disastro ambientale verificatosi nel corso degli anni, a partire dal 2005, nel golfo di Porto Torres.

L'INTERESSE In particolare, le direzioni generali degli assessorati del Turismo e della Sanità, oltre a quella dell'Agenzia regionale del distretto idrografico, hanno proposto, con altrettante note diverse, la resistenza in giudizio «sussistendo l'interesse, in quanto i reati contestati hanno cagionato danni alla Regione Sardegna».

LE ACCUSE Nel capo di imputazione, formulato dal pubblico ministero e fatto proprio dal giudice delle udienze preliminari, a Gian Franco Righi (Syndial), Guido Safran (Sasol Italia), Diego Carmello (Ineos Vinyls) e Francesco Maria Apeddu (Ineos), amministratori delle società, i reati di disastro ambientale, avvelenamento di sostanze destinate all'alimentazione (fauna ittica) e altre violazioni connesse allo scarico di acque reflue industriali.

LE PARTI OFFESE Nel lungo elenco ci sono la Presidenza del Consiglio dei ministri che, all'apertura del processo il mese scorso, aveva fatto sapere della sua costituzione e il ministero dell'Ambiente. Non ci sarà alcuna richiesta di risarcimento in denaro, è stato sottolineato, ma la semplice volontà di stare vicino alla pubblica accusa, alle amministrazioni comunale e provinciale, all'associazione Anpana, ai maestri d'ascia Polese. Quelli, cioè, che hanno subìto i danni maggiori.
Alla base di tutto, il blitz dei militanti Irs, che fecero partire le indagini. Era stata proprio un'azione degli indipendentisti, con in testa il loro leader Gavino Sale, nel 2003, a sollevare il velo sul mistero degli scarichi del petrolchimico.

Da L'Unione Sarda del 25 aprile 2012

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FOTOVOLTAICO: Narbolia, l'incontro tra operai finisce in lite

La tensione esplode alle prime battute della discussione sul mega impianto fotovoltaico a S'Arrieddu. Due posizioni opposte della vicenda, che in queste ultime settimane sta infiammando Narbolia, si confrontano in modo piuttosto vivace e in un batter d'occhio si arriva alle mani. L'intervento immediato di alcuni cittadini che partecipano all'assemblea e dei carabinieri, che vigilano per evitare scontri, mette fine velocemente alla zuffa.

NUOVO ESPOSTO Questa volta il Comitato S'Arrieddu per Narbolia ha individuato un nuovo interlocutore cui chiedere il blocco dell'impianto, dopo la Procura della Repubblica e il Noe. «Abbiamo presentato un esposto al Gestore dei servizi energetici» ha annunciato Giorgio Vargiu, segretario regionale Adiconsum e componente del Comitato, «per segnalare una serie di irregolarità nella data delle autorizzazioni dichiarate dalla società Enervitabio Santa Reparata. Siamo convinti che la società non ha diritto agli incentivi perché in quella data indicata le autorizzazioni non erano state ancora rilasciate».

IL PROGETTO In ballo c'è la realizzazione di una distesa di 1600 serre fotovoltaiche per la produzione di 28 megawatt di energia. «L'investimento è di circa 50 milioni» ha precisato Pietro Porcedda, del Comitato. «Una cifra consistente che il gruppo multinazionale cinese sta mettendo a correre, danneggiando però un centinaio di ettari di terreni agricoli che saranno inevitabilmente stravolti, perché il progetto è solo un'opera industriale con scopi speculativi».

IL DIBATTITO Affermazioni che hanno suscitato la reazione di uno degli operai impegnati nei lavori, parzialmente bloccati una settimana fa da un decreto cautelare del presidente del Tar cui il Comitato si era rivolto. «Non capisco perché si stia colpevolizzando una società che ha deciso di fare questo investimento e che sta dando lavoro a tanti operai» ha detto Romeo Manca. «Nel cantiere nessuno di noi è costretto a fare lo schiavo: ci hanno proposto un contratto e le condizioni di lavoro, eravamo liberi di accettare o no». A questo punto è esploso un battibecco fra Manca e Nello Schirru, che da mesi si oppone in tutti i modi alla realizzazione della serra.
Patrizia Mocci

Da L'Unione Sarda del 25 aprile 2012


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SARDIGNA NATZIONE INDIPENDENTZIA: Galsi, i dati di Bustianu Cumpostu

Domani (giovedì 26) alle 10 all'Hotel Mediterraneo di Cagliari Sardigna Natzione Indipendentzia e la Confederazione sindacale sarda presentano i risultati della consultazione popolare sul metanodotto Galsi.

Proprio al fine di poter conoscere la volontà dei sardi in merito alla proposta di realizzazione del metanodotto Galsi, che dovrebbe permettere di portare in Italia il gas dall'Algeria, il 10 novembre 2011 il partito indipendentista e la confederazione sindacale avevano promosso una consultazione nazionale del popolo sardo che si è conclusa il 10 marzo.

Domani dirigenti e militanti di Sardigna Natzione Indipendentzia e la Confederazione sindacale sarda ne comunicheranno i risultati durante l'incontro cui interverranno Bustianu Cumpostu e Giacomo Meloni.

Da L'Unione Sarda del 25 aprile 2012

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Tangenti pagate da AgustaWestland (società di Finmeccanica) per aggiudicarsi commesse all'estero.

l'Inchiesta sul colosso della difesA

Finmeccanica, sequestri in corso in Svizzera

Perquisizioni a Lugano nell'ambito dell'indagine
condotta dalla procura di Napoli


Giuseppe Orsi, il nuovo amministratore delegato d Finmeccanica (Imagoeconomica)Giuseppe Orsi, il nuovo amministratore delegato d Finmeccanica (Imagoeconomica)
MILANO - Sequestri e perquisizioni sono in corso a Lugano, in Svizzera, nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti Finmeccanica condotta dalla procura di Napoli. Secondo quanto si apprende i pm Francesco Curcio e Vincenzo Piscitelli, che conducono l'indagine insieme al sostituto Henry John Woodcock e al Procuratore aggiunto Francesco Greco, si trovano in Svizzera per seguire le operazioni in coordinamento con la procura Federale elvetica. Gli sviluppi investigativi sarebbero legati alle dichiarazioni fatte ai pm da Lorenzo Borgogni, ex responsabile delle relazioni esterne del colosso della Difesa partecipato dallo Stato.

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I MILITARI ITALIANI MUOIONO A CAUSA DELL'AMIANTO SITUATO ALL'INTERNO DELLE NAVI (ascolta l'audizione)

Audizione del sostituto procuratore della Repubblica di Padova, Sergio Dini.

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COLONIALISMO CULTURALE: Secondo Pechino, l'insegnamento del tibetano - la lingua ma anche la cultura, la musica e la storia - è un crimine paragonabile all'indipendentismo.

Sichuan, chiusa con la forza una scuola che insegnava il tibetano
Le autorità temono e proibiscono ogni forma di insegnamento autonomo: in Tibet e nelle province cinesi a maggioranza tibetana si deve parlare e scrivere in mandarino. Arrestati il preside e un insegnante: la scuola era aperta da più di 20 anni. 

