[Referendum 6 maggio]
Si rompe il silenzio sul tema del referendum. A parlare sono il presidente di ProgRes Omar Onnis – commentando su facebook il nostro ultimo articolo sul tema – e il Presidente della Provincia del Medio Campidano Fulvio Tocco (Partito Democratico) – attraverso una nota.
Per il Presidente di ProgRes questo referendum rappresenta il tentativo della classe politica che governa la Sardegna da anni di ripulirsi la casacca in vista delle elezioni amministrative del prossimo giugno: “Dieci
referendum organizzati da chi siede da anni in consiglio regionale e
promossi da chi sta in maggioranza e può fare le leggi e prendere i
provvedimenti che reputa più giusti, per altro addossandone il costo
alla collettività, non è che sia una pensata geniale”.
Entrando nel merito dei quesiti referendari Omar Onnis sottolinea come l’abolizione delle Province sia un passo inutile
se non ci si siede a discutere su come gestire l’amministrazione del
territorio sardo caratterizzato da piccoli centri localizzati in modo
disomogeneo. Intravvede nel rafforzamento delle Unioni di Comuni una possibile soluzione e una concreta alternativa al centralismo regionale.
Rispetto al taglio del numero dei consiglieri regionale Onnis si dice perplesso: “La
diminuzione del numero dei consiglieri regionali è solo una misura
demagogica, che avrà il risultato concreto di restringere ancor di più
l’elite al potere, di renderla più impermeabile ai mutamenti e ai nuovi
accessi alla rappresentanza politica. In Sardegna questo è un serio
problema, anche per questioni di sbilanciamento demografico tra i
territori”.
Si tratta dunque di “fuffa demagogica,
una presa per i fondelli, un’operazione di mera facciata per cavalcare
l’onda di rigetto della “politica” e rifarsi una verginità in vista
della prossima tornata elettorale”, un tentativo di abbindolare gli
elettori sardi che, non diversamente dal resto d’Italia, mostrano un
allontanamento dalla politica proprio in vista delle scadenze
elettorali.
Non diversa l’opinione di Fulvio Tocco, Presidente di una delle province che rischiano di scomparire (Medio Campidano) che sostiene l’inutilità dell’abolizione delle province quando i costi maggiori della politica si riscontrano negli apparati regionali. Tocco cita uno studio della Bocconi (non rintracciabile in rete al momento) secondo cui, appunto, le regioni assorbono il 72% di tutte le spese amministrative.
Anche per Tocco si tratta di un tentativo di cavalcare l’ondata di malcontento con iniziative populiste e demagogiche, annullando di fatto il valore di uno strumento importante come il referendum.
In attesa di comprendere meglio le posizioni degli altri partiti e del pronunciamento del Tribunale di Cagliari in merito ai quesiti abrogativi – slittato alla stessa settimana del referendum – ci si chiede quanto e come questo referendum possa davvero essere una spinta verso il cambiamento della politica e della gestione del territorio sardo.
Se non lo
sarà, si tratterà dell’ennesimo conto pagato dai cittadini per un
operazione di trasformismo politico non troppo ben riuscita.
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