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domenica 1 luglio 2012

Sardegna, dalla Grecia misterioso carico di scorie radioattive

Da dove viene? Ben 22 sacconi senza protezione contenenti Cesio 137, principale sottoprodotto della fissione nucleare dell'uranio, si trovavano su una motonave  ellenica, la Eilsum. Ma il paese non ha centrali nucleari, da dove provengono? Dovevano raggiungere gli stabilimenti di una multinazionale svizzera che nell'Isola tratta piombo e zinco

Francesca Puddu
La sede centrale in Svizzera della multinazionale 
 La sede centrale in Svizzera della multinazionale
 
 

PORTOSCUSO (Carbonia) - Un carico contaminato da scorie radioattive prodotte da centrali nucleari, è arrivato via mare sulla motonave Eilsum, battente bandiera ellenica. Destinazione: gli stabilimenti della Portovesme srl di proprietà della multinazionale svizzera Glencore, che nel sud ovest della Sardegna dovrebbe trattare unicamente residui industriali per la produzione di piombo e zinco.

L’allarme è scattato il 25 giugno all’ingresso del cargo in fabbrica, prima che i fumi di acciaieria contaminati finissero nel processo di lavorazione. Ancora da accertare l’origine delle scorie radioattive. È perlomeno strano, infatti, se non decisamente inquitante, che giungano da un paese come la Grecia che non possiede alcuna centrale nucleare, né l’ha mai possesuta. Da dove arrivano, dunque quelle scorie? Quale paese le ha prodotte e con quali autorizzazioni viaggiano per il mare Mediterraneo?

Fatto sta che il materiale pericoloso ha superato i controlli in Grecia ed è arrivato senza problemi in Sardegna. Prima dell’ingresso in fabbrica, nessuno si era accorto che  i 22 sacconi, in similpelle senza protezione, erano pieni di residui da trattare e che nascondevano un isotopo radioattivo, il Cesio 137, principale sottoprodotto della fissione nucleare dell’uranio. Nel cargo greco il metallo, principale fonte di sicura contaminazione dopo l’incidente alla centrale di Chernobyl nel 1986, è stato rilevato con una certa concentrazione di radioattività pari a 3.7 becquerel per grammo, come confermato dall’Istituto di Fisica dell’Università di Cagliari.

EMERGENZA CONTAMINAZIONE Sono le 8 quando il portale radiometrico, sistemato all’ingresso sud dello stabilimento sardo, segnala per la prima volta l’anomalia. Nel corso della giornata il dispositivo di controllo scatta altre due volte, alle 17 e alle 17,30. E così il cargo, nonostante nessuna irregolarità fosse stata segnalata dalle bolle di accompagnamento, viene monitorato prima con dispositivi automatici, poi controllato manualmente. Alla fine sono cinque i sacconi che risultano contaminati. Tutto il materiale viene confinato in un’apposita area di controllo. Le analisi dell’università di Cagliari confermano che si tratta di Cesio 137.

L’ULTIMO CASO RISALE A GENNAIO 2011 – Non è la prima volta che alla Portovesme srl arrivano carghi contaminati. A gennaio del 2011 tre autoarticolati in arrivo da Brescia sono stati fermati con 70 tonnellate di materiali contaminati. Un altro episodio viene registrato nel 2007. Il sospetto di molti è che gli scarti contaminati possano arrivare dall’Ucraina, dove nell’aprile del 1986 a Chernobyl si consumò il più grave incidente mai registrato a un impianto civile nucleare.

ALLARME DEGLI INDIPENDENTISTI Nel frattempo gli esponenti del movimento indipendentista Sardigna Natzione, che si erano battuti contro il nucleare nell’isola, parlano di «inganno delle scorie fatte passare per materie prime» e aggiungono: «Tramite la Portovesme srl continuano ad arrivare in Sardegna migliaia di tonnellate di scorie altamente inquinanti e pericolose con sospetto fondato anche di  fumi radioattivi residui delle acciaierie del nord Italia e di mezza Europa». «Con la scusa di estrarre da essi piccole quantità di materiali utili – sostiene il coordinatore Bustianu Cumpostu – di fatto si smaltiscono in Sardegna rifiuti speciali pericolosi prodotti da altri».

TESTO ORIGINALE

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