'NO' ai detenuti 41bis nel Parco Nazionale dell'Asinara e nel resto della Sardegna
Domenica
20 Maggio, il consigliere nazionale di Sardigna Libera, Giancarlo Pinna
(di Portotorres), per protestare contro la minacciata introduzione dei
detenuti in regime 41bis, nell’isola dell’Asinara, da parte del Ministro
della Giustizia Severino, ha attuato un’azione di protesta
incatenandosi all’interno della chiesa di Balai Lontano e minacciando lo
sciopero della fame.
Sardigna
Libera condivide questa lotta, già da tempo intrapresa all’interno del
Consiglio Regionale, e ha espresso forti preoccupazioni e la totale
opposizione al progetto del governo italiano, di ospitare presso le
carceri sarde detenuti per mafia, n’drangheta, camorra, per associazioni
a delinquere di stampo internazionale.
Sollecitiamo
ancora una volta il rispetto del diritto per i detenuti sardi, ospiti
in istituti penitenziali d’oltremare, a poter scontare la pena nel
proprio territorio.
Invitiamo
tutti i sardi a contrastare democraticamente, ogni tentativo di
trasformazione della nostra Terra in luogo di “espiazione vacanziera”
per la criminalità organizzata.
Non
accetteremo che il Parco Nazionale dell’Asinara, un inestimabile
patrimonio identitario sardo e risorsa economica per un turismo
sostenibile, sia trasformato in “paradiso terrestre” per la delinquenza
internazionale.… inoltre con tutte le implicazioni legate anche al
fragile equilibrio sociale ed economico della nostra realtà.
A Giancaro Pinna, che ha saputo vigilare e reagire prontamente, va tutto il nostro sostegno politico e morale.
Claudia Zuncheddu
Segretario SardignaLibera
Pubblichiamo di seguito il documento di Giancarlo Pinna
GIU’ LE MANI DALL’ASINARA!
di Giancarlo Pinna
Consigliere Nazionale di Sardigna Libera
Le
notizie di oggi apparse sulla stampa circa la pretesa del Ministro
della Giustizia Severino non possono non preoccuparci e chiedere che la
Comunità Sarda reagisca, com’è suo diritto, con ogni mezzo per
dissuadere il Ministro ed il Governo Italiano dal mettere in atto i suoi
progetti di restaurazione!
Il
Parco Nazionale dell’Asinara è una istituzione civile che va difesa dal
Comune di Porto Torres e da tutta la Comunità della Sardegna.
A
vantaggio del Ministro e di qualche altro nostalgico del tempo passato
giova ripetere alcune cose riguardanti la vita travagliata dell’Isola.
L’Isola
dell’Asinara e l’Isola Piana (complessivi 51 kmq) fanno parte del
territorio amministrativo del Comune di Porto Torres (totale 102 Kmq)
costituendo il 50% di esso. Era il 1842 quando le Regie Patenti di Carlo
Alberto di Savoia determinarono l’autonomia amministrativa di Porto
Torres dal Comune di Sassari.
Nel
1885, sotto Umberto I di Savoia, l’ Asinara fu soggetta ad un turpe
disegno criminoso da parte del Regno d’Italia: tutti gli abitanti
dell’Isola furono allontanati dal loro territorio che fu espropriato.
Gli abitanti dell’Asinara furono trasferiti e dettero origine al Borgo
di Stintino.
Dal
1885 l’Isola fu utilizzata come campo di concentramento dei prigionieri
austro-ungarici della Prima Guerra Mondiale, carcere giudiziario e
stazione marittima internazionale di quarantena.
Possiamo
stimare che durante la Guerra 1915-18 stavano sull’Asinara quasi
ventimila persone, comprendendo i militari, gli agenti di custodia e
altro personale di servizio.
In
tempi più vicini a noi Antonio Simon Mossa, mai dimenticato alfiere
dell’indipendentismo internazionale, divenuto negli ultimi quattro anni
di vita, consigliere comunale di Porto Torres, nel suo programma
elettorale per le elezioni amministrative di Porto Torres del 1966, per
primo aveva indicato la necessità indifferibile di affrancamento dell'
Isola dell'Asinara dalla servitù carceraria.
Negli
anni 70 del secolo scorso chi scrive, allora Vice Sindaco di Porto
Torres e membro del Consiglio Internazionale della Federazione Mondiale
delle Città Unite con il sostegno di tutte le forze del Consiglio
Comunale, promosse, essendo ancora in piedi il Penitenziario, i primi
studi scientifici internazionali sull'Isola culminati nel settembre 1984
con un Convegno Mondiale sui Parchi che si svolse a Porto Torres.
Queste
azioni intelligenti dettero impulso al contenzioso con lo Stato
Italiano che provocò la legge che abolì la presenza carceraria e istituì
il Parco Nazionale dell’Asinara.
Da
quel momento iniziò un travaglio che aveva come obbiettivo la
trasformazione di un’isola straordinaria per i suoi beni ambientali,
culturali, della fauna terrestre, marina, dell’avifauna, della flora
endemica.
Possiamo
dire che perché l’Isola abbia la piena fruizione del mercato turistico,
culturale, ambientale sono necessari ancora gli elementi primordiali
che consentano la vita degli animali, delle piante e, in questo
meraviglioso contesto, dell’Uomo stesso.
Ancora
oggi è un’Isola blindata, indisponibile alla fruizione degli ospiti:
manca l’acqua, manca il collegamento tra Porto Torres e le borgate dell’
Isola (Cala Reale e Cala d’Oliva), le poche iniziative private concesse
dall’Ente Parco e dalla Conservatoria delle Coste rischiano tutte di
fallire.
A
questo stato di precarietà si aggiunge ormai, come una tragica
tradizione, la pretesa del Ministro di Giustizia di turno di
reintrodurre gli stabilimenti carcerari sull’Isola. Anche l’attuale
Ministro Severino, sostenuto da una maggioranza bulgara, ha insistito
nell’idea della reintroduzione del carcere all’Asinara. Ha sostenuto di
sospendere il suo proposito dopo che avrà fatto un sopralluogo
sull’Isola.
Una
decisa reazione delle istituzioni e delle popolazioni sarde è cosa
obbligata di fronte ai soprusi perpetrati da Roma e dai loro scherani in
Sardegna.
All’Asinara
è necessario reintrodurre l’uomo, una specie non ancora estinta,
espulsa arbitrariamente e con la forza nel 1885. L’Isola deve avere il
suo utilizzo civile seppure all’interno del Parco per il quale è più
congeniale l’appellativo di Internazionale a causa delle straordinarie
ricchezze in un vastissimo territorio.
La
continuità territoriale delle borgate di Cala d’Oliva e Cala Reale con
il capoluogo del Comune di Porto Torres è sacrosanto diritto.
Ciascun sardo ha il diritto-dovere di riconoscersi in questa rivendicazione per l’Isola dell’Asinara.
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