Caro Paolo Maninchedda,
Nella giornata del 6 maggio, sconfessando la proverbiale indifferenza
all’azione dei Sardi, 500.000 persone hanno preso in mano la scheda
elettorale, sono uscite di casa e si sono recate al proprio seggio per
esprimere una indicazione (più o meno consapevole) sul futuro delle
proprie istituzioni regionali.
Il referendum ha superato
il quorum del 33% e pertanto il lavoro della Commissione Autonomia
presieduta dal Partito Sardo d’Azione si trova nella posizione di
portare avanti le indicazioni suggerite dal Movimento Referendario Sardo
e fornite da mezzo milione di Sardi.
Nel merito dei singoli quesiti e al fine di tutelare la massima
rappresentanza democratica possibile, il lavoro di riassetto degli enti
locali, già avviato nelle discussioni della Commissione, dovrebbe
politicamente recepire la volontà che stavolta, non Roma, ma il Popolo
Sardo ha manifestato nei confronti della sua classe dirigente. Non è
poco per chi sostiene il criterio della sovranità originaria e non
delegata.
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