Finalmente ce l’ha fatta e il suo progetto è decollato. Avevano
anche cercato di fermarla o chissà, solo spaventarla, appiccando un
rogo nel capannone dell’area artigianale all’ingresso del paese, dove
di lì a breve sarebbe partita la sua nuova attività. Una parete ne
porta ancora i segni. «Non li ho voluti cancellare per ricordarmi
sempre di quanto è successo».
Quella notte d’estate di un anno fa qualcuno aveva tentato, invano, di rovinare il sogno di Piera Cadinu che
con tanti sacrifici e voglia di fare, stava cercando di dar vita al
primo e unico liquorificio della zona, battezzato con il nome “Orgosolo liquori”.
«Sì — dice la giovane imprenditrice. con alle spalle un passato come
consulente informatico — proprio in tempo di crisi ho deciso di far
nascere un’attività tutta mia. So che non è facile però mi è sempre
piaciuto scommettere e soprattutto mettermi alla prova. Gli ostacoli
non sono mancati sin dal principio ma se voglio andare avanti devo
continuare a crederci».
La grinta di certo non le manca e neppure le buone idee. Piera Cadinu,
poco meno che quarantenne, ha deciso di investire proprio sulle
ricchezze del territorio e del suo paese. «Madre natura ci ha dato
tanto — sottolinea la donna - manager — e non resta che approfittarne.
Le vere difficoltà — aggiunge — arrivano però dall’uomo». Piera ha
infatti dovuto affrontare mille problemi. «Ho trovato tutte le
porte chiuse: per avere dei prestiti ormai chiedono infinite garanzie e
se non avessi avuto l’aiuto dei miei familiari non ce l’avrei mai
fatta».
Difficoltà che non sono mancate
neppure al momento della ricerca della materia prima, con alcuni (per
fortuna pochi) proprietari che le hanno negato l’accesso ai loro
terreni. Nonostante tutto, però, la giovane orgolese è partita
ed è riuscita a immettere sul mercato le sue bottiglie di mirto e
limone, ovviamente dalla ricetta top secret tramandata da sempre di madre in figlia. «A
casa – dice l’imprenditrice, che però preferisce essere chiamata
artigiana – abbiamo sempre preparato liquori ma in piccole quantità. Ci
piaceva provare e riprovare finchè non riuscivamo ad azzeccare le dosi
giuste di tutti gli ingredienti. E così continuerò a fare,
naturalmente partendo dalle vecchie ricette che custodisco
gelosamente».
Si conoscono giusto gli ingredienti: bacche o scorza di limone, alcool e zucchero
ma non è dato sapere altro. Fa tutto lei nel suo laboratorio dove da
gennaio ha iniziato le fasi di produzione delle prime diecimila
bottiglie. Enormi contenitori in acciaio inox contengono chili e chili
di bacche di mirto lasciate a macerare in quantità indefinite d’alcool.
Rimarranno in “ammollo” per mesi prima della spremitura. Poi si
procederà all’imbottigliamento e alla vendita al consumatore. Il suo obbiettivo è quello di raddoppiare in un anno le quantità così
da riuscire a dare lavoro ad altri giovani. «Questo è solo l’inizio,
ma se tutto andrà per il verso giusto vorrei puntare su altri sapori:
il finocchio, il corbezzolo e le tante altre essenze che caratterizzano
questi luoghi».
Intanto, già in questi giorni, numerosi turisti stranieri hanno potuto assaporare e apprezzare i liquori «Sant’Èlene» (il
nome della località in cui sorge la zona artigianale del paese dei
murales e col quale Piera Cadinu ha voluto contrassegnare le prime
bottiglie prodotte). E chissà che presto queste bevande tipiche della
tradizione sarda, in particolare di Orgosolo, non possano varcare i
confini nazionali andando quindi alla conquista dei mercati d’Oltralpe .
Da La Nuova Sardegna del 17 aprile 2012
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