Sono
settimane che uno spot della Regione Sardegna invita i sardi ad andare
domenica 6 maggio a votare su dieci referendum regionali. La maggior
parte dei sardi però non sa nemmeno su cosa dovrebbe esprimersi. La
risposta è unica e non è difficile:
dovremmo esprimerci su questioni per cui paghiamo già i nostri consiglieri regionali,
perché sono temi che fanno parte della loro ordinaria materia di
decisione. Non si sta discutendo di nucleare, di orientamenti etici o di
scelte radicali che sovvertono le regole del nostro vivere civile: ci
stanno chiamando a decidere di dieci cose su cui, se davvero ci
credessero, avrebbero già legiferato loro, risparmiando oltrettutto una
marea di soldi pubblici. Al presidente Ugo Cappellacci, che tutti i
giorni si dichiara favorevole ai dieci sì referendari, vorrei chiedere
perché mai gli stiamo pagando 14mila euro al mese più bonus, se non è
capace neanche di assumersi la responsabilità politica delle decisioni
necessarie alla Sardegna.
Ma sarà poi vero che quelle decisioni sono tutte utili e necessarie? Provo a ragionarci.
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