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giovedì 7 giugno 2012

Equitalia: la casta delle riscossioni e i nuovi fallimenti delle imprese sarde


2 giugno 2012  
pesciStavo preparando un dossier su Equitalia. Rinuncio al dossier e sintetizzo i risultati perché è urgente una questione che mi preoccupa molto.

Un’organizzazione mastodontica e costosissima

Una premessa: Equitalia Sardegna non ha centri decisori nell’isola. Tutto dipende da Equitalia Centro, una delle tre società in cui è stata organizzata Equitalia (Equitalia Nord, Equitalia Sud, Equitalia Centro che comprende la Sardegna). Qui cominciano i pasticci e i costi che vengono sostenuti con l’aggio al 9%, perché, ovviamente, oltre alle tre società di cui sopra, c’è la Holding Equitalia, quindi le società sono quattro.

La quadruplicazione dei costi

Le tre società, oltre la holding sono dotate di
• Consiglio di amministrazione composto di cinque membri
• Collegio sindacale
• Società di revisione
• Organismo di vigilanza
• Amministratore delegato
• Direttore generale
Ho fatto un po’ di conti: il costo totale di questi organismi è di circa 3,5 milioni di euro. Si pensi che ogni AD costa intorno ai 250.000 euro ed ogni DG circa 200.000. Peraltro risulta che un AD ed un DG siano stati reclutati tra dirigenti in pensione, quindi altri dirigenti sono a spasso. Ulteriormente risulta che numerosi consulenti siano stati reclutati dalle quattro società tra i dipendenti già pensionati per svolgere funzioni già attribuite ai dipendenti.
Ognuna delle tre società operative in fase di start up ha reclutato dall’esterno dirigenti (tra le società che avevano eseguito le revisioni contabili) per l’organizzazione. Tutto ciò per impostare un modello organizzativo similare a quello dell’Agenzia delle Entrate (nelle intenzioni) messo in mano ai consulenti/organizzatori che hanno fornito un modello per la cui definizione e divulgazione sono stati spesi milioni di euro. Ad oggi il modello non somiglia nemmeno da lontano all’Agenzia delle Entrate. E comunque avrebbe potuto e dovuto essere predisposto dalla società controllante in unica versione.
Ogni società, poi, è dotata di servizi generali:
• Informatica (ancorché questa sia stata appaltata a SOGEI)
• Organizzazione
• Personale (paghe e gestione)
• Contabilità
• Acquisti
• sicurezza
• Servizi ispettivi
In totale oltre millecinquecento persone che fanno le stesse cose, spesso con modalità diverse, di carattere generale, al servizio delle restanti 6.500 unità operative. Considerata una media di costo per addetto (e per difetto) di circa 40.000 euro annui si ha una spesa di oltre 60 milioni di euro per soggetti non operativi.
Aggi e costi
Con il Decreto Salva Italia del 6 dicembre 2011 l’aggio propriamente detto è stato sostituito con l’attribuzione a Equitalia, principale agente della ricossione, di un rimborso dei costi fissi risultanti dal bilancio certificato. Si capisce dunque perché ho fatto i conti dei costi e degli sprechi: il nuovo ‘aggio’ è determinato dal costo della struttura e la struttura è un pachiderma burocratico costosissimo in cui si annida, qui sì, una vera casta.
Sultanati e fallimenti
Ognuna delle tre società di Equitalia è autonoma e si comporta come meglio crede. Peraltro ogni società è autoreferenziale poiché esercita il controllo ispettivo su se stessa (roba da pazzi!), non garantendo la necessaria trasparenza.
Si assiste così a comportamenti difformi sul territorio nazionale, con una gestione di Equitalia Centro fortemente indifferente alle situazioni contingenti, in particolare quelle della Sardegna. Infatti solo i contribuenti delle regioni rientranti nel perimetro di Equitalia Centro (come noi sardi) sono stati sommersi da solleciti di pagamento per cartelle notificate nel 2000 recanti tributi e sanzioni risalenti anche al 1994 e ormai prescritte e per importi risibili (anche 4 euro). Al contrario, nelle regioni ricadenti nella competenza di Equitalia Sud i solleciti non retroagiscono oltre il 2006, ed ugualmente si comporta Equitalia Nord (addirittura in Piemonte nemmeno si parla di solleciti). Insomma si va da un estremo all’altro senza omogeneità sul territorio nazionale.
Ed ancora (senza disposizioni interne) vi sono regioni che applicano la normativa sulla cessione volontaria degli immobili ipotecati da Equitalia, ed altre che non la applicano, ovvero ogni regione (se non ogni provincia) applica diversamente (o non applica per niente) le nuove norme sulla riprogrammazione delle rateazioni, per non parlare della confusione operativa su ogni singola procedura, a partire dalle notifiche, gestite in maniera difforme in tutto il territorio nazionale.
C’è più di un motivo per chiedere l’immediata chiusura delle tre società, facendo confluire il coordinamento su un unico soggetto (l’attuale holding) lasciando il governo del territorio alle direzioni regionali e provinciali, così come avviene per INPS ed Agenzia delle Entrate. Tutto ciò deve avvenire entro il 2012, diversamente gli aggi non potranno diminuire come richiesto a gran voce da tutti. Ma c’è di più. C’è una grande minaccia incombente.

