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venerdì 15 giugno 2012

La storia di Quirra è così grave che non può passare sotto silenzio

A proposito di Quirra

Scritto da ilaria orrù   
Venerdì 08 Giugno 2012 00:00

quirra
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Quella di Quirra è una storia di cui non si è ancora parlato abbastanza. Ci sono tutti gli ingredienti per un film hollywoodiano. Insolita insorgenza di tumori e leucemie, cadaveri riesumati su cui sono state rinvenute tracce di torio, bambini e animali malformati, zone dove non cresce più l'erba, smaltimento di materiali altamente pericolosi, fra cui il napalm. Ma soprattutto, ciò che è successo a Quirra nel corso di cinquant'anni (le esercitazioni sono andate avanti dal 1958 fino al 2008) è stato definito una”menzogna di Stato” dal procuratore della repubblica Domenico Fiordalisi. Insomma, chi sapeva ha taciuto o – peggio – ha coperto ciò che stava accadendo.  Ce n'è abbastanza per un film, si diceva. Ma questa è l'Ogliastra, e qui le luci dei riflettori non arrivano facilmente. Dopo la deposizione del procuratore Domenico Fiordalisi, definita scioccante dalla stessa commissione parlamentare, qualcosa ha cominciato a muoversi. Si è parlato di una possibile chiusura del poligono, poi di una sua riconversione in polo di ricerca che lo manterrà comunque operativo nell'ambito della Difesa e della sperimentazione di nuove armi.
Come se ciò non bastasse, è utile ricordare che in Sardegna si trova l'80% delle aree militari presenti in tutto il suolo italiano. Una percentuale schiacciante, che consegna all'isola il poco invidiabile primato di regione a più alta presenza di servitù militari di tutta la nazione. La storia di Quirra è così grave che non può passare sotto silenzio, non può concludersi senza dei colpevoli e scivolare via come se nulla fosse. Lascia un territorio violentato, contaminato nella sua acqua, nella sua terra, nella sua gente. La Sardegna ha bisogno di emanciparsi dalle servitù e di aprire un dibattito serio affinché questo possa accadere. Ma nonostante quello che è successo a Quirra, c'è chi ancora sarebbe disposto a barattare la propria terra per una manciata di posti di lavoro. O per una promessa di progresso che viene puntualmente disillusa.

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