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Egitto interrompe forniture gas in Israele: Non è decisione politica

L'Egitto accusa Israele di non pagare le forniture da quattro mesi.

Anche in Italia può succedere con il Galsi, se l'Italia non paga le forniture del gas all'Algeria, quest'ultima può interrompere la fornitura del metano, e la Sardegna rimarrà senza gas e con un territorio devastato.

EGITTO INTERROMPE FORNITURE GAS IN ISRAELE

URANIO IMPOVERITO - QUANDO RICADE LA POLVERE

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TEULADA: Lo Stato italiano non dismette le aree militari, ma le concede ad una azienda per realizzare impianti fotovoltaici

LA DIFESA REPLICA AL COMUNE DI TEULADA E MANDA AVANTI IL CONTESTATO PROGETTO

La Difesa spa difende il progetto di parco fotovoltaico all’interno del poligono militare di Capo Teulada. L’iniziativa era stata contestata dal consiglio comunale per il mancato coinvolgimento della comunità locale e per le caratteristiche industriali e speculative dell’intervento. Attraverso una nota del generale Armando Novelli. presidente della società Difesa spa, la quale ha individuato in Enel Green Power l’azienda destinata a realizzare il progetto. arrivano alcune precisazioni e nuovi dati sull’ entità dell’impresa.

Gli impianti fotovoltaici previsti sono due per un utilizzo di 165 ettari di territorio, nell’area nord del Poligono Militare di Capo Teulada. Saranno prodotti 70 GWh all’anno di energia. sufficienti per il fabbisogno di almeno 30mila famiglie. L’investimento previsto è di 80 milioni di euro.

Il loro funzionamento dovrebbe durare intorno ai 20—25 anni .

Sin qui alcuni dati tecnici. Sul mancato coinvolgimento dell’amministrazione locale: «Non è stata coinvolta nella fase precedente la gara- si legge nella nota- in quanto non era nota la possibilità di successo. Ma ora potrà far valere il proprio punto di vista nel rispetto dei percorsi codificati dalle leggi e la propria capacità di azione rispetto all’impresa che ha vinto la gara. La procedura adottata, sulla valutazione dell’impatto ambientale, è stata scelta per coinvolgere le sensibilità locali e non per sottrarsi ai loro pareri».
Non ci sarà, inoltre, alcuna dismissione di queste aree militari, le quali resteranno pienamente nella proprietà delle Forze Armate.
(e.c.)

Da La Nuova del 23 aprile 2012

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LA MADDALENA: Bonifiche mai finite e tante incompiute

Il caso delle bonifiche mai finite nell’ex arsenale militare grida vendetta da anni e proprio per questo figura in primo piano nelle carte del processo che si apre a Perugia. Il costruttore Diego Anemone e il funzionario De Santis, oltre che per i lavori destinati a Caprera per i 150 anni dell’Unità d’Italia, devono rispondere d’irregolarità negli appalti sul 4°, sul 5° e sul 6° lotto a suo tempo previsti per la riconversione economica dell’arcipelago.

Sono gli interventi per palazzo della conferenza e area delegati, residenze e zona in origine destinata alla stampa e ai servizi in vista del summit tra i Grandi. Grosso modo le stesse accuse vengono mosse a Della Giovampaola e a Balducci. Per l’ex presidente del Consiglio dei lavori pubblici, del quale molti ricordano le visite alla Maddalena in compagnia dell’ex premier Berlusconi, gli inquirenti hanno raccolto una mole impressionante di prove.

Più defilate le posizioni degli imputati minori. Mentre nel decreto di rinvio a giudizio ci si sofferma sul ruolo di Bertolaso. Una posizione strettamente legata, negli atti dell’inchiesta, con quella di Anemone, alla cui famiglia la Procura di Roma ha di recente sequestrato durante indagini parallele beni per 32 milioni. Entrambi, scrive il gup,ni, «con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso», sono accusati di aver concorso a determinare nell’arcipelago «scelte economiche svantaggiose per la pubblica amministrazione».

In particolare l’ex capo della Protezione civile avrebbe «illegittimamente operato per consentire che le imprese del gruppo Anemone risultassero aggiudicatarie degli appalti e e che il costo aumentasse considerevolmente rispetto a quello del bando». Anche, conclude il giudice, «con atti aggiuntivi e spese incongrue o eccessive».

Da La Nuova Sardegna del 23 aprile 2012

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LA MADDALENA: G8, la Cricca alla sbarra a Perugia

ERANO DELLA REGIONE SARDEGNA QUASI LA META' DEI SOLDI PUBBLICI INVESTITI NEL VORTICOSO GIRO DI CONTI ALLA MADDALENA: 280 MILIONI
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La doppia B (Bertolaso-Balducci) per gli inquirenti indica i cervelli delle operazioni tese a far lievitare i costi degli appalti, a cominciare dalla Maddalena. Ma c’è una grande A, l’iniziale di Anemone, che secondo gli investigatori avvicendatisi nelle indagini in questi anni proiettata un’ombra su tutti i versanti della complessa vicenda di corruzione. Il costruttore romano compirà 41 anni a luglio. Sarebbe stato lui il principale beneficiario degli intrallazzi nell’arcipelago e nel Lazio. Deve rispondere di aver agito in combutta con dirigenti pubblici e alti rappresentanti dei vertici ministeriali o dello Stato, secondo pm e gup pronti a sacrificare gli interessi collettivi per ottenere tornaconti personali.

PERUGIA Via in Umbria al processo dell’anno per corruzione. Gli ultimi rebus sulle incompiute e sugli appalti gonfiati per il G8 alla Maddalena troveranno presto soluzione. Da oggi a Perugia la Cricca è alla sbarra. Diciotto gli imputati: tutti eccellenti, e intoccabili sino a qualche anno fa, coinvolti nel filone principale dell'inchiesta sui Grandi eventi. A febbraio 2010 le manette scattarono per cinque di loro, ora nessuno è più in cella. Secondo la Procura di Perugia, Bertolaso e presunti complici in affari avrebbero agevolato imprenditori amici, in special modo Diego Anemone, anche lui rinviato a giudizio. Tutto in cambio di denaro, prestazioni sessuali, favori, prebende e regali. Con un danno gravissimo per la comunità dell’arcipelago sardo. Ma il sistema gelatinoso non riguarda soltanto i lavori alla Maddalena.