Un nuovo incubo

Oltre dieci anni fa l’INPS ha concesso sgravi contributivi a fronte dell’assunzione di personale: si tratta dei celebri contratti di formazione-lavoro (al suo posto, dopo la legge Biasi, entrò in vigore il contratto di inserimento). Cito dal sito dell’Inps: «La Commissione dell’U.E., con decisione del 11/5/1999, ha dichiarato illegittimi i benefici superiori al 25% se non sono destinati a favorire l’occupazione giovanile, il reinserimento lavorativo o a creare nuova occupazione». Per queste aziende, adesso, inizia un incubo simile a quello della legge 44 per le aziende agricole. Infatti «La Commissione Europea ha sancito l’obbligo per lo Stato italiano di adeguarsi alle nuove disposizioni e di provvedere a recuperare gli importi conguagliati dai datori di lavoro secondo i vecchi parametri. Per quanto sopra le aziende che risultano aver fruito di agevolazioni contributive non rispondenti agli orientamenti comunitari per un importo superiore a € 250.000,00 hanno ricevuto di recente apposita lettera di richiesta di pagamento dei contributi conguagliati indebitamente Come per la famigerata 44 regionale, ad un certo punto l’UE determinò che trattavasi di aiuti di stato non consentiti. Di conseguenza ha ordinato all’Italia il recupero».
Che cosa è successo dopo? L’INPS, con qualche ritardo, ha proceduto ai recuperi, generando contenziosi con le imprese che, sententosi prese in giro, quantomeno, hanno chiesto l’abbuono delle sanzioni (o delle somme aggiuntive). I recuperi, peraltro, erano inficiati anche da errori di calcolo, ovvero, in alcuni casi si interveniva sulla quota consentita  de minimis sulla quale, invece, non era necessario né legale intervenire. Nel corso dei contenziosi (e con molto ritardo) l’INPS ha proceduto a recuperi coattivi a mezzo Equitalia, che in ragione dei numerosi contenziosi, ovvero per insussistenza patrimoniale non ha potuto procedere.
bisogna sapere che, comunque e drammaticamente, l’UE pretende che:
1. Il recupero sia eseguito in unica soluzione (quindi nessuna rateazione a fronte di somme ingenti)
2. le imprese insolventi siano eliminate dal sistema produttivo. Ciò significa (in Italia) fallimento (per le imprese soggette a questa procedura)
Ebbene, spaventati dalle sanzioni già irrogate dalla UE all’Italia (si parla già di 30 milioni) e quindi di esserne ritenuti responsabili, i burocrati del ministero delle Finanze e dell’INPS hanno premuto sui vertici di Equitalia affinchè si eseguissero i recuperi e per gli insolventi si dichiarasse fallimento.
Ora, nella situazione delineata, (contenziosi e difficoltà di rientro in unica soluzione) è arrivato il diktat romano di chiedere il fallimento di queste imprese, la maggior parte delle quali ancora attive e con dipendenti. Mentre al Nord e al Sud si ragiona, Equitalia Centro ha proceduto anche ad arrivare alla richiesta del fallimento di alcune imprese sarde.
Manca, evidentemente, la possibilità di poter incidere sul centro decisionale di Roma (a causa del filtro opposto da Equitalia Centro alle Regioni), quindi non solo nessuno ascolta i sardi che peraltro sono muti a livello istituzionale (giacché nessuna istituzione sta seguendo questi eventi, tantomeno la Regione Dormiente), ma addirittura si incentiva  l’azione irresponsabile di Equitalia perché si dà la sensazione di subirla passivamente.
L’unico vero modo di opporsi a questa incoscienza burocratica, dissipatrice e dannosa, non ostacolata in alcun modo da alcuna istituzione, tanto meno da una Regione distratta, inconcludente e incapace, è far girare le informazioni, aumentare la censura morale della vergogna Equitalia, censurare il Governo Monti che difende questa società senza controllarne i comportamenti col dovuto rigore.

http://www.sardegnaeliberta.it/?p=4456

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