Sbarazzarsi di Equitalia si può. Niente pacchi bomba o
proiettili, basta fare ricorso alla legge numero 166 del settembre
2011, che stabilisce che i Comuni possano non servirsi della società
creata da Agenzia delle entrate e Inps per la riscossione nazionale dei
tributi.
È quello che ha fatto Luca De Carlo, il sindaco di Calalzo di Cadore, sulle montagne di Belluno,
che dalla fine del 2011 ha deciso di affidare la raccolta coattiva dei
crediti insoluti alla Comunità montana Valbelluna. «In un momento di
crisi e difficoltà per le famiglie», dice De Carlo, «abbiamo cercato di
umanizzare il servizio disumano da sceriffo di Nottingham adottato da
Equitalia, risparmiando per di più ben 13 mila euro all’anno».
Già alla fine del 2010, in base al decreto legislativo 446 del 1997 e alla legge 338 del 2000,
il giovane sindaco veneto aveva affidato al servizio tributi della
Comunità montana la riscossione delle tasse ordinarie, come l'imposta
comunale sui rifiuti. Dal marzo scorso, poi, approfittando dell’entrata
in vigore della legge 166/2011, Equitalia è stata estromessa pure dalla
riscossione coattiva dei crediti insoluti, che può portare al
pignoramento dello stipendio, del conto corrente, dei beni mobili e
immobili dei cittadini. Anche questo servizio è stato affidato
alla Comunità montana Valbelluna, attrezzata per la riscossione delle
tasse grazie ai contributi della Regione Veneto. «Non c’erano
casi emblematici nel paese, anche perché la quasi totalità dei
cittadini di Calalzo è puntuale nel pagamento dei tributi», dice De
Carlo, «ma abbiamo avvertito qualche segnale di disagio».
Così, nonostante la legge numero 166 preveda che il passaggio della riscossione
agli enti locali diventi obbligatorio dal 2013, continua De Carlo, «noi
non abbiamo voluto aspettare perché non volevamo più essere complici
di questa maniera di agire di Equitalia, che non fa differenza tra un
poveretto che non ce la fa a pagare le tasse e i furbetti del
quartierino». Affidando la riscossione alla Comunità montana, spiega,
«siamo invece in grado di monitorare i pagamenti, capire dove esistono
le situazioni di disagio e intervenire prima che i calaltini rischino il
pignoramento della casa».
E il risparmio è assicurato: calcolando che ogni Comune paga a Equitalia quasi 6 euro a cittadino,
il ricavo complessivo per Calalzo di Cadore (2250 abitanti) è di 13
mila euro. Un bel gruzzoletto, a cui Luca De Carlo ha subito riservato
un posto nel bilancio comunale, reinvestendo i risparmi da
"de-equitalizzazione" in servizi per i concittadini: bonus bebè da 300
euro, bonus libri da 150 euro e un contributo al trasporto locale, che
fa risparmiare 240 euro all’anno a ogni studente. «In questo modo»,
spiega De Carlo, «eliminiamo le spese inutili». Con una novità: «La
percentuale di pagatori puntuali», aggiunge, «è maggiore di prima,
perché l’idea di dare soldi al proprio Comune, che poi li reinveste sul
territorio, rende le tasse più belle».
Dopo Calalzo, la lista di città “de-equitalizzate” si allunga di giorno in giorno.
Si sono già mossi il vicino Comune di Santo Stefano di Cadore e i sei
municipi della destra e della sinistra del Piave. E sembra che anche
Perarolo, Domegge e tutti i Comuni della Comunità montana Feltrina e
Agordina siano intenzionati ad abbandonare Equitalia. «Auspico che altri
Comuni italiani», dice De Carlo, «facciano lo stesso, anche perché con
la crisi i casi di disagio dei cittadini potrebbero aumentare e il
metodo di riscossione dei tributi adottato da Equitalia potrebbe colpire
sempre più persone».
(Lidia Baratta)
Da Linkista del 20 aprile 2012
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