Nonostante gli accusati si proclamino innocenti, o addirittura estranei, il Gup Claudia Matteini si è convinta della loro responsabilità in parecchie faccende dai lati oscuri. Da qui le incriminazioni, che vanno dalla corruzione all’associazione per delinquere (non contestata, quest’ultima, all’ex capo della Protezione civile). Sono storie di traffici sospetti nell’esecuzione di lavori pubblici. Legate anche ai Campionati mondiali di nuoto (Roma 2009), allo stadio centrale del tennis al Foro italico, al Museo dello sport italiano a Tor Vergata, alle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità. E, ancora, alla caserma Zignani dei servizi segreti, sempre nella capitale, per ristrutturazioni che si erano rese necessarie nel 2004. Tra le carte spunta persino la prostituzione. Alcune «professioniste» sarebbero infatti state reclutate da Anemone per offrire serate hard a Bertolaso, al provveditore delle opere pubbliche De Santis e al suo collega Della Giovampaola. Secondo l'accusa, in cambio dei vantaggi ricevuti dagli imprenditori, Bertolaso avrebbe ottenuto la disponibilità di un appartamento a Roma e quella di una massaggiatrice nel complesso sportivo del costruttore, il Salaria Village. Spicciolo più spicciolo meno, le imprese facenti capo ad Anemone avrebbero realizzato illecitamente utili per complessivi 75 milioni. Finora un solo indiziato è stato prosciolto nello scorso settembre, al termine della fase preliminare di lunghe indagini contrassegnate da pedinamenti, intercettazioni e messa a punto di una valanga di documenti a corredo delle prove: è l’ex vicepresidente dell'istituto per il credito sportivo ed ex senatore del Pd Alberto Covello. Non è detto che la prima udienza di stamane, davanti al tribunale di Perugia, superi la raffica di eccezioni e richieste di rinvio che molti legali si preparano a presentare. Se il processo non slitterà e sarà comunque avviato sul piano formale, potranno costituirsi parte civile i danneggiati. Il Gup ha individuato tra le istituzioni lese la presidenza del Consiglio e il ministero delle Infrastrutture, le stesse autorità che avrebbero dovuto vigilare sul sistema gelatinoso attribuito alla Cricca della Ferratella.

Ma il Comune della Maddalena ha già annunciato che intende a sua volta chiedere un risarcimento attraverso l’assistenza degli avvocati Tito Milella e Gian Comita Ragnedda. E non si esclude che faccia un passo verso questa direzione la stessa Regione Sardegna. Erano infatti suoi quasi la metà dei soldi pubblici investiti nel vorticoso giro di conti alla Maddalena: 280 dei 410 milioni spesi in tutto per le Grandi opere dal 2008 in Italia.
(Pier Giorgio Pinna e Antioco Fois)

Da La Nuova Sardegna del 23 aprile 2012


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LA POLITICA ENERGETICA DEI "TECNICI" E GLI IDROCARBURI ITALIANI

Da tempo il ruolo assegnato all'Italia (purtroppo non contrastato ai tempi del centrosinistra di Prodi-Bersani) sembrerebbe quello di diventare il terminale di grandi interconnessioni per i flussi di petrolio e di metano dalla Turchia (progetto ITGI), dall'Algeria (progetto GALSI), dalla Russia, dall’Albania e sede di rigassificatori che ne farebbero la piattaforma di transito e di stoccaggio per l’Europa. Una politica energetica “low carbon” verrebbe così compromessa e la spinta referendaria metabolizzata dal freddo calcolo dei banchieri al Governo.
 TESTO ORIGINALE 



domenica 22 aprile 2012

PRESENTAZIONE DEL MOVIMENTO "SARDIGNA LIBERA"

SardignaLibera 

 

VIDEO intervento di Claudia Zuncheddu, prima parte. 

VIDEO intervento di Claudia Zuncheddu, seconda parte. 

VIDEO intervento di Giulietto Chiesa.

VIDEO intervento di Claudia Zuncheddu e Valeria Fanari. 

VIDEO intervento di Francesco Loddo e Piergiorgio Meli 

VIDEO Sardigna Libera discussione 1  

VIDEO SardignaLibera discussione parte IV. 

RIVOLTA CONTRO L’IMU GLI AGRICOLTORI: NON PAGHIAMOLA

Rivolta degli agricoltori sull’Imu. «Dobbiamo rifiutarci di pagare una tassa così iniqua, molti di noi non possiedono neppure le risorse economiche per pagare la tassa sui fabbricati agricoli e sui terreni» È quanto è emerso durante l'assemblea “Vertenza Agricoltura”, che si è tenuta ieri a Ittiri nel salone del convento Francescano, convocata dalla Confederazione Italiana Agricoltori, per informare la categoria e per un confronto sulle azioni da intraprendere a tutela di un comparto in gravissima sofferenza economica.
È stato padre Francesco Sechi a dare inizio agli interventi e, ad una folta platea di operatori del comparto agricolo presente all’appuntamento, il religioso ha lanciato un messaggio di unione, nel rifiuto del personalismo, freno ancestrale per il cambio di mentalità.

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ECONOMIA & LAVORO: LA CRISI DEL SETTORE ALIMENTARE

Presa diretta "Terra e Cibo" 

 RAI 3 puntata del 9 / 10 / 2011 

 

 

 AD 1:02:37 LA PROTESTA DEI PASTORI SARDI

 

MALEDETTA ITALIA E I SUOI SERVI: Artigiano sardo perde il lavoro e si suicida

Un artigiano edile di 52 anni, rimasto senza lavoro, si e' impiccato in Sardegna perche' non sapeva piu' come fare per mantenere la famiglia, moglie e tre figli.

"Scusatemi, ma forse non e' solo colpa mia" ha scritto in un messaggio ai familiari lasciato sul tavolo usato per raggiungere la fune con la quale si e' tolto la vita.

L'artigiano, secondo quando pubblica il quotidiano L'Unione Sarda, era uscito di casa, in un paese dell'oristanese, due giorni fa e aveva fatto perdere le proprie tracce.

Il telefono cellulare squillava a vuoto e le ricerche non avevano dato esito. Solo ieri un cognato ho controllato un locale che G. N. usava come deposito attrezzi, scoprendo il corpo appeso ad una trave.

Il blocco dell'edilizia in tutta la Sardegna aveva fatto perdere il lavoro all'artigiano e, come hanno raccontato i parenti, tutte le sue richieste di aiuto per ottenere qualche commessa erano cadute nel vuoto.

Nella lettera d'addio, l'uomo ha chiesto scusa alla famiglia, rivolgendosi soprattutto al figlio piu' piccolo. Proprio in ieri a Siliqua (Carbonia-Iglesias) si e' svolta una fiaccolata per ricordare tutte le persone che si sono suicidate in Italia, travolte dalla crisi.
Alla marcia silenziosa hanno partecipato in oltre 2.000.

Da Rainews24 del 22 aprile 2012

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Vertenza Entrate: la Corte Costituzionale si oppone al Governo. Roma dovrà restituire i soldi ai Sardi

La notizia ha un enorme rilievo politico (ed economico): le tasse pagate per anni allo Stato e che dovevano tornare alla Sardegna in base all’art. 8 del nostro Statuto Autonomo dovranno essere restituite, si parla di circa 10 miliardi di euro, dimezzati durante la scorsa legislatura.
Inoltre, in base all’accordo Soru-Prodi, il Governo aveva scaricato sulle spalle della Regione i costi della Sanità e dei Trasporti ma non aveva mai avviato la restituzione del debito, in quanto, secondo l’esecutivo, la Regione non aveva adottato norme di attuazione per rendere valido l’art. 8.

