Università, ricerca a sorpresa: «Siamo più sardi che italiani»
Non ci basta più. L'autonomia regionale è una camicia stretta, nove sardi su dieci vorrebbero un governo locale con più poteri.
Alcuni di loro si accontentano di una piena sovranità fiscale, altri (addirittura il 40%) si spingono a sognare l'indipendenza. Ma sembra ormai un patrimonio comune la richiesta di un vero autogoverno dell'Isola.
IL RICHIAMO DEL TERRITORIO
Lo dice una ricerca dell'Università di Cagliari, presentata nei giorni
scorsi a Edimburgo (dove è in corso un lavoro parallelo). Un sondaggio
che racconta cose interessanti su noi che viviamo in quest'Isola
mediterranea: emerge, per esempio, che tendiamo a sentirci più sardi
che italiani.
La terra è il richiamo più forte tra gli elementi della nostra identità: più del lavoro o delle idee politiche.
I risultati definitivi saranno resi noti a fine maggio, ma sono pronti i
primi conteggi di una ricerca statistica che ha assunto proporzioni
mastodontiche: circa 6mila risposte a un questionario con oltre 40
domande sull'identità, l'autonomia, le istituzioni regionali. L'ennesima
conferma dell'attenzione di cui godono oggi questi temi: anche se
l'idea del lavoro è nata, nella cattedra di Diritto costituzionale della
facoltà di Giurisprudenza, già nel 2008, prima dei nuovi fermenti
indipendentisti.
PASSAPAROLA Non si
tratta, in realtà, di un'indagine sul consenso dell'indipendentismo. Si
volevano interrogare i cittadini sulla loro percezione della
“specialità” politica della Regione, per avviare una riflessione sulla
riforma dello Statuto sardo. «Questioni rilevantissime e di cui si
parla da tempo», ha sottolineato nel seminario di Edimburgo Gianmario
Demuro, docente di Diritto costituzionale e coordinatore della
ricerca: «Però finora nessuno era andato a vedere che cosa ne
pensassero i sardi». Così, con la cattedra di Statistica della
facoltà di Economia, è stato formulato il questionario. «Lo abbiamo
diffuso via web - prosegue Demuro - ma si è creato un passaparola che
non ci aspettavamo. Sono arrivate migliaia di risposte». Quelle
complete sono circa 4mila, precisa la ricercatrice Elisabetta Piludu, che con lo stesso Demuro e con Ilenia Ruggiu, docente associato di Diritto costituzionale, ha illustrato il lavoro ai colleghi scozzesi.
L'IDENTITÀ Una
mole di dati sorprendente, specie se si considera la complessità del
test. Chi ha risposto ha dovuto decidere, scegliendo tra quattordici
alternative, gli elementi più rilevanti che definiscono la sua
identità.
Il fatto di essere sardi è nettamente al primo posto,
col 27% delle risposte (avvertenza: proprio perché i dati non sono
definitivi, le percentuali finali potrebbero discostarsi lievemente).
L'identità di genere (uomo/donna) si ferma al 23%, seguita (ma da
lontano: 10%) dall'essere padre, madre o figlio. La condizione
lavorativa non raggiunge l'8. Al quinto posto (attorno al 7) compare
l'essere italiani. La collocazione politica di destra o di sinistra si
colloca ancora più giù, attorno al 4; la religione al 3.
PIÙ SARDI L'identità
territoriale che descrive meglio gli intervistati è quella sarda, per
il 28% dei casi, seguita (al 22) dalla propria città o dal paese. Solo
terza, al 18%, l'identità italiana, tallonata (17) da quella europea.
Quasi un terzo (31%) dice di sentirsi sardo e italiano in egual misura,
mentre ben il 38% si considera più sardo che italiano, e il 27% solo
sardo. Sommando queste ultime due posizioni, si rileva che per i due
terzi la sardità è un sentimento che prevale sull' italianità .
LE ISTITUZIONI
Non è che l'autonomia regionale esca granché bene, dalle risposte più
politiche: il 94% pensa che l'Isola gestisca con difficoltà la sua
specialità, e pochi si sentono «più sardi» quando gli si parla del
Consiglio regionale. Eppure ai poteri locali non si rinuncia.
Alla domanda «il Consiglio regionale deve avere più poteri?», l'80% è «d'accordo» o «molto d'accordo». Quanto
all'assetto istituzionale, quasi la metà degli intervistati pensa alla
Sardegna come una regione d'Italia, ma con una sua assemblea
legislativa e una marcata sovranità fiscale.
Circa il 30% opta per uno Stato indipendente ma nell'Ue, mentre il 10% spera di staccarsi contemporaneamente da Roma e da Bruxelles: la somma dà un 40% di ipotetico favore indipendentista.
Invece il dato di chi pensa che la Sardegna debba avere una sua assemblea ma non poteri fiscali - di fatto la foto dell'attuale sistema - si aggira sul 10%.
La richiesta di cambiamento non potrebbe essere più chiara di così.
(Giuseppe Meloni)
Da L'Unione Sarda del 30 aprile 2012
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