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martedì 7 agosto 2012

TRASFERIRE A ROMA PARTE DELLA STORIA SARDA COSI' DA CANCELLARE IL VALORE DI UN POPOLO E I SOPRUSI SUBITI

pubblicata da SARDEGNA UNITA E INDIPENDENTE il giorno Lunedì 30 luglio 2012 alle ore 11.19 ·
 



I dubbi della storia interpretata e le quasi certezze delle storie archiviate, creano un continuo alone di leggenda nella interpretazione dell'essere sardi ieri, oggi e chissà, domani. Ognuno coglie ciò che crede o meglio gli aggrada e serve per catalogarsi nella comunità o sub comunità in cui immagina, con certezza relativa, di riconoscersi.

Ed è proprio la necessità di riconoscersi che fa del sardo un continuo ricercatore di origini, intrecci, legami che lo rendono instabile ed incerto nella costanza dei rapporti e delle affinità prescelte. Un individuo, un facente parte di una comunità, un soggetto associato in un popolo che si chiama sardo ma che può essere distinto nella sommatoria di piccoli popoli dai confini legati al mare o alla periferia della bidda, ai muretti a secco della propria campagna od ai filari degli eucaliptus del proprio podere, ai limiti sfuocati dalla foschia dei contorni montani o collinari o all'orizzonte delle campagne rigate a curva dalle strade comunali e provinciali e dai colori mutanti dei campi e della vegetazione spontanea e selvatica.

Un popolo che da millenni esiste e resiste come la natura in cui vive, un popolo ed una natura più vicini al paradiso rispetto al purgatorio o inferno modificato dallo sviluppo degli esseri ed al cambiamento degli habitat in una continua rincorsa per un benessere che non si raggiunge mai a causa della continua involuzione crescente dei bisogni quotidiani della vita, degli status e dei ruoli che vengono prismati secondo ottiche meno umane e naturali. E questo popolo quindi, che si dichiara sardo, può essere considerato, nonostante gli stimoli e le violenze subite dal condizionato cambiamento, il più puro ed il più vicino alla originaria spontaneità del popolo perfetto, a condizione che si correggano alcune storture indotte dal ritmo imposto e non originale.

E se perfetto non è o non lo sarà mai, potrà diventare, se lo vorrà, un popolo eletto e prescelto per confermare che una perfezione di origine vi è stata e che una grande quantità di tracce si possono riscontrare e riconoscere nel popolo sardo più che in qualsiasi altro popolo. Eletto quindi per riscoprire, recuperare e rivalutare un modo di essere individuo, comunità e popolo e sperimentare un ritorno verso un futuro più paradiso che purgatorio, prima di decadere nell'essere inferno in termini umani e di natura. Un tornare indietro per continuare ad andare avanti, senza frenare bruscamente per non deragliare ma rallentando prudentemente la rincorsa effimera del benessere materiale per recuperare e riappropriarsi del benessere umano e sociale che il popolo sardo ha incarnato dentro di sé per natura, conservato, custodito quasi gelosamente ma sempre messo a disposizione di chiunque abbia voluto scoprirlo per farne tesoro di vita e non convinzione di debolezza per dominarlo. Un compito quello del popolo sardo dei popoli accomunati, che può diventare esempio e metodo virtuoso e sperimentale, ancora e sempre a disposizione degli altri popoli, piccoli o numerosi che siano, che ne vorranno verificare e migliorare la attuazione come impegno doveroso per recuperare la genuinità dell'essere popoli ed individui diversi ma simili, facenti parte del più grande e completo popolo che è l'umanità in ogni secondo che scorre della storia vissuta come vita nelle vite e per le vite alla ricerca della felicità.E forse è per questo motivo che il popolo eletto sardo è considerato dagli esterni dominatori un popolo da sottomettere, sfruttare ed umiliare, disperdere ed annullare.

Oggi più che mai la prospettiva energetica rappresenta una drastica soluzione per un annullamento minacciato ma necessario come sacrificio per permettere al restante sub popolo italiano di beneficiare della energia vita,e per perpetrare il sistema del consumo sfrenato ai quali non si può fare a meno, alla faccia della purezza del popolo sardo. Certo che le motivazioni per la sicurezza della salute e del benessere ci sono tutte, ma i beneficiari relativi di questa sicurezza perpetua vivono al di là del mare e non è garantito neanche per loro il beneficio della salvezza in caso di disastro perché il vento e la sua direzione potranno accelerare il coinvolgimento di altri sub popoli dell'italica nazione che nazione non è. Un sacrificio estendibile ma necessario, inevitabile, utile per far funzionare le fabbriche del centro nord ed arricchire i padroni e sostenere i lavoratori delle aziende energivore, per illuminare gli uffici dei cervelloni che solo al centro nord sanno funzionare, per evidenziare anche di notte i monumenti che solo da quelle parti hanno valore e necessità di evidenza, perché la storia li coinvolge mentre nella terra del popolo sardo li ignora e li cancella dal vissuto meritevole di essere ricordato e studiato. Eppure questo popolo eletto si è sempre sacrificato per la storia del mediterraneo sin dai tempi antichi, ma sicuramente non ha meritato il rispetto e la dignità che spettano a chi è eletto, non si sa da chi.

Stanno in questi giorni maturando diversi "gravi problemi" che interessano la sopravvivenza nelle diverse forme del popolo sardo. Il meno fisico ma comunque di valenza storica e sociale è il rischio che nella morsa dello spending review, parte degli archivi di Stato che riguardano fatti ed atti avvenuti in Sardegna dal XII secolo ad oggi, siano trasferiti negli archivi di Roma, dagli uffici provinciali di archiviazione e tutela.

Saranno cancellate così le tracce del valore di un popolo e dei soprusi subiti. Sarà annullata la memoria e le sue prove.
Allontanato con referendum il più grave dei pericoli per la sopravvivenza fisica del popolo sardo con la installazione in Sardegna delle centrali nucleari e di tutto ciò che ne sarebbe conseguito in termini di servitù per le scorie, rischia di essere cancellata la prospettiva del popolo eletto di essere utile come esempio e modello di recupero della rettitudine di vita, al mondo intero utilizzando il campo di concentramento culturale per annullare qualsiasi resistenza possibile di tipo storico, culturale e soprattutto sociale.

Sarà cancellata la prova della esistenza del popolo eletto, reo di non allineamento e fedeltà sino al massimo sacrificio, e tutto questo in cambio della lealtà sin qui dimostrata.

Vincenzo Carlo Monaco

Da SARdies del 14 Luglio 2012

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