Londra - Non c’è solo la Scozia nel Regno sempre meno unito della Regina Elisabetta: dall’isola di Jersey, uno dei paradisi fiscali più intimamente legati alla Gran Bretagna, la nuova parola d’ordine è «indipendenza». Attacchi di leader politici di Londra tra
cui il primo ministro David Cameron e lo spauracchio di nuovi giri di
vite sull’industria finanziaria dell’isola hanno indotto politici locali
a minacciare la secessione.
«Ci stanno trattando male. Jersey dovrebbe
esser pronta a difendere i suoi interessi da sola e diventare
indipendente», ha minacciato Sir Philip Bailhache, senatore e
vice-premier del governo locale dell’isola, in una intervista al
Guardian.
La più grande fra le isole del Canale, a 20
chilometri dalla costa della Normandia, Jersey è un territorio alle
dipendenze della Corona. La Corrente del Golfo dona all’isola un clima
mite: vi sono belle spiagge e più ore di sole annue che in qualunque
altro luogo della Gran Bretagna. Ma oltre ad aver dato il nome
all’omonima razza bovina, l’isola è un centro importante della finanza
globale e se il governo di Londra dovesse proseguire nella linea dura
contro l’evasione (o mitigazione) fiscale, Jersey potrebbe essere
costretta a «proteggere i propri interessi», ha dichiarato Bailhache.
L’attenzione verso gli affari condotti a Jersey,
dove tra l’altro non viene imposta l’Iva, è aumentata dopo che sono
emersi i dettagli di un complesso prodotto fiscale - il K2 - che
permette a 1.000 ricchi britannici, tra cui il popolare comico Jimmy
Carr, di non consegnare al fisco ben 168 milioni di sterline all’anno.
«Spero che le relazioni costituzionali con la Gran Bretagna
continueranno, ma se diventerà chiaro che Londra non cura i nostri
interessi non dovremo più nascondere la testa sotto la sabbia», ha
aggiunto Bailache.
Per decenni la struttura fiscale di
Jersey è stata costruita in modo da attirare le attività finaziarie di
multinazionali e ricchi individui da tutto il mondo. Ma la crisi e le
recenti misure adottate a livello internazionale contro i paradisi
fiscali.
In Francia il presidente Francois Hollande si è
imposto alle elezioni impegnandosi a fermare le banche che operano nei
paradisi fiscali, negli Usa l’amministrazione Obama ha introdotto norme
antievasione che dal 2013 imporranno alle società finanziarie mondiali
di rivelare al fisco i beni detenuti all’estero da ricchi americani -
hanno reso sempre meno attraente per i `Paperoni globali´ il rischio di
essere beccati in `rifugi´ offshore.
Jersey ha firmato trattati di scambio di informazioni fiscali
con molti paesi dell’Unione Europea proprio per togliersi di dosso la
nomea di paradiso fiscale ma la fama è dura a morire. Sotto gli attacchi
dei politici - Cameron ha definito «moralmente sbagliato» il tentativo
del comico Carr di evadere le tasse nell’isola - il governo locale ha
deciso di aprire un ufficio di rappresentanza a Londra e ha
intensificato gli sforzi di lobby a Washington.
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