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DALLA ROMANIA LAVORATORI A PREZZI STRACCIATI

Infatti gli imprenditori che assumono attraverso società interinali di quel paese possono fare riferimento alle normative di Bucarest.

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SISSINIO PIRAS consigliere regionale del Pdl: "Emiro del Qatar, venga anche ad Arbus" ...un paradiso terrestre a prezzi di saldo

L’emiro venuto dal Qatar non si fermi alla Costa Smeralda, a Teulada e a Masua, venga a fare shopping anche sulla costa di Arbus, che non è da meno dei paradisi fronte mare sui cui ha già messo occhi e portafoglio. L’invito, che ai più è apparsa come una boutade propagandistica, viene dal consigliere regionale Sisinnio Piras, del Pdl, che sentendosi un po’ profeta in patria tira acqua al mulino del territorio a cui deve la sua elezione nel parlamentino sardo. Non si sa mai che il signor Hamad bin Kalifa al-Thani, detto anche Emiro del Qatar, perda l’occasione della vita: un paradiso terrestre a prezzi di saldo.

Cosa ha fatto il consigliere Piras? Ha colto la palla al balzo della discesa in Sardegna del magnate arabo per farlo arrivare , seguendo la via istituzionale, in Costa Verde, a Ingurtosu e Piscinas. Altri avrebbero detto “venghino, signori, venghino”, Sisinnio Piras segue invece la forma che gli compete: «Mostriamo all’Emiro le bellezze della provincia del Medio Campidano, come la costa di Arbus. Lo sviluppo di questi territori può avvenire con investimenti di compagnie capaci e leader mondiali nel turismo, come appunto la Qatar Holding che fa capo all’Emiro».

E allora, che fare? “Chiederò al presidente della Regione – annuncia Piras – che si faccia portavoce delle istanze del territorio, proponendo una visita o quantomeno una illustrazione delle potenzialità della costa arburese all’Emiro». Apprezzabile iniziativa, ma qualche domanda bisogna porla: perché finora nella paradisiaca costa di Arbus il turismo ricco non è mai attecchito? Risposte facili facili: perché non c’e’ (e non ci potrà mai essere data la conformazione della costa) un attracco per yacht, panfili e vele d’altura, perché non ci sono strade, perché non c’è acqua abbastanza, perché (fortunatamente) a Piscinas e a Scivu c’è la totale salvaguardia paesaggistica.
Se qualcuno provvederà, sarà sempre possibile trovare un emiro spendaccione.

Da La Nuova Sardegna del 21 aprile 2012

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Energia per la Sardegna Oristano 22 gennaio 2010

Perchè no al nucleare Territorio,ambiente ed energie rinnovabili

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GALSI, IL METANODOTTO RIACCENDE LE POLEMICHE

Si ritorna a parlare del Galsi. A organizzare il dibattito sulla metanizzazione dell'Isola sono stati Sardegna Democratica, Rossomori, Italia dei Valori, La Sinistra, Circolo Lussu di SEL, che esprimono posizioni sostanzialmente favorevoli alla realizzazione del progetto. Di gas in Sardegna si parla infatti fin dagli anni Ottanta.Ora il sogno, o l'utopia, della reale diversificazione delle fonti del fabbisogno energetico sembra agli organizzatori del convegno - coordinato dal direttore della «Nuova» Paolo Catella - a un passo dall'essere raggiunto.

Per Giampaolo Diana, capogruppo del PD in Consiglio Regionale, il metanodotto «s'ha da fare», dato che la sua assenza rappresenta una forte diseconomia. Gesuino Muledda di Rossomori e l'ex Presidente della Regione Renato Soru vedono nel metanodotto una scelta fortemente voluta e non subita.
Esprime invece una posizione di riflessione Vincenzo Pillai di Rifondazione Comunista.

Ma è nell'esposizione delle criticità del progetto che il dibattito si accende. A dare fuoco alle polveri è Sergio Diana, del blog «Pro Sardegna, NoGasdotto», che chiede conto del costo di collegamento del Galsi alle reti cittadine che secondo quanto sostiene sarà di quattro miliardi di euro. Una cifra enorme e senza copertura. Diana prosegue chiedendo conto dell'impatto ambientale dell'opera per la quale sono previste fasce di rispetto da 40 fino a 100 metri.

Ne ha per tutti Diana, e contesta la relazione dell'esperto di combustibili Lorenzo Mocci, sostenendo che sia fatta su un progetto vecchio e quindi inutile. La VIA, la Valutazione di Impatto Ambientale, a suo avviso è stata affrettata attraverso la procedura d'urgenza e per ciò che concerne la posidonia oceanica - indispensabile all'ecosistema marino - ci si è accorti che non era stato richiesto l'ulteriore parere necessario in quanto protetta.

Infine, riguardo al coinvolgimento obbligatorio delle popolazioni in questo tipo di decisioni, Diana afferma che mai sono state convocate riunioni al Comune di San Giovanni Suergiu, sottolineando che invece la Galsi sponsorizza la locale squadra di calcio. Per tutti questi motivi Diana, ritenendo che sussistano gli estremi di omissione d'atti d'ufficio sostiene che la battaglia contro il Galsi proseguirà in tribunale. Le repliche sono state tutte di segno opposto.

Da La Nuova Sardegna del 21 aprile 2012
Tratto da NoGalsi Cagliari

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SERVITU' MILITARE (italiana), IMPRESA DI PULIZIE (continentale) E LAVORATORI SENZA STIPENDIO (sardi)

Nuova manifestazione di protesta questa mattina di fronte all’ingresso del distaccamento a mare di Capo San Lorenzo dei trentadue lavoratori della Alfiera 2001 , la società cooperativa di Campobasso, che cura il servizio di pulizia all’interno del poligono sperimentale e di addestramento interforze del Salto di Quirra. I lavoratori , non percepiscono lo stipendio dal mese di gennaio, così come il loro quaranta colleghi di Perdasdefogu, e da diverse settimane non riescono a mettersi in contatto con i referenti della società.

Nonostante tutto anche ieri mattina hanno assicurato il servizio. «I telefoni della Alfiera 2001 squillano ma non risponde nessuno – dice Paola Pilia responsabile del cantiere – Sono tutti diventati uccelli di bosco. Siamo fortemente preoccupati. L’amministrazione militare ha, infatti, regolarmente pagato alla società molisana, le spettanze del bimestre gennaio – febbraio. A giorni dovrebbe mettere in pagamento anche quelle relative al bimestre marzo aprile. Abbiamo chiesto che il pagamento ( saldo ) venga bloccato sino a quando l’ Alfiera 2001 non provvederà a pagarci le mensilità maturate. Ci risulta pure che la società non ha pagato i contributi previdenziali a 13 dei 32 dipendenti ». La manifestazione di ieri mattina si è svolta senza l’egida delle organizzazioni sindacali nonostante la maggior parte dei lavoratori sia iscritta alla filcams cgil. «Dobbiamo mangiare adesso e non possiamo permetterci di aspettare i tempi del sindacato- dice Sonia Podda, 39 anni , vedova, madre di una bambina, una delle più determinate».

