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domenica 6 maggio 2012

IN ITALIA, LA CRISI ECONOMICA SCALDA GLI ANIMI SEPARATISTI - SUD TIROLO

In Italia si fa viva la retorica separatista in una provincia che non è stata toccata dalla crisi e che ora si sente costretta a salvare l’intero paese. Si tratta della provincia autonoma di Bolzano, situata all’estremità del Nord Italia, al confine con la Svizzera e l’Austria.

Bolzano sulla mappa è una città italiana al pari di Roma o Milano, tuttavia qui, nella capitale del Sudtirolo, la maggioranza parla tedesco, i ristoranti offrono pasta e schnitzels alla stessa maniera e la disoccupazione è praticamente inesistente. Sembra un paradiso in un’Italia sommersa dalla crisi.

I cittadini del posto da anni lottano per l’indipendenza della regione. “Siamo tirolesi, la nostra lingua è il tedesco. Ci tengono separati dal resto del Tirolo con la forza da quasi 100 anni. Abbiamo visto come il fascismo ha cambiato la nostra lingua, chiuso le nostre scuole, censurato le nostre tradizioni e canzoni”, afferma Eva Klotz, leader del partito Libertà Sud-Tirolese

Klotz si riferisce all’occupazione del Sudtirolo da parte dell’Italia alla fine della prima guerra mondiale e alla sua successiva annessione al resto del paese. Per questo il governo centrale gli concederà, anni dopo, un alto grado di autonomia che gli permette di trattenere il 90% delle tasse riscosse nella regione.
Il debito zero della provincia più ricca d’Italia è in contrasto con gli oltre 1,9 miliardi di euro che deve allo Stato italiano. Qualcosa che agli occhi del primo ministro italiano Mario Monti si traduce in una richiesta di maggior aiuto per il piano di rilancio dell’economia del paese.

“Il Governo Monti ci chiede una somma diversa ogni giorno e non possiamo nemmeno pianificare il nostro bilancio. Questo farà sì che con il tempo finiremo di avere una economia europea per convertirla in italiana, con un indice di crescita pari a zero”, segnala l’assessore provinciale all’economia Thomas Widmann.

Quest’anno il Sudtirolo dovrà portare nelle casse dello Stato 120 milioni di euro in più. Questa cifra si somma all’abituale 10% delle tasse riscosse. Richieste che hanno portato Widmann a pianificare l’acquisto dell’autonomia totale mediante il pagamento della parte di debito nazionale che spetta alla provincia. 15 miliardi di euro sarà il prezzo da pagare per liberarsi dalle condizioni che Roma ancora impone. Però non per l’indipendenza che altri anelano.

“Dare allo Stato 15 miliardi di euro per continuare ad essere parte dell’Italia è una pazzia. Io pagherei, però in cambio della libertà e non per continuare a far parte dell’Italia, dove non avremo mai nessuna garanzia”, afferma Eva Klotz.
Così la pensa anche la nazionalista Ulli Mair, presidente del Partito dei Libertari. Il suo è uno dei tanti partiti che ultimamente utilizzano la precaria economia italiana come argomento per chiedere un Sudtirolo indipendente.
Ora gli italiani che vivono qui in Sudtirolo vedono la situazione dello Stato e sentono anche loro la crisi, però sanno che questa regione ha altre capacità e un futuro molto migliore di quello dell’Italia. Per questo abbiamo bisogno di essere uno Stato libero”, spiega la politica.

L’appello all’autodeterminazione di queste formazioni nazionaliste si è intensificato da quando l’Italia si è trovata sull’orlo della bancarotta. Tanto che a marzo il Partito dei Libertari ha presentato una bozza di Costituzione che ora tenta di sottoporre a referendum.
Nonostante ciò non tutti gli animi sono separatisti. L’opinione della gente sembra propendere verso il lato che piace meno a questi politici. Così c’è chi pensa che “tutti devono contribuire con il proprio granello di sabbia per andare avanti” indipendentemente da quale sia la regione più ricca. Altri accusano i politici separatisti di egoismo e sottolineano che le loro promesse secondo cui dopo la separazione la regione vivrà meglio, “sono solo parole”.

Ogni centesimo di euro che si spende in Sudtirolo è diventato un argomento per esaltare le ansie di indipendenza dei partiti nazionalisti. Tuttavia nonostante la volontà di alcuni, un 10% delle tasse di ogni prodotto che si vende in questa provincia verrà ancora destinato al salvataggio della debilitata economia italiana.

Da Italia dall'estero del 4 maggio 2012 




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