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giovedì 7 giugno 2012

La Commissione Parlamentare salva il Poligono di Quirra


Ancora una volta gli interessi militari prevalgono sugli interessi dei sardi

Sulla questione dei Poligoni militari e sui giochi di guerra in Sardegna, noi sardi non dobbiamo abbassare la guardia. Insospettisce l’enfasi nei media e in gran parte della classe politica locale, sulle decisioni prese dalla Commissione Parlamentare sull’Uranio Impoverito, riguardante la progressiva chiusura dei Poligoni di Teulada e di Capo Frasca e la parziale riconversione e conservazione del Poligono di Quirra. 
Le lotte delle popolazioni di queste parti della Sardegna avevano messo in discussione la presenza dei poligoni e le sperimentazioni belliche che avvenivano nel loro interno, creando gravi ripercussioni sulla salute delle popolazione e dell’ambiente. La stessa RAS è stata sfuggente e incapace di assumersi le proprie responsabilità di fronte a queste preoccupazioni popolari, non imponendo la chiusura e la bonifica dei poligoni. 
In questi ultimi mesi le indagini e l’impegno profuso dal Procuratore Fiordalisi, ha liberato il campo da ogni dubbio sulla devastazione territoriale, l’inquinamento ambientale da cause militari e quindi il nesso indiscutibile fra le esercitazioni e sperimentazioni militari e le malattie, le morti, le malformazioni alla nascita di uomini e animali. 
Il verdetto della Commissione che prevede “la progressiva dismissione del poligono di Teulada e di Capo Frasca (già prevista da precedenti Commissioni), e la persistenza del poligono di Quirra”, oltre un successo delle lotte popolari su questi temi, è anche tragicamente un punto a favore dei piani dei vertici militari e dell’industria bellica. Un punto a favore del progetto di privatizzazione della Difesa su cui puntano tante “lobby”, compreso l’on.le La Russa che si è prodigato negli anni scorsi come ministro della Difesa dei governi Berlusconi.
A sostegno di questa tesi, il Procuratore Fiordalisi, potrebbe sicuramente fornire dati precisi emersi nel corso delle sue indagini.
Sorge anche il legittimo sospetto che la Commissione Parlamentare, con le sue decisioni a tratti molto confuse, intenda con ciò chiudere frettolosamente l’inchiesta del Procuratore di Lanusei, prima che emergano ulteriori responsabilità. 
Da troppo tempo, sotto la copertura del segreto militare, nel poligono di Quirra hanno operato indisturbati Stati guerrafondai e industrie belliche. Quirra è il luogo dove i blocchi mondiali dell’Est e dell’Ovest, durante la “guerra fredda” e anche dopo la caduta del “muro di Berlino”, venivano ad esercitarsi, a sperimentare e poi a smaltire i loro armamenti obsoleti facendoli brillare in loco. 
Ciò che è avvenuto ci impone inevitabilmente qualche riflessione. 
-Perché la Commissione vuole affidare allo Stato Maggiore della Difesa l’esecuzione e il controllo delle bonifiche ambientali dei luoghi contaminati, tenendo conto che esso stesso è responsabile di ciò che è avvenuto nei poligoni? 
-Gli interventi in atto nel mare di Quirra, con il recupero di missili e residuati bellici dai fondali, è l’unico tipo di bonifica che s’intende effettuare, senza alcun controllo sullo stato di inquinamento e quindi sulla salute del territorio e del mare? 
-E’ dato conoscere ai cittadini e alle nostre istituzioni quali saranno i metodi e i tempi per attuare le bonifiche dalla radioattività, dalle nano particelle e da tutte le polveri da guerra? 
-La Commissione, sul Poligono di Quirra, parla di “riqualificazione”, di “ridimensionamento” e di “destinazione delle aree militari ad uso anche civile e duale”, cioè civile e militare insieme. Parla di “Polo tecnologico” e cioè, di un poligono di guerra elettronica che dovrebbe sperimentare le ultime tecnologie di guerra e di morte (ad esempio i droni, gli aerei armati senza pilota). E’ questa la riqualificazione che le popolazioni sarde chiedono per creare “lavoro pulito e sviluppo” in queste aree? 
La decisione tardiva della Commissione e la grande enfasi generata sui media potrebbe essere funzionale a far dimenticare ai sardi il problema primario e cioè quello delle bonifiche, a partire dai terreni interessati dalle radiazioni di torio: isotopo radioattivo riscontrato nei corpi recentemente riesumati di diversi pastori deceduti negli anni. 
La relazione della Commissione Parlamentare, prospetta l’adozione di un Piano da avviare con l’intesa della RAS, “fatte salve le sue prerogative di Autonomia”, per l’attuazione di non precisate bonifiche dei luoghi.
Non vorremo che quest’accordo comportasse una “compartecipazione finanziaria” della Regione Sardegna per le bonifiche, creando con ciò confusione sui ruoli e sulle responsabilità, e assolvendo anche finanziariamente lo Stato italiano (nella fattispecie il Ministero della Difesa) dall’inquinamento da esso provocato nell’arco di 50 anni. Un inquinamento pagato dalle popolazioni con la propria vita mentre ciò ha creato allo Stato italiano grandi utili derivati dagli affitti dei poligoni alle multinazionali degli armamenti. 
A tutt’oggi resta imprecisato e aperto il problema dei risarcimenti dei danni subiti dalle popolazioni locali, dall’ambiente e dalle economie locali agro-pastorali e della pesca.
Anche stavolta, la Commissione Parlamentare, demanda parte delle sue conclusioni all’ennesima “indagine epidemiologica”, come se in questi anni non si fossero susseguite diverse indagini epidemiologiche che hanno contribuito anch’esse a svelare gli scenari inquietanti all’interno del poligono di Quirra; Ma che sono anche servite da alibi per rinviare sempre di più i tempi per la chiusura dei poligoni.
Ancora una volta in Sardegna, nonostante i successi parziali, sembrano poter prevalere gli interessi militari e dell’industria bellica sui diritti dei sardi, per cui è fondamentale che l’informazione, la vigilanza e la mobilitazione su questi temi non vengano ad assopirsi e continuino fino alla vittoria dei nostri interessi.

Claudia Zuncheddu      

                             

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