La donna ha piazzato una tenda canadese davanti all ‘ingresso del poligono. « Non mi muoverò da qui – dice – sino a quando non riceverò almeno un acconto». I lavoratori hanno ricevuto attestati di solidarietà da parte dei militari e degli amministratori comunali di Villaputzu.
(Gian Carlo Bulla)

Da La Nuova Sardegna del 21 aprile del 2012

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EOLICO E P3: Cappellacci e Carboni dal giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Roma.


La prima grana giudiziaria per il governatore Ugo Cappellacci - poi seguita da altre tre inchieste - approda oggi davanti al giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Roma. Il caso “P3” si era abbattuto come una furia sul vertice della Regione nell’estate 2010, soprattutto per il coinvolgimento di Cappellacci nell’affaire gestito da Flavio Carboni, imprenditore nativo di Torralba, storico protagonista di trent’anni di intrighi italiani.

Oggi Carboni e Cappellacci sono coimputati per la corsa all’eolico sporco nell’isola, al quale il presidente della Giunta regionale avrebbe dato un avallo più che politico: la nomina - centrale secondo la Procura di Roma - di Ignazio Farris alla guida dell’Agenzia regionale per l’Ambiente, che nei disegni di Flavio Carboni avrebbe dovuto acquisire tutti i poteri in materia di energie alternative. Sullo sfondo resta quella “associazione che intendeva condizionare gli organi costituzionali dello Stato” - scrivono i magistrati nella loro ordinanza -, una sorta di nuova P2, appunto, che annovera tra i sospetti affiliati i big del Pdl Marcello Dell’Utri e Denis Verdini.

E poi i sardi Antonella Pau (compagna di Carboni), la moglie Maria Laura Scanu Concas, il direttore dell’Unicredit di Iglesias Stefano Porcu, Ignazio Farris, il presidente del consorzio Tea (bonifiche) Pinello Cossu e l’ex funzionario del comune di Porto Torres, Marcello Garau. Ugo Cappellacci risponde di abuso d’ufficio per la nomina, in odore di privilegio, di Ignazio Farris, da quando gli stessi magistrati romani - Rodolfo Sabelli e Giancarlo Capaldo - hanno stralciato l’accusa di corruzione. Oggi non sarà nell’aula 10 dell’edificio A, nel Palazzaccio capitolino, davanti al Gup Elvira Tamburelli. E questo perché il cuore del confronto tra pubblico ministero e difesa riguarda una questione tecnica, ma che in questa inchiesta si rivelerà fondamentale: l’utilizzabilità delle intercettazioni delle telefonate tra parlamentari, per le quali dovrà comunque essere chiesta l’autorizzazione a Camera e Senato.

Parlamentari che a Carboni garantivano appoggi politici o regolavano flussi di denaro, parte dei cinque milioni del tesoretto-eolico, soldi che imprenditori di Forlì affidarono a Flavio Carboni per invadere l’isola con torri del vento. L’altro filone dell’inchiesta (al quale i sardi sono estranei) che si fonda in gran parte sugli ascolti, riguarda il tentativo di condizionare procedimenti importanti in gran parte riconducibili agli interessi di Berlusconi, “Cesare” nelle intercettazioni: lodo Alfano, contenzioso fiscale di Mondadori, il ricorso contro l’arresto di Nicola Cosentino.
(Elena Laudante)

Da La Nuova Sardegna del 21 aprile 2012

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CHIMICA VERDE: IN QUESTO VIDEO, UNDICI MINUTI DI VELENI (conservate questo video)

Il cavallo di Troia arriva in Sardegna con la Chimica Verde 

 

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VIDEOLINA: Sardigna Libera - 21 aprile 2012

Nasce Sardigna libera, un nuovo movimento politico creato dalla consigliera regionale Claudia Zuncheddu, a difesa dell'indipendentismo della Sardegna

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QUIRRA: La Procura indaga su un sistema di intrecci tra Fiat, Finmeccanica ed Sgs

I missili Milan, sospettati di aver rilasciato torio radioattivo nel Salto di Quirra, sono stato prodotti dalla società Mbda, controllata da Finmeccanica. Qui comincia un gioco di scatole cinesi che la Procura di Lanusei è convinta di aver risolto, facendo luce su quel che è accaduto fin dagli anni 50 nel poligono tra Perdasdefogu e Villaputzu.

Perché la stessa Finmeccanica ingloba la Oto Melara, azienda che produce armi testate a Quirra, e fa parte di un consorzio con Fiat Iveco. Si tratta dei maggiori clienti privati del poligono. Prima hanno affittato a cifre altissime (anche 50 mila euro all'ora) l'area militare per far provare le armi agli eserciti di mezzo mondo (compreso quello libico di Gheddafi). Adesso sono sospettati di aver inquinato quel meraviglioso angolo di paradiso, di aver provocato un disastro ambientale nei suoli, nell'aria e nelle acque e di aver favorito l'insorgenza di tumori in 169 abitanti della zona (pastori, militari e semplici residenti)

I CONTROLLI Quando la Nato, su incarico del Ministero della Difesa, nel 2009 ha scelto le aziende alle quali affidare il controllo ambientale del poligono, alla ricerca di eventuali tracce di sostanze radioattive e nocive, uno dei lotti delle indagini è stato affidato alla Sgs. È una multinazionale che ha sedi in mezza Europa, comprese Olanda, Svizzera e Torino.
Il presidente? Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat. Nel consiglio d'amministrazione anche John Elkann, rampollo delle famiglia Agnelli che controlla il 15 per cento della Sgs.

GLI INDAGATI Questo circolo vizioso, secondo il Procuratore di Lanusei, Domenico Fiordalisi, avrebbe in qualche modo spinto due chimici della Sgs, Gilberto Nobile e Gabriella Fasciani (indagati per falso), a certificare che nel Salto di Quirra la presenza di sostanze altamente inquinanti non si poteva attribuire alle attività svolte al poligono.
Tesi non supportata da un'analisi del fondo naturale dei suoli da usare come metro di paragone. Seguono poi altre osservazioni al lavoro formati dei due chimici torinesi.

Un esempio: avrebbero affidato delicate analisi destinate a scoprire un eventuale inquinamento compiuto da militari ai laboratori chimici dell'Aeronautica di Pratica di Mare. Inoltre, «la limitazione di sensibilità degli apparecchi utilizzati poi per la ricerca di uranio impoverito nei campioni prelevati a Quirra», secondo i consulenti della Procura, era «fino a mille volte oltre quella necessaria per rilevare la presenza di uranio depleto», dice il fisico Evandro Lodi Rizzini, lo stesso che ha trovato torio nelle salme dei pastori riesumate a Perdasdefogu e Villaputzu.

