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domenica 1 luglio 2012

L’isola di Jersey minaccia la secessione

L’isola di Jersey
L’isola di Jersey
 
 
Londra - Non c’è solo la Scozia nel Regno sempre meno unito della Regina Elisabetta: dall’isola di Jersey, uno dei paradisi fiscali più intimamente legati alla Gran Bretagna, la nuova parola d’ordine è «indipendenza». Attacchi di leader politici di Londra tra cui il primo ministro David Cameron e lo spauracchio di nuovi giri di vite sull’industria finanziaria dell’isola hanno indotto politici locali a minacciare la secessione.
«Ci stanno trattando male. Jersey dovrebbe esser pronta a difendere i suoi interessi da sola e diventare indipendente», ha minacciato Sir Philip Bailhache, senatore e vice-premier del governo locale dell’isola, in una intervista al Guardian.
La più grande fra le isole del Canale, a 20 chilometri dalla costa della Normandia, Jersey è un territorio alle dipendenze della Corona. La Corrente del Golfo dona all’isola un clima mite: vi sono belle spiagge e più ore di sole annue che in qualunque altro luogo della Gran Bretagna. Ma oltre ad aver dato il nome all’omonima razza bovina, l’isola è un centro importante della finanza globale e se il governo di Londra dovesse proseguire nella linea dura contro l’evasione (o mitigazione) fiscale, Jersey potrebbe essere costretta a «proteggere i propri interessi», ha dichiarato Bailhache.
L’attenzione verso gli affari condotti a Jersey, dove tra l’altro non viene imposta l’Iva, è aumentata dopo che sono emersi i dettagli di un complesso prodotto fiscale - il K2 - che permette a 1.000 ricchi britannici, tra cui il popolare comico Jimmy Carr, di non consegnare al fisco ben 168 milioni di sterline all’anno. «Spero che le relazioni costituzionali con la Gran Bretagna continueranno, ma se diventerà chiaro che Londra non cura i nostri interessi non dovremo più nascondere la testa sotto la sabbia», ha aggiunto Bailache.
Per decenni la struttura fiscale di Jersey è stata costruita in modo da attirare le attività finaziarie di multinazionali e ricchi individui da tutto il mondo. Ma la crisi e le recenti misure adottate a livello internazionale contro i paradisi fiscali.
In Francia il presidente Francois Hollande si è imposto alle elezioni impegnandosi a fermare le banche che operano nei paradisi fiscali, negli Usa l’amministrazione Obama ha introdotto norme antievasione che dal 2013 imporranno alle società finanziarie mondiali di rivelare al fisco i beni detenuti all’estero da ricchi americani - hanno reso sempre meno attraente per i `Paperoni globali´ il rischio di essere beccati in `rifugi´ offshore.
Jersey ha firmato trattati di scambio di informazioni fiscali con molti paesi dell’Unione Europea proprio per togliersi di dosso la nomea di paradiso fiscale ma la fama è dura a morire. Sotto gli attacchi dei politici - Cameron ha definito «moralmente sbagliato» il tentativo del comico Carr di evadere le tasse nell’isola - il governo locale ha deciso di aprire un ufficio di rappresentanza a Londra e ha intensificato gli sforzi di lobby a Washington.

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