Pagine

martedì 17 aprile 2012

CONVEGNO: Da "sa Die de sa Sardigna" alla "congiura di Palabanda"


L’Associazione Culturale 
Riprendiamoci la Sardegna
in occasione dell’anniversario de Sa Die de sa Sardigna 2012 organizza il: 

         Convegno         
         
  28 aprile 1794 - 31 ottobre 1812

   Da "sa Die de sa Sardigna"  alla "congiura di Palabanda"
 20 Aprile 2012
Biblioteca Universitaria di Cagliari - Sala Settecentesca
Via Università 32/A
- Cagliari 


Ore 10
 
Presentazione:
Dr. Ester Gessa Direttore Biblioteca Universitaria
Saluto del Rettore dell’Università di Cagliari
Prof. Giovanni Melis
Saluto dell’Assessore Regionale Beni Culturali
Pubblica Istruzione, Informazione, Spettacolo e Sport
On. Sergio Milia
Saluto del Sindaco di Cagliari
Dr. Massimo Zedda
Introduzione e Moderatore:
Dr. Riccardo Lana Presidente A. C Riprendiarnoci la Sardegna
Relatori:
Prof. Vittoria Del Piano
Prof. Federico Francioni
Prof. Avv. Andrea Pubusa
con la partecipazione degli studenti di alcuni istituti scolastici di Cagliari coordinati dai rispettivi docenti
e con la partecipazione di: Nicola Agus (Launeddas) 


Nel corso del Convegno sarà inoltrata ai Comune di Cagliari la proposta di modificare la denominazione di Via Palabanda in ‘Via Martiri di Palabanda 


REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA

Progetto realizzato con la partecipazione della Regione Autonoma della Sardegna L. R. 44/93 - Sa Die de sa Sardigna
Progeta realizadu cun sa partetzipatzione de sa Regione Autonoma de Sardigna L R. 44/93 - Sa Die de sa Sardigna 




Cronaca di un ventennio rivoluzionario
nella Sardegna sabauda.

Il ventennio che intercorre dal 1793 al 1812 è caratterizzato in Sardegna dalle influenze esterne - rappresentate principalmente dagli echi della rivoluzione francese e dei similari fermenti serpeggianti nel continente europeo che trovano terreno fertile tra gli intellettuali sardi capaci di cogliere il malcontento popolare e di indirizzarlo verso soluzioni già sperimentate con successo altrove.
Lo scenario sardo è rappresentato da un popolo stremato, ancora regolato dai codici d’Arborea sopravvissuti al passaggio dalla plurisecolare dominazione Spagnola ai nuovi arrivati governatori della Casa Savoia. Questi nel 1827 imporranno autoritariamente il codice Feliciano ai sudditi isolani del Regno di Sardegna, calpestando con arroganza differenze culturali e di costume consolidate da secoli, nel progettare la “perfetta fusione” del 1847, alimentando ulteriori tensioni e resistenze tra i sardi.
Superato l’assedio della flotta Francese al Golfo di Cagliari nel 1793, l’offerta di quella “eroica resistenza” rivendicata come atto di fedeltà ai principi piemontesi fu l’occasione per inoltrare le famose cinque richieste, sdegnosamente respinte dal re Vittorio Amedeo III che a mala pena accettò di ricevere la delegazione degli Stamenti dopo tre mesi di attesa. La misura era colma per garantire il successo della sollevazione popolare contro il vicere Balbiano, precipitosamente “accompagnato” all’imbarco con tutto il suo seguito nei giorni seguenti il 28 aprile 1794.
La scintilla fu rappresentata dall’arresto dell’avvocato Vincenzo Cabras, ritenuto il principale responsabile dell’organizzazione della sommossa con il genero avvocato Efisio Pintor. Questo momentaneo successo determinò nei mesi seguenti l’accoglimento parziale delle richieste inoltrate dagli Stamenti, il che spianò la strada al ritorno, nel settembre dello stesso anno 1794, del nuovo vicere Filippo Vivalda.
Tra i protagonisti delle tormentate vicende di quel periodo, ricco di continui colpi di scena,un ruolo di spicco spetta a Giovanni Maria Angioy, giudice della Reale Udienza, che sarà poi nel 1796 inviato a Sassari come Alternos, ufficialmente per ristabilire l’ordine nel Capo di Sopra, ma in realtà per allontanarlo dalla scena operativa cagliaritana dove esercitava un’indiscussa influenza.
Già dal 1795 infatti nella sua casa si riuniva uno dei tre club giacobini sorti in città, gli altri erano quello del Collegio dei nobili e quello presso il giardino dell’avvocato Salvatore Cadeddu, nell’Orto di Palabanda. Molti dei protagonisti della vittoriosa quanto effimera impresa del 28 aprile 1794 assisteranno da questi club,in semiclandestinità, alle vicissitudini che si succederanno dalla fine del secolo fino al 1812: dall’arrivo dei reali in Sardegna nel 1799 a seguito dell’occupazione di Torino da parte di Napoleone, alla revoca del Regio Diploma che accoglieva parte delle cinque richieste ordita dal canonico Pietro Maria Sisternes de Oblites per conto del partito reazionario, alla successione sul trono dei tre fratelli Carlo Emanuele IV, Vittorio Emanuele I e, dal 1821, Carlo Felice che nel 1812 sarà in Sardegna come vicere.
Non ci sarà più Giomaria Angioy, morto nel frattempo esule a Parigi nel 1808, ma gli altri, con in testa l’avvocato Salvatore Cadeddu, si ritroveranno ancora a fronteggiare le stesse difficoltà, lo stesso malcontento ancor più diffuso ed accresciuto da una crisi economica culminata nella carestia del 1812, divenuta proverbiale nella memoria dei Sardi come “su fammi de s’annu doxi”.
In questo clima nei patrioti superstiti matura la convinzione di poter ripetere la sommossa del 1794 contro i piemontesi, magari conseguendo un successo più duraturo. Gli storici in seguito adombreranno il sospetto che addirittura la via al successo fosse stata spianata da dissapori dinastici tra i fratelli Vittorio Emanuele e Carlo Felice con il coinvolgimento dei rispettivi scudieri locali Giacomo Pes di Villamarina e Stefano Manca di Villahermosa. Ma evidentemente, aldilà dei particolari che fecero abortire il tentativo nella notte tra il 30 ed il 31 ottobre 1812, l’organizzazione doveva aver trascurato non pochi dettagli se non riuscì ad ottenere quella partecipazione popolare che era stata l’arma vincente del vagheggiato precedente. 

La congiura si afflosciò senza battere un colpo, i congiurati processati sbrigativamente e condannati chi al patibolo, chi all’esilio e chi al carcere a vita; le stesse prove processuali contraffatte e fatte sparire (a tutt’oggi quel poco che è stato rinvenuto è volutamente indecifrabile). Due secoli dopo la storia ci consegna alla commemorazione un manipolo di patrioti martirizzati per un golpe sventato sul nascere, estremo epilogo a distanza de sa Die de sa Sardigna.
SARDEGNA UNITA E INDIPENDENTE - FACEBOOK

Nessun commento:

Posta un commento