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martedì 8 maggio 2012

http://www.facebook.com/notes/sardegna-unita-e-indipendente/quirra-procuratore-fiordalisi-ecco-lorigine-della-sindrome-di-quirra-da-troppo-t/376520535731462




«La sindrome di Quirra oggi non è più un fatto misterioso, perché finalmente si conoscono le fonti del pericolo per la pubblica incolumità che sonno rimaste ricoperte da un alone di mistero per tanto tempo». Non sembra aver dubbi il procuratore Domenico Fiordalisi. In sedici mesi di indagini e accertamenti che, nei giorni scorsi,hanno portato alla richiesta di 20 rinvii a giudizio tra militari, amministratori locali, professori e ricercatori universitari, la Procura di Lanusei ha ricostruito

«un quadro di evidente contaminazione da attività militari e di sperimentazione» svolte per decenni all’interno del Poligono del Salto di Quirra. Il tutto senza che militari o civili impegnati nel poligono, come gli allevatori che utilizzavano i pascoli nell’area militare, siano stati adeguatamente informati o protetti verso gravi rischi sanitari che potevano correre in determinate aree. Come non ha dubbi nel ribadire che l’azione della magistratura «va nella direzione della tutela di quella che è la difficile situazione che i pastori e le persone che abitano nei centri urbani intorno a quest’area demaniale militare, hanno vissuto e vivono».

«La Costituzione», aggiunge collocando la sua azione in un ambito più generale, «pone in modo centrale la questione della tutela della persona e della sua salute, due diritti collegati uno all’altro. Anche i pastori, che hanno subito danni come persone offese prima e poi come protagonisti passivi del sequestro preventivo delle aree che utilizzavano, ritengo abbiano capito che la magistratura ha agito soprattutto nel loro interesse, per salvaguardare la loro dignità e la loro salute». Il pericolo per la salute, l’inquinamento da sostanze radioattive come il tono e quello chimico fisico da diversi metalli pesanti, sarebbe anche aggravato dalle conseguenze cito-tossiche dell’attività dei numerosi radar operanti nel Poligono.

RADIOATTIVITÀ PER DECENNI
«La fonte di questo pericolo», spiega ancora il magistrato, supportando le sue argomentazioni con le conclusioni dei consulenti scientifici, «è costituita da una o più sostanze radioattive che creano, specialmente per le emissioni di radiazioni alfa, una pericolosità cosi lunga nei tempo che sono necessari 30/35 anni per esprimere tutta la loro potenzialità nociva. Significa che negli anni 2000 stiamo subendo i possibili effetti negativi in termini di danni al Dna delle persone viventi e degli animali, per condotte poste in essere negli anni 1970/1980»

«La fonte del torio», precisa ulteriormente, «la cui presenza è stata riscontrata in passato e in anni recenti da enti pubblici tra i quali anche l’Arpas. è un missile utilizzato in tutta Europa. il Missile Milan, nelle versioni fabbricate prima del 1999, che conteneva questa sostanza nel sistema di guida. A questo si aggiungono le attività di brillamento di materiale bellico obsoleto, che sinora erano indicate essere solo delle operazioni di esercitazione di artificieri o test di esplosivi, e invece si sono rivelati essere una forma di smaltimento di rifiuti militar i pericolosi che ha generato l’inquinamento da tungsteno, cromo e altre sostanze estremamente pericolose».

RIESUMAZIONI NECESSARIE.
Tutti contaminanti che, sommati a quelli rilasciati da alcune discariche di materiali pericolosi utilizzati dai militari, la pioggia e il vento hanno contribuito a portare ben oltre le aree interne al Poligono interessando anche ci fiumi e pozze in cui si abbeveravano mandrie e greggi di vari ovili dove si sono verificati purtroppo tanti casi di pastori deceduti. «Nelle ossa di questi pastori», aggiunge Fiordalisi riferendosi alla misura che, insieme all’iniziale sequestro dell’intero Poligono, è stata tra le più contestate, «è stato trovato il torio, in misura più elevata di chi non frequenta va quelle aree. Sono stati accertamenti molto complessi che purtroppo hanno reso necessaria la riesumazione e l’analisi delle salme di numerosi pastori, riesumazione fortemente criticata, ma che ha prodotto risultati estremamente utili per l’accertamento della verità». L’indagine, che nella prima fase aveva anche ipotizzato il reato di omicidio colposo con dolo eventuale poi caduta anche per l’estrema difficoltà di dimostrare il nesso di causa ed effetto tra le azioni che hanno portato al disastro ambientale e la morte di pastori e militari, è arrivata «ipotesi di reato concrete, chiare e verificate» che possono essere soggetto di una valutazione da parte del giudice per che, per esempio non coperte da prescrizione». »Quello che è fondamentale comprendere », prosegue Fiordalisi, «è che l’accertamento che il codice consente alla giustizia, per le conoscenze scientifiche che oggi si hanno, è in termini di pericolo ed esposizione al pericolo, e non di nesso di causalità».

IL RAPPORTO CON LA GENTE
Un argomento cui Fiordalisi tiene particolarmente, è importanza del “canale diretto” instaurato con decine di persone che si sono rivolte a lui per raccontare, testimoniare e denunciare alcune centinaia di casi di malattie e morti, «un legame tra magistratura e cittadino che non si è mai spezzato e ha permesso di acquisire informazioni che altrimenti non avremmo mai avuto».
«Non è stato semplice», conclude, «perché il clima che negli anni si è creato intorno a questa vicenda non favoriva una collaborazione della gente, ma in buona misura ci siamo riusciti. Si tratta di un percorso nuovo che va nella direzione di tutela della salute di tutti».
Carlo Porcedda

Da Sardegna Quotidano del 7 maggio 2012


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