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giovedì 19 aprile 2012

ARRIVA L'EMIRO ...e la Sardegna si genuflette


Lo sbarco dello sceicco del Qatar in Sardegna riapre antichi scenari, dopo il grigiore di Barrack. Di quando 1’Aga Khan comprò in Gallura migliaia di ettari dando vita alla fabbrica dei sogni “Costa smeralda”. Portò lavoro e guadagni a vari settori economici e professionali. Stava nascendo l’Eden in salsa gallurese.
Negli anni arrivarono milioni di turisti, i ricchi in costa, gli altri in pensioni, piccoli alberghi, seconde case, da Olbia ad Arzachena, da Palau e La Maddalena a Santa Teresa di Gallura. Per la gioia anche della Tirrenia che fece affari d’oro. Come Rovelli che con le sue ciminiere, in quegli anni ‘60, creò posti di lavoro ma occupò e inquinò terreni e acque del nord ovest, mentre La Rumianca provvedeva di suo allo stagno di Santa Gilla.

Toccò quindi alla piana di Ottana e all’asfittico Tirso; ai petrolieri era stata già concessa parte importante del golfo di Cagliari. Le miniere, mal gestite, continuavano ad ingoiare miliardi. Per i governanti il futuro era rappresentato da chimica, petrolio e dalla (mal nata) industria del turismo.

Agricoltura e pastorizia stavano passando in secondo piano, depauperate di risorse umane ed economiche. I turisti accorrevano in costa. Tutti a vedere da vicino miliardari veri e finti. Contadini e pastori, invece, ingrossavano l’emigrazione. I nuraghi muti testimoni, la Sardegna provò a tuffarsi nel futuro senza vedere oltre il proprio naso. infatti l’isola oggi galleggia in un mare di sogni infranti, aziende in crisi, disoccupati a migliaia, giovani che a trent’anni non sanno ancora cosa sia un lavoro se non fisso, almeno continuativo per qualche mese.

Arriva l'emiro. Ha comprato la Costa smeralda, con mega alberghi e 2.400 ettari per possibili nuove lottizzazioni. Farà investimenti, come ha detto a Monti e al presidente Napolitano. Ha salutato Cappellacci. C’è chi sogna la rinascita.

Si vedono esercizi di genuflessione. La crisi è grave e la fame di posti di lavoro drammatica. Qualcuno potrebbe tentare di vendergli mezza Sardegna. Attenzione, però, alla proverbiale ospitalità!  Come l’hanno intesa i sabaudi e nel secolo scorso anche industriali ed armatori arricchendo i loro conti bancari e lasciando scheletri di aziende e migliaia e migliaia di disoccupati, gli uni, e collegamenti navali costosi e carenti gli altri. L’emiro non un filantropo. investe milioni di euro per realizzare grandi guadagni.
Senza illusioni è importante capire per tempo a scapito di chi.
(Luigi Coppola)

Da Sardegna Quotidiano del 19 aprile 2012

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