ASTENIAMOCI AI REFERENDUM TRUFFA !
Il prossimo 6 maggio i sardi sono chiamati a votare per 10 referendum. il comitato per il SI invita a votare in nome dell’abbattimento dei costi della politica e del diffuso sentimento “anticasta”. Il faccione sorridente di Andrea Prato e la cricca dei Riformatori Sardi organizzati da personaggi come Fantola e Vargiu cercano di convincere gli onesti lavoratori sardi che alcune confusionarie modifiche all’assetto istituzionale porteranno lavoro.
Su questo la sinistra indipendentista si sente in dovere di fare alcune considerazioni.
Tanto per cominciare dobbiamo chiarire che coloro che oggi saltano fuori come paladini popolari “anti casta” altro non sono che politici della casta unionista da tanti anni adagiati su comode poltrone regionali. Abbiamo il fondato sospetto che con questi “referendum anti casta” essi stiano solo cavalcando demagogicamente l’onda dello sdegno popolare, perciò, visto che improvvisamente si riscoprono nemici di sè stessi, avremmo potuto consigliare loro metodi più incisivi per porre fine al dissanguamento dei cittadini sardi. Ad esempio avremmo fatto notare che in tanti anni di sonnicchiamento in Consiglio Regionale non hanno mai condotto neanche una sola battaglia contro le basi militari che paralizzano la nostra economia ingoiando miliardi di euro pubblici per fini ben poco nobili. Avremmo fatto notare che sarebbe spettato proprio a loro una legge sull’Agenzia Sarda delle Entrate, iniziativa fiscale e politica che avrebbe evitato il furto italiano di 10 miliardi di euro appartenenti ai cittadini sardi. Avremmo suggerito loro che spetta ai politici in Regione trovare una soluzione all’eterno ricatto del monopolio di un pugno di pirati armatori alla testa di Tirrenia e Moby. Invece questi signori soltanto in extremis e in una situazione di crescita inverosimile dei prezzi hanno ben pensato di correre ai ripari buttando milioni di euro (nostri) in affitto di navi fatte demagogicamente passare per “flotta sarda”. Questi “nuovi politici anticasta”, nemici di sé stessi e amici del popolo, hanno mai risolto lo spreco di milioni che ogni anno deriva dall’affitto dei canadairs? Si sono mai resi conto che con quello che hanno speso in dieci anni di affitti di velivoli avrebbero comprato almeno cinque canadairs, risolvendo in buona parte il costo enorme della lotta agli incendi?
Potremmo continuare parecchio a lungo, ma bastano anche poche note per capire la buona o mala fede di chi oggi si riscopre amico delle tasche dei lavoratori sardi. Parliamo di gente che quelle tasche ce le ha sempre svuotate, di gente che non aveva bisogno di fare grandi referendum per cambiare le cose accollando ulteriori spese sulle spalle stanche dei lavoratori sardi, visto che aveva in mano una penna per scrivere leggi in difesa dei Sardi e non le ha scritte!
E allora, visto che sappiamo di chi stiamo parlando, ci viene da chiederci un’altra cosa: dove andranno a finire i soldi che si risparmieranno, (ammesso e non concesso che ciò avvenga), con questa grande riforma? A questo non c’è bisogno che rispondano loro, ci pensa Monti da Roma: serviranno per “aiutare le banche in difficoltà”!
Dove pensate che potranno mai andare i soldi che risparmieranno sui politici? Non crederete davvero che ve li vengano a mettere in tasca o che vengano spesi per il bene comune o semplicemente per tamponare lo smantellamento dei servizi di base da parte dello stato centrale?
In tempi certo non sospetti, quando costituimmo la coalizione elettorale di Unidade Indipendentista, proponemmo che i politici eletti dovessero avere lo stipendio equivalente a quello di un operaio, per togliere dalla politica i parassiti che lo fanno per soldi. Ci fu anche un associazione che si chiamava “la volta buona” che lanciò la proposta a tutti i candidati di tutte le coalizioni di impegnarsi pubblicamente a ridursi lo stipendio una volta eletti. Vargiu, Fantola, Prato e gli altri sostenitori dei tagli ai politici risposero all’appello? Assolutamente no! Gli unici che risposero all’appello furono gli indipendentisti e qualche candidato dell’estrema sinistra italiana. Questi signori che oggi sono nemici di sé stessi si misero a sghignazzare, ci denigrarono pubblicamente come populisti o fecero orecchie da mercante.
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