I CONTROLLI Ma in generale tutte le analisi della Sgs, secondo Fiordalisi, erano all'acqua di rosa: per il controllo ambientale di un'area di 7 chilometri quadrati sono stati analizzati solo sette lombrichi (erano stati prelevati 56 vermi per chilometro quadrato in Kosovo, come scritto in diverse riviste scientifiche). Nessuna valutazione poi sulle quantità di torio ritrovate negli stessi lombrichi, nei funghi e nel suolo di determinate zone del poligono.
Per completare l'intreccio di società con sede a Quirra, nell'inchiesta della Procura di Lanusei compare anche la Vitrociset, del gruppo Selex, controllata di Finmeccanica.

La Vitrociset appartiene a Edoarda Vesel, vedova di Camillo Crociani, ex presidente di Finmeccanica condannato nel 1975 a due anni e quattro mesi per le tangenti dello scandalo Lockeed (miliardi di lire versati per oliare l'acquisto degli aerei Hercules C130) e morto in Messico nel 1980. La Vitrociset ha l'appalto dei controlli radar della Difesa e una sede con circa 130 dipendenti anche a Quirra.
Paolo Carta

Da L'Unione Sarda del 21 aprile 2012 


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Sardigna Libera: Auguri alla dodicesima sigla politica Sarda. Eccole tutte, con una postilla

Il 21 aprile 2012 la consigliera regionale Claudia Zuncheddu ha ufficialmente lanciato il dodicesimo movimento politico Sardo, ecco le sigle autonomiste/indipendentiste fondate nell’isola e attualmente operative:
Partito Sardo d’Azione, Sardigna Natzione, UDS, Riformatori Sardi, Fortza Paris, IRS, A Manca pro s’Indipendentzia, Rossomori, PAR.I.S. – Malu Entu, Manca Democràtica, ProgReS e la neonata Sardigna Libera.
Da notare, Sardigna Libera è l’ottava sigla di orientamento progressista.

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MOTI DI PALABANDA: Congiurati ? No, sono martiri

Rievocata in un convegno la sommossa anti piemontese del 1794 soffocata nel sangue.Intitolare via Palabanda ai cagliaritani che si ribellarono ai soprusi.

Rendere giustizia a chi, nei moti rivoluzionari del 1812, non l’ebbe. A distanza di quasi 200 anni dalla famosa “congiura di Palabanda”, l’associazione culturale ‘Riprendiamoci la Sardegna” intende commemorano i rivoluzionari bloccati nel tentativo di ripetere la sommossa del 1794 contro i piemontesi: lo ha fatto ieri mattina al convegno in Biblioteca Universitaria dal titolo “28 aprile 1794 - 31 ottobre 1812. Da.”sa Die de sa Sardigna” alla “congiura di Palabanda”, presentando la richiesta al Comune di modificare l’attuale “via Palabanda” in “via dei Martiri di Palabanda”.

«Si tratta di una esplicitazione della delibera del ‘64 in cui già si faceva cenno, con la denominazione, non al toponimo geografico ma all’avvenimento storico» ha ricordato Riccardo Lana, presidente dell’associazione: ovvero all’episodio di repressione, la notte fra il 30 e il 31 ottobre, della lotta di numerosi cagliaritani contro i soprusi della classe dirigente.

Almeno dieci di loro furono mandati al patibolo, mentre un numero imprecisato di uomini (non esistono fascicoli processuali se non manomessi) venne imprigionato o esiliato.

Presenti al convegno il direttore della Biblioteca Universitaria Ester Gessa, il docente di diritto amministrativo Andrea Pubusa, la storica Vittoria Del Piano, il saggista Federico Francioni, una rappresentanza dell’istituto tecnico Martini e del linguistico Deledda e, dal Comune, l’assessore al Personale Luisa Sassu.

«Modificare il nome di una via è una procedura lunga e complessa, in quanto implica anche l’intervento della Prefettura - ha precisato - ma è nostra intenzione mobilitarci in tal senso. E’ un modo per valorizzare la nostra città. per raccontarla attraverso i fatti che l’hanno caratterizzata».
Michela Seu

Da L'Unione Sarda del 21 aprile 2012

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sabato 21 aprile 2012

Conoscere Sa Die de sa Sardigna: Francesco Ignazio Mannu e l’Inno – Di Francesco Casula

Il magistrato e il poeta cantore delle rivolte antifeudali in Sardegna alla fine del ‘700 (1758-1839).
Nasce a Ozieri (Sassari) il 18 Maggio del 1758 da Michele e Margherita. Frequenta l’Università di Sassari ed il 6 Febbraio del 1783 consegue la laurea in leggi e subito dopo si trasferisce a Cagliari per esercitarvi la professione di procuratore legale.
Intellettuale proveniente dalla piccola nobiltà rurale, membro attivo dello stamento militare, è seguace di Giovanni Maria Angioy ed ha un ruolo importante nel triennio rivoluzionario e antifeudale (1793-96).
E’ ricordato nella storia e dunque deve la sua fama all’Inno Su patriottu sardu a sos feudatarios, un volumetto di 12 pagine. L’edizione critica del testo fu curata da Raffa Garzia ed edito nel volume Il canto di una rivoluzione, Appunti di storia e storia letteraria sarda (Tipografia dell’Unione sarda, Cagliari 1809).

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Le responsabilità sul formaggio. Bandi Agea e prezzo del latte. Magistrati, sveglia!

DAL BLOG DI PAOLO MANINCHEDDA ...Bandi Agea, seconda puntata.

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 Come tutti sanno, io non ho alcuna fiducia nella magistratura italiana, la temo (nonostante il referendum sulal responsabilità civile dei magistrati, averne uno solo contro rende possibile la galera), non la frequento e la evito (quasi quanto evito il Corpo Forestale). La vicenda che segue, che è sotto gli occhi di tutti e che incide non poco sulla distorsione del prezzo del latte in Sardegna (ma mi sto mordendo la lingua in questi giorni sulle mafie dell’energia) ne è una buona riprova.
Riprendo ciò che ho raccontato ieri.
Milleseicento quintali su 5320 di Pecorino Romano prodotto in Sardegna, acquistato con risorse pubbliche secondo un bando Agea (sono i bandi per gli indigenti attraverso cui l’Unione Europea fa finta di aiutare i poveri ma in realtà consente di sostenere il prezzo del formaggio), verranno lavorate a Cremona, nonostante il contratto del gruppo appaltatore, il gruppo Tuo, prevedesse l’acquisto e la lavorazione in loco, e più precisamente a Macomer.

Fregature ‘estere’ al formaggio: soldi sardi, lavorazioni cremonesi

DAL BLOG DI PAOLO MANINCHEDDA ...Il gruppo TUO non è sardo (è siciliano). Ha vinto la gara perché i sardi, che hanno il formaggio e gli impianti, non si sono associati per partecipare alla gara.
Perché? Perché i sardi non sanno difendere la loro ricchezza, non sanno rispettarsi reciprocamente, non sanno stringersi solidarmente nei momenti di difficoltà.

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 L’Appalto Agea per il Pecorino Romano Dop prevedeva che 5320 quintali di pecorino, fornito dai caseifici sardi, fossero confezionati dal Consorzio Latte di Macomer entro il 2 maggio 2012. Ha vinto il bando la società TUO (un nome, una certezza, nel senso che ‘io prendo, il resto è tuo’). Rispetto ai tempi previsti, si e’ avuto un ritardo nelle consegne da parte di TUO, il quale ha cominciato a portare il formaggio in lavorazione a marzo anziché a febbraio. Perché? Non si sa, ma è lecito pensare che magari TUO abbia aspettato un po’ cercando di far ababssare il prezzo del formaggio. Ora per poter terminare nel tempo previsto, il gruppo TUO, ha prima chiesto una proroga all’Agea, che gliel’ha negata, quindi ha deciso di trasferire la lavorazione di 1600 quintali in un centro del Nord Italia, Valex Cremona. Ciò vuol dire meno lavoro a Macomer e più Cassa integrazione. Non solo. Il gruppo TUO starebbe ora cercando disperatamente formaggio, ma non trova chi glielo dà senza una solida fideiussione di pagamento. Il gruppo TUO non è sardo. Ha vinto la gara perché i sardi, che hanno il formaggio e gli impianti, non si sono associati per partecipare alla gara.


 

NOTIZIE DAL VENETO: Abbiamo cacciato Equitalia e ci abbiamo guadagnato ...sbarazzarsi di Equitalia si può.

Sbarazzarsi di Equitalia si può. Niente pacchi bomba o proiettili, basta fare ricorso alla legge numero 166 del settembre 2011, che stabilisce che i Comuni possano non servirsi della società creata da Agenzia delle entrate e Inps per la riscossione nazionale dei tributi.

È quello che ha fatto Luca De Carlo, il sindaco di Calalzo di Cadore, sulle montagne di Belluno, che dalla fine del 2011 ha deciso di affidare la raccolta coattiva dei crediti insoluti alla Comunità montana Valbelluna. «In un momento di crisi e difficoltà per le famiglie», dice De Carlo, «abbiamo cercato di umanizzare il servizio disumano da sceriffo di Nottingham adottato da Equitalia, risparmiando per di più ben 13 mila euro all’anno».

Già alla fine del 2010, in base al decreto legislativo 446 del 1997 e alla legge 338 del 2000, il giovane sindaco veneto aveva affidato al servizio tributi della Comunità montana la riscossione delle tasse ordinarie, come l'imposta comunale sui rifiuti. Dal marzo scorso, poi, approfittando dell’entrata in vigore della legge 166/2011, Equitalia è stata estromessa pure dalla riscossione coattiva dei crediti insoluti, che può portare al pignoramento dello stipendio, del conto corrente, dei beni mobili e immobili dei cittadini. Anche questo servizio è stato affidato alla Comunità montana Valbelluna, attrezzata per la riscossione delle tasse grazie ai contributi della Regione Veneto. «Non c’erano casi emblematici nel paese, anche perché la quasi totalità dei cittadini di Calalzo è puntuale nel pagamento dei tributi», dice De Carlo, «ma abbiamo avvertito qualche segnale di disagio».

Così, nonostante la legge numero 166 preveda che il passaggio della riscossione agli enti locali diventi obbligatorio dal 2013, continua De Carlo, «noi non abbiamo voluto aspettare perché non volevamo più essere complici di questa maniera di agire di Equitalia, che non fa differenza tra un poveretto che non ce la fa a pagare le tasse e i furbetti del quartierino». Affidando la riscossione alla Comunità montana, spiega, «siamo invece in grado di monitorare i pagamenti, capire dove esistono le situazioni di disagio e intervenire prima che i calaltini rischino il pignoramento della casa».

E il risparmio è assicurato: calcolando che ogni Comune paga a Equitalia quasi 6 euro a cittadino, il ricavo complessivo per Calalzo di Cadore (2250 abitanti) è di 13 mila euro. Un bel gruzzoletto, a cui Luca De Carlo ha subito riservato un posto nel bilancio comunale, reinvestendo i risparmi da "de-equitalizzazione" in servizi per i concittadini: bonus bebè da 300 euro, bonus libri da 150 euro e un contributo al trasporto locale, che fa risparmiare 240 euro all’anno a ogni studente. «In questo modo», spiega De Carlo, «eliminiamo le spese inutili». Con una novità: «La percentuale di pagatori puntuali», aggiunge, «è maggiore di prima, perché l’idea di dare soldi al proprio Comune, che poi li reinveste sul territorio, rende le tasse più belle».

Dopo Calalzo, la lista di città “de-equitalizzate” si allunga di giorno in giorno. Si sono già mossi il vicino Comune di Santo Stefano di Cadore e i sei municipi della destra e della sinistra del Piave. E sembra che anche Perarolo, Domegge e tutti i Comuni della Comunità montana Feltrina e Agordina siano intenzionati ad abbandonare Equitalia. «Auspico che altri Comuni italiani», dice De Carlo, «facciano lo stesso, anche perché con la crisi i casi di disagio dei cittadini potrebbero aumentare e il metodo di riscossione dei tributi adottato da Equitalia potrebbe colpire sempre più persone».
(Lidia Baratta)

Da Linkista del 20 aprile 2012

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SA DIE DE SA SARDIGNA 2012

La foto di una nonna che bacia con affetto il suo nipotino rappresenta simbolicamente il vecchio e il nuovo che si intrecciano in un equilibrio perfetto tra tradizione e modernità, lo slogan "A chent'annos e prus e bona Die de sa Sardigna", con questa immagine e queste parole la Regione autonoma della Sardegna ha voluto invitare tutti i sardi a festeggiare Sa die de sa Sardigna. Per celebrare la cacciata dei piemontesi dal capoluogo sardo, al tempo capitale del Regno, dal 24 al 28 aprile a Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano si terranno numerose iniziative commemorative, culturali e di spettacolo.

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Sardigna Libera: lettera agli amici


Dopo tre anni di attività istituzionale a servizio delle lotte dei sardi e della difesa del nostro ambiente, come consigliera Indipendentista della RAS, ritengo che sia giunto il momento di accogliere le fortissime sollecitazioni provenienti da tutto il territorio perché si coordini concretamente questa esperienza in una rete politica di movimento, con una struttura organizzativa agile e democratica. Il tutto per garantire maggiori risposte coordinate, politiche e organizzative, per combattere la crisi economica, sociale e culturale che mai come oggi attanaglia noi sardi rischiando di farci scomparire dal contesto mondiale.
 
Non possiamo più assistere inermi e disorganizzati alla distruzione delle nostre economie, dei nostri territori e della speranza di una vita migliore e più equa per il nostro Popolo. L’esperienza fallimentare dei partiti politici tradizionali, nati nella crisi della Seconda Repubblica Italiana e nello stesso tempo, i “cloni” che sono nati dalla loro esplosione, riproducendo le stesse contraddizioni che hanno portato al fallimento dei partiti d’origine, sono un segnale inequivocabile della necessità di porre fine alle baronie della politica che sino ad oggi hanno guidato il nostro Popolo e la nostra Terra verso il baratro e la povertà.

Il fallimento politico del modello autonomista è il segnale della necessità di costruire un nuovo modello di pratica politica ...




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PARTITO SARDO D'AZIONE: Indipendenti ? Ora si può

«Viviamo una crisi pazzesca in tutti i settori della società: per i sardi è un'occasione storica, la più proficua del dopoguerra»

Che cos'è l'indipendentismo. E soprattutto, come si concretizza? Giacomo Sanna fa un sospiro, sorride sornione, guarda dritti negli occhi gli interlocutori e risponde non da filosofo utopista ma, da uomo pragmatico, con gli esempi. «Spiegarlo alla gente è difficile, bisogna evitare astrattismi, parlare la lingua giusta con chi ha perso il lavoro, con chi dispera di trovarlo, con chi ha perso la dignità».

Dunque?
 «Indipendentismo, cito tre casi, è affrontare la questione dell'energia, del costo del denaro e dei trasporti tenendo conto che siamo un'isola e non Milano, che i nostri costi sono nettamente superiori».

Ma per questo basta l'autonomia?
«Evidentemente no. L'autonomia ha i suoi limiti ed i Governi sono sempre più arroganti, egoisti. Non distinguono, fanno due conti ed emettono provvedimenti che penalizzano i più deboli».

Il sistema fiscale, ad esempio.
«Esatto. Il nostro è uguale per ricchi e poveri. Inaccettabile. Problemi diversi non si possono affrontare con gli stessi strumenti».

Lei che cosa farebbe?
«Ad esempio voglio poter decidere che le nostre imprese o quelle che investono e assumono in Sardegna paghino un'aliquota Irpef all'otto o al dieci per cento».

La crisi economica, la crescita dell'avversione ai partiti come simbolo della degenerazione morale ed economica rendono la gente più sensibile all'indipendentismo?
«Abbiamo, lo dico paradossalmente, la fortuna di vivere una crisi pazzesca in tutti i settori della società e abbiamo un problema morale gigantesco. Questo rende la gente disperata, la fa riflettere. Se hai la pancia piena, i vantaggi dell'indipendenza non ti toccano. Se sei disperato sì. È un'occasione storica, la migliore del dopoguerra».

Perché?
«Sa qual è la differenza rispetto ad allora? Che la gente prima della guerra non aveva niente o aveva poco e doveva costruire tutto. Era tutto difficile ma c'erano stimoli, persino entusiasmo. Ora è diverso: gli italiani stanno passando da un consumismo sfrenato al precipizio. Tra non avere e dover conquistare ed avere molto e perdere tutto c'è un abisso. Per questo dico che è un'occasione storica».

Non a caso la stanno cavalcando molti partiti italiani di maggioranza e opposizione. Che recentemente in Consiglio regionale hanno approvato il vostro ordine del giorno che propone di verificare
il fondamento della permanenza della Sardegna nella Repubblica italiana
«È una ulteriore dimostrazione che il sentimento cresce assieme al risentimento verso un Governo che ci schiaffeggia ogni giorno, incapace perfino di rispettare gli impegni che assume e le leggi che emana. Ecco perché molti stanno entrando nel recinto dell'indipendentismo».

Oggi qualcuno parla di secessione al contrario, cioè è lo Stato che ci allontana, come una zavorra.
«No gli do torto. Però è un paradosso». Un popolo litigioso come il nostro è capace di autodeterminarsi? Continuiamo ad essere mal unidos e i primi a dividersi sono i promotori dell'indipendenza. «Ha ragione. Nella galassia c'è un difetto di democrazia, c'è chi fatica ad accettare regole condivise e fatica a stare assieme. L'indipendenza non può diventare una dittatura».

Anche il suo partito si è diviso mille volte.
«Vero, ma ha avuto scissioni momentanee e chi si è allontanato ha avuto vita politicamente breve».

Come il suo amico Efisio Serrenti?
«Eravamo amici, lo invitai a non strappare, ma lui decise di sostenere la Giunta Floris e ci dividemmo. Soffrii molto per la sua scelta. Ma alla lunga non pagò. I Sardistas si sono estinti dopo pochi anni».

Si sono scisse anche Sardigna Natzione e Irs, è nata Progres.
«In un movimento le discussioni sono fisiologiche come le battaglie, anche dure. Bisogna credere nella propria missione ed essere capaci di superare le difficoltà. Con Bustianu e Gavino ho fatto molte battaglie, sono miei amici, non si può non andare d'accordo con loro. Abbiamo fatto Sardegna libera, una creatura che ho voluto, ma la gente non era matura. Arriverà il giorno in cui lo sarà».

C'è la possibilità che voi e i Rossomori vi riuniate?
«Le racconto un aneddoto. Molti anni fa, a Sassari, ero assessore provinciale e facevo vita di sezione. Ci furono divergenze nel partito ed io per nove mesi non presi la tessera, ma rimasi dentro. Né io né nessuno dei miei compagni di partito pensammo di andar via anche se c'erano difficoltà. Non si va via dalla squadra se si perde la partita. Ecco perché non voglio riportare dentro chi ha creato divisioni e lacerazioni».

Anche di recente il tavolo della convergenza indipendentista ha lavorato a lungo per costruire un documento sui valori condivisi poi si è spaccato.
«Ho visto».

Una delle cause sembra essere stata il referendum sull'indipendenza promosso da Malu Entu: secondo alcuni suoi commensali ha fatto una imperdonabile fuga in avanti solitaria.
«Concordo. Doddore lo conosco dal congresso dell'81, è simpatico ed ha carisma. Ma deve capire che non ci si può imbarcare in una battaglia come questa anticipando i tempi, per fare il primo della classe. O magari per recuperare finanziamenti».

Ma ha appena detto che i tempi sono maturi.
«Per battersi per l'indipendenza sì, ma proprio per questo occorre ragionare, pianificare, convergere, non fare fughe in avanti. Bisogna trovare il modo giusto per fare le cose».

E qual è il modo giusto?
«Faccio l'esempio del referendum sulle scorie. Bustianu lo promosse, noi gli demmo una mano. Fummo aiutati da tutti i media, che garantirono informazione dettagliata e costante e, dunque, un traino straordinario, l'iniziativa fu sposata dal presidente della Regione Cappellacci che si schierò apertamente con noi e ci fu un colpo di fortuna».

L'incidente in Giappone.
«Esatto. Tutto questo ci consentì di conquistare una vittoria straordinaria contro il Governo».

Qual è la controindicazione dell'indipendentismo?
«Non ce ne sono. Se invece mi chiede qual è il limite attuale ribadisco: la democrazia. C'è ancora qualcuno che la mette in discussione, che non la accetta che non la applica, che ha difficoltà a stare assieme».

Potreste imparare dai baschi o dai catalani. O anche da Malta e Cipro.
«Hanno concretizzato ciò che noi riusciamo solo a postulare, hanno un'altra statura».

Da L'Unione Sarda del 20 aprile